La manifestazione
Saciletto onora i fucilati e la Resistenza: «Qui la verità, non un'opinione»
Il presidente nazionale dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha richiamato i temi di pace e lavoro: «Non siamo cifre, siamo popolo».
«Qui a Saciletto offriamo la verità, non un'opinione». Il sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi, ha esordito così durante la tradizionale cerimonia a Saciletto nella sua trentacinquesima edizione dell’annuale commemorazione dei combattenti dell’Intendenza Montes e dei Gap fucilati dai fascisti nel febbraio 1945.
Una folta delegazione di sindaci, quasi una trentina dalle province di Udine, Gorizia e Pordenone, ha presenziato con labari e, spesso, assieme alle locali sezioni dell’Anpi. Non sono mancati rappresentanti politici di livello comunale, regionale e nazionale che hanno sfilato da piazzale Cocolin fino alla piazza “La Spessa” per i vari discorsi.
Primo fra tutti il sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi, che ha ribadito la vocazione a terra di confine dell’intero territorio. «Qui sono passati popoli e genti che hanno preso ma hanno anche lasciato. E nel secolo breve abbiamo vissuto immani tragedie, dalle fucilazioni sommarie della Prima guerra mondiale alle esecuzioni fasciste della Seconda, tra i campi di questi paesi».
Lenarduzzi ha ricordato i nomi dei caduti – Mario Malner da Monfalcone e Arrigo Dozzo, Gentile Valeri da Terzo d’Aquileia, Ferruccio Cidin, Vitalino Franzon e Ugo Zorzenon di Fogliano, Bruno Montina da Cervignano, Secondo Bertossi da Pocenia – ma anche numerosi altri combattenti ancora in vita. «Commemorare – così ancora Lenarduzzi che non ha potuto non toccare temi di attualità, tra cui la guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza e le morti dei migranti al largo delle coste italiane – significa far rivivere quelle vicende per cogliere gli insegnamenti per il presente, per cogliere la consapevolezza che quei drammi non sono appannaggio del passato e lo vediamo oggi più che mai».
«Il tempo trascorso in modo passivo porta a eventi negativi e lo abbiamo visto – ha concluso Lenarduzzi – e spesso ci si dimentica di quanto è già successo. Un esempio sono i manganelli usati negli scorsi giorni contro i ragazzi, dobbiamo condurli alla Costituzione e ai valori della resistenza, non con le manganellate».
L’orazione ufficiale, dalla viva voce del presidente Anpi Nazionale, Gianfranco Pagliarulo, ha ricordato il «sacrifici di tanti giovani che sono morti assassinati perché avevano idee di liberazione dalla dittatura e contro le differenze sociali, per i lavoro, la libertà e la democrazia. Quei ragazzi ci hanno dato la nostra costituzione e, volendo ricordare le parole di Piero Calamandrei, la Costituzione italiana è nata anche nella Caserma Piave, è nata su queste strade che hanno raccolto i cadaveri dei giovani partigiani».
Pagliarulo ha ricordato il giovane Giulio Regeni, «assassinato e per il quale manca la verità e non c’è giustizia», raccogliendo l’applauso dei presenti, anche se si è trattato di una presenza in diminuzione rispetto all’anno scorso.
«L’Italia – ha detto ancora Pagliarulo – ripudia la guerra e dovrebbe ricordarsene in questi momenti: da Kiev a Gaza c’è un indelebile segno di guerra e non dobbiamo abituarcene. In questi anni si è tornato a parlare di individui e non più di comunità, dobbiamo ribadire, in questa lotta contemporanea, che la posta in palio è alta: la democrazia, la libertà, il lavoro, l’uguaglianza. Nella lotta quotidiana ricordiamocelo, di fronte a un futuro incerto per i giovani che vedono il precariato e l’ombra della guerra di fronte a loro. Non siamo cifre, siamo popolo».
A curare le pause il coro Multifariam diretto da Michele Gallas anche se non sono stati gli unici momenti musicali: la Banda Mandamentale di Cervignano del Friuli ha accompagnato il corteo e intonato l’Inno nazionale ed Europeo, oltre che “Un vessillo in alto sventola” e il silenzio per i caduti.
Foto di Enzo Andrian.
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