Salario minimo, la mozione Pd a Monfalcone: rivedere contratti e stipendi

Salario minimo, la mozione Pd a Monfalcone: rivedere contratti e stipendi

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Salario minimo, la mozione Pd a Monfalcone: rivedere contratti e stipendi

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 24 Giu 2024
Copertina per Salario minimo, la mozione Pd a Monfalcone: rivedere contratti e stipendi

I consiglieri Giurissa, Bhuiyan e Frisenna presentano una mozione su lavoro povero, condizioni di disparità e situazioni di disagio: «Necessario intervento legislativo».

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I consiglieri comunali del Pd a Monfalcone Lucia Giurissa, Sani Bhuiyan e Paolo Frisenna hanno depositato una mozione a favore della promozione del salario minimo. Secondo i componenti della minoranza, i dati sulla tematica sono seri e chi sta pagando davvero la grande inflazione degli ultimi anni sono i lavoratori. I dem prendono quindi a riferimento i dati Istat secondo cui, tra gennaio 2021 e dicembre 2023, i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3% mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo del 4,7%. Nel 2023, le famiglie dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta sono cresciute al 9,15% dall’8,3% del 2022.

Sempre secondo l’Istituto, 3 milioni e mezzo di persone lavorano con un minimo contrattuale inferiore a 9 euro lordi all’ora. «In tutti i Paesi dove esiste il salario minimo legale ha avuto un ruolo cruciale nel difendere i salari dall’inflazione – sono le parole dei firmatari - ha avuto anche l’effetto di ridurre il gap di genere, per colpa del quale le donne ricevono salari più bassi rispetto agli uomini. L’assenza di un salario minimo non solo espone i lavoratori a salari ingiustamente bassi ma contribuisce anche a un fenomeno di “contrattazione malata”, dove le condizioni di lavoro e i salari vengono negoziati in modo inefficace e spesso a svantaggio dei lavoratori stessi. Di conseguenza, la disparità salariale persiste e si aggrava, rendendo urgente un intervento legislativo».

«Come forze di opposizione continuiamo a batterci per una retribuzione equa – dicono i dem - abbiamo depositato in Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare e contiamo di raggiungere presto le 50mila sottoscrizioni necessarie per discuterne in Parlamento. Nel frattempo ogni ente locale può fare la differenza abbracciando buone pratiche di dignità del lavoro per tutti i bandi e gli affidamenti diretti». Quindi, per i consiglieri Giurissa, Bhuiyan e Frisenna il Comune di Monfalcone ha un peso rilevante in questo senso, visto che appalta servizi e opere pubbliche ordinarie e straordinarie con una frequenza molto alta.

La mozione
I consiglieri impegnano così il sindaco e il Consiglio a stabilire - di concerto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nel territorio comunale - il Protocollo d’intesa sugli appalti, prevedendo in particolare di adottare come prassi operativa dell’amministrazione la pratica della contrattazione preventiva in caso di definizione di nuovi bandi di gara in appalto o di affidamento diretto.

Poi, a garantire - come previsto dall’articolo 11 del Codice degli appalti - al personale impiegato nei lavori, nei servizi e nelle forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni, l'applicazione del contratto collettivo più attinente all’attività svolta, stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, salvo i trattamenti di miglior favore. Inoltre, a verificare che i contratti indicati nelle procedure di gara, prevedano un trattamento economico minimo inderogabile, al netto delle ritenute previdenziali ed assistenziali, pari a 9 euro l’ora.

Infine dall’opposizione giunge l’invito a vigilare sul rispetto dell’applicazione del contratto e delle condizioni contrattuali in maniera costante, redigendo periodicamente un report relativo agli appalti in essere del Comune di Monfalcone, alle verifiche sui contratti ed organizzare incontri con le organizzazioni sindacali per verificare come raggiungere l’obiettivo che tutti i contratti stipulati prevedano un trattamento economico minimo inderogabile.

L'appello finale
«Ci sembra urgente fare una ricognizione puntuale sulle caratteristiche salariali dei lavori affidati dall’Ente dal gennaio 2023 ad oggi vista l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti e predisporre anche a livello locale una nuova prassi affinché il lavoro povero non crei più situazioni di disparità e di disagio sociale – concludono i consiglieri - il trattamento economico minimo inderogabile, al netto delle ritenute previdenziali e assistenziali pari almeno a 9 euro l’ora è necessario e non più rinviabile».

Foto Guglielmo Celata/Flickr

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