San Canzian celebra le radici rurali, restano solo sei famiglie di agricoltori

San Canzian celebra le radici rurali, restano solo sei famiglie di agricoltori

la ricorrenza

San Canzian celebra le radici rurali, restano solo sei famiglie di agricoltori

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 19 Nov 2023
Copertina per San Canzian celebra le radici rurali, restano solo sei famiglie di agricoltori

La festa si è sposata con la Giornata dei poveri, ricordando quanto fatto nella comunità: aiutate circa 600 persone con spese e sostegni.

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A San Canzian la festa del ringraziamento per i frutti della terra si è sposata alla VII Giornata mondiale dei poveri. Impossibile, per la comunità bisiaca, scindere le due occasioni anche nell’ottica della gratitudine che – come recitava il Vangelo odierno – ognuno dovrebbe dimostrare per i talenti ricevuti. Oltre una decina i cesti colmi dei doni offerti dai produttori della zona e portati all’altare al termine della celebrazione eucaristica nella chiesa dei SS. Martiri: un’offerta generosa, quindi, così come generosa è la cittadina che anche nel 2023 non ha mancato di sostenere il centro di ascolto della Caritas.

Quattro i volontari che, accanto al referente don Francesco Fragiacomo, hanno aiutato 29 famiglie di San Canzian, Begliano, Isola Morosini, Turriaco e Pieris, per un totale di circa 600 persone. Si tratta di numeri sovrapponibili, secondo la responsabile Cristina Nocent, a quelli dell’anno precedente e a cui bisogna aggiungere la presenza al fianco delle famiglie ucraine e le tre raccolte di indumenti e medicinali effettuate negli scorsi mesi per aiutare i migranti transitanti a Gorizia.

Finora sono state inoltre 30 le spese offerte alle famiglie bisognose per un totale di 630 euro cui vanno ad aggiungersi 48 gift card (del valore complessivo di 3600 euro), acquistate grazie ai fondi post covid offerti lo scorso anno dall’amministrazione comunale. Ma non è tutto: oltre 5000 euro sono stati impiegati per pagare bollette e affitti mentre le donazioni effettuate sono state di 350 euro. Un grazie sentito è quindi stato espresso dal sindaco Claudio Fratta ai volontari della Caritas e ai lavoratori della terra che, seppure numericamente ridotti rispetto al passato, continuano a mantenere alta la qualità dei loro prodotti.

Un aspetto, questo, sottolineato sia dal presidente territoriale di Coldiretti Enzo Lorenzon sia dal neoeletto presidente provinciale e regionale del sodalizio Martin Figelj che ha evidenziato l’importanza di giornate come quella del ringraziamento per ribadire l’orgoglio della storia agricola della regione e del nostro territorio. Le loro dichiarazioni sono seguite alla benedizione dei mezzi agricoli radunati nel piazzale adiacente la chiesa: nove i trattori moderni le cui dimensioni colossali non hanno tuttavia oscurato il fascino dei mezzi storici del Club Epoca Tractor “Collezione Misuri” schierati al loro fianco.

Si tratta di alcuni macchinari risalenti a poco meno di cento anni fa, amorevolmente accolti e aggiustati da Paolo Misuri. Agricoltore ed ex insegnate di scuola industriale, Misuri ha creato una collezione privata (regolarmente registrata) di trattori storici, tutti funzionanti e reperiti per donazione o perché “salvati” dal ferrivecchi. Alimentati a diesel o benzina, fra tutti si distingue il Landini Velite “Testa calda” del 1938 così chiamato perché l’accensione avviene con l’ausilio del fuoco.

Si tratta del pezzo di maggior valore della collezione di cui fa parte anche una trebbiatrice del 1928 usata per la rievocazione storica della trebbiatura che Misuri organizza periodicamente con alcuni amici che vogliono mantenere saldo il ricordo delle radici rurali di San Canzian. Delle trentasei famiglie di agricoltori degli anni Cinquanta ne sono ormai rimaste solo sei, mentre le coltivazioni di frumento, canapa e l’allevamento di bachi da seta sono stati sostituiti da soia, mais e erba medica usata per nutrire gli animali che ancora vengono allevati per la produzione di latte.

Molte le trasformazioni che la collettività è stata costretta ad accettare, intatto rimane però il senso di appartenenza comune che, al termine della benedizione, è stato celebrato con un momento di convivialità condivisa.

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