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Salute, le paure di cittadini e sanitari a Gorizia: «Questi sono gli errori fatti»

Ieri sera l'incontro promosso dal Coordinamento Salute Fvg, dito puntato sulla situazione della sanità e gestione dei medici sul territorio.
La carenza di medici di base, gli Asap, le case di continuità, la mancanza di adeguati investimenti nel settore pubblico, un maggiore controllo sulle prestazioni erogate nel privato. Sono stati questi i focus dell’assemblea indetta dal Coordinamento Salute Fvg, tenutasi ieri sera nella Sala Incontro di San Rocco, a Gorizia. «La sala piena dimostra che non è vero che a Gorizia la gente non si muove: quando c’è un problema serio l’interesse c’è eccome» ha affermato Adelino Adami, uno dei relatori della serata.
Come ha spiegato Daniela Careddu, responsabile del Coordinamento, l’incontro è stato voluto per illustrare cosa sia stato fatto nell’ultimo anno, dalla precedente assemblea, cioè, tenutasi proprio nella stessa location di ieri. Ha quindi spiegato Careddu: «Il Coordinamento è attivo da due anni e intende fare pressione sulle istituzioni affinché invertano la rotta presa dalla politica sanitaria, orientata a disinvestire dal servizio sanitario pubblico che, però, appartiene a tutti e non può essere frantumato per assegnarne i frammenti al privato come se fossero merci».
«Abbiamo cercato di approfittare dell’approvazione della legge di bilancio regionale per avanzare delle proposte direttamente a Trieste: sono stati presentati degli emendamenti che, però, non sono poi stati accolti». Una panoramica sulle attuali problematiche è stata condotta da Adelino Adami che ha parlato delle difficoltà a livello nazionale: basandosi sui Paesi Ocse, l’Italia risulta fra quelli con i più bassi tassi di infermieri ogni mille abitanti, infermieri che peraltro sono tra quelli con gli stipendi peggiori, mentre relativamente ai medici di base la media – sempre stimata nei Paesi Ocse su mille abitanti – ci vede al dodicesimo posto.
«Uno dei problemi legati ai medici di medicina generale è che non sono dipendenti diretti del servizio sanitario ma risultano in convenzione con l’azienda, questo comporta per loro notevoli complicanze a livello burocratico. Ci sono poi errori di programmazione nel numero dei medici e pochi posti nelle scuole di specializzazione per formarli. Inoltre – ha spiegato Adami – il servizio pubblico dovrebbe pretendere dal privato convenzionato la stessa qualità dei servizi: per esempio, per la convalida di una mammografia nel pubblico è necessaria un’esperienza di lettura di mille mammografie e il referto deve essere convalidato da due medici».
«Lo stesso dovrebbe accadere nel privato, che non abbiamo alcuna intenzione di smantellare o demonizzare, ma non deve ridursi a dispensare prestazioni senza indagare i motivi per cui un paziente prenota un determinato esame». Impossibile tacere la questione Asap che, secondo l’ex medico, dovrebbero rispondere a un’emergenza e non diventare permanenti mentre le Case di comunità rischiano di rimanere cattedrali nel deserto se mancano i medici a gestirle.
Adami ha espresso anche alcuni suggerimenti per il futuro: «Bisogna ripristinare l’orgoglio di lavorare per il Servizio sanitario nazionale: solo così si possono arginare le dimissioni a cascata che si stanno verificando negli ultimi anni. Sarebbe necessario investire nella prevenzione visto anche il progressivo invecchiamento della popolazione, sviluppare la digitalizzazione, regolamentare l’attività intramoenia dei medici e fermare l’esternalizzazione dei servizi».
Su questo punto è intervenuta anche Maria Teresa Padovan che ha ricordato come, al momento attuale, nel Pronto Soccorso di Monfalcone siano esternalizzati i codici bianchi e verdi. «È vero che gli investimenti nella sanità sono aumentati, ma non hanno tenuto conto del parallelo aumento dell’inflazione, motivo per cui non c’è stato alcun beneficio» ha affermato la relatrice che ha rilevato, come nota positiva, il fatto che le liste di attesa per gli interventi oncologici in Asugi siano più brevi rispetto al resto della regione, segnalando al contrario i problemi derivanti dall’impossibilità di instaurare rapporti di fiducia medico-paziente nelle Asap e le difficoltà dovute alla privacy nella trasmissione delle cartelle cliniche.
Molti gli interventi dal pubblico che si sono succeduti. A rompere il ghiaccio un’infermiera che ha portato all’attenzione dei presenti la possibilità, ventilata a gennaio dalla legge di perequazione, di ridurre di 300 euro mensili gli stipendi di infermieri, Oss e medici, decisione che proprio ieri è stata discussa di fronte a Fedriga e Riccardi con le varie sigle sindacali e che pare, almeno per il momento, essere stata congelata. Le difficoltà nel rapportarsi con gli organi politici regionali sono state evidenziate anche da esponenti di associazioni di volontariato e da Laura Fasiolo che, come membro della commissione salute, ha più volte presentato delle proposte rimaste sempre inascoltate.
«Ho fatto delle richieste sui centri diurni, ho domandato perché non venga potenziata la telemedicina, ho chiesto di estendere il trasporto facile – che a Trieste funziona molto bene – anche al resto della regione ma ho sempre ricevuto risposte fumose. Bisognerebbe invece lavorare sulla prevenzione, sul disagio giovanile, sui problemi legati ai disturbi alimentari e ai disagi psichici introducendo nelle scuole dei servizi di supporto alle situazioni problematiche», ha dichiarato l’esponente dem.
Sono tornati sul problema dei medici di base e sulle Asap Albino Visintin, medico in pensione, e la collega Adriana Fasiolo, referente del Partito democratico per Sanità e sociale: entrambi hanno rimarcato la necessità di instaurare rapporti personali e fiduciari fra medici e pazienti parlando anche di auspicabili incentivi per i medici giovani che accettano incarichi provvisori accollandosi millecinquecento pazienti.
Ma, tornando al tema iniziale della serata, cosa può fare il Coordinamento per invertire la rotta di queste scelte politiche, frutto di decisioni maturate nel seno dei diversi schieramenti che si sono succeduti in regione negli ultimi decenni? Daniela Careddu ha così chiosato l’incontro: «L’assemblea è senza dubbio uno strumento per rendere consapevoli le persone. Senza dubbio però sarà necessario anche qualche azione più incisiva come una mobilitazione: finora abbiamo cercato il dialogo ma non abbiamo trovato ascolto dai nostri interlocutori». Per essere informati sulle prossime iniziative è possibile contattare il Coordinamento inviando una mail agli indirizzi coordinamentosalutefvg@gmail.com oppure atsamgo.odv@gmail.com.
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