«Rosa di Gorizia nei piatti dei grandi chef», nuove idee per GO2025

«Rosa di Gorizia nei piatti dei grandi chef», nuove idee per GO2025

l'incontro

«Rosa di Gorizia nei piatti dei grandi chef», nuove idee per GO2025

Di Redazione • Pubblicato il 19 Feb 2022
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L'associazione dei produttori ha incontrato l'assessore Bellan, idee per nuovi eventi.

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La Rosa di Gorizia conquista i migliori ristoranti di Parigi, Londra e diverse altre città estere. Il celebre radicchio è entrato infatti nella cucina di numerosi chef, come spiegato da Carlo e Valentina Brumat e Alfredo Iosini, rappresentanti dell’associazione “Produttori radicchio rosso di Gorizia, Rosa di Gorizia e Canarino”, all'assessore ai grandi eventi, Arianna Bellan. L'oggetto dell'incontro è stata la definizione di alcune iniziative che vedranno protagonista l'ortaggio nell’ambito della Capitale europea della cultura, dopo la vetrina d'onore avuta in occasione di Expo nel 2015 a Milano.

“Non potrà che diventare uno dei prodotti agricoli e culinari più ricercati dai turisti nell’appuntamento con GO!2025 - ha spiegato Bellan -, tenendo ovviamente presente la sua stagionalità”. La fama di questo alimento, però, non ha spostato di un millimetro le modalità di produzione del radicchio, rimaste le stesse di un secolo fa: "La selezione dei singoli 'boccioli' - si ricorda - viene fatta ancora a mano da ogni famiglia, che inverno dopo inverno disegna geneticamente le foglie, la dimensione e la struttura della sua 'rosa', risaltando ulteriormente l'unicità di ogni singolo produttore".

"Come se ogni cespo venisse firmato" rimarcano i produttori. La gestazione può arrivare a durare anche otto mesi. La semina avviene da marzo a giugno, nel caratteristico terreno di tipo alluvionale presente a Gorizia ricco di scheletro, calcareo e ferretizzato, condizionato da un certo tipo di umidità e da altri elementi. "Molti hanno tentato di imitare il nostro radicchio, ma ciò che ci lascia esterrefatti e la grande scorrettezza e sfacciataggine di chi cerca di spacciare altri radicchi per Rosa di Gorizia ed ci è addirittura accaduto di assistere recentemente a un servizio televisivo in cui si parla di un altro prodotto che avrebbe sostituito la Rosa di Gorizia".

"Un’affermazione falsa che smentiamo categoricamente. Oltre che essere iscritto nell'elenco regionale dei prodotti tipici, il nostro prodotto è tutelato da un marchio collettivo rilasciato all'associazione dei produttori che ha, nel suo atto fondativo, un preciso disciplinare di produzione". Il sodalizio è anche è responsabile del presidio Slow food. Da lì l'appello a fare attenzione ai marchi contraffati, mentre i produttori si dicono stanchi di dover difendere il nome del prodotto “da chi immagina una produzione industriale di tutt’altro prodotto, sfruttando l’immagine del nostro radicchio, di oltre un secolo di segreti tramandati".

La linea dei produttori è stata pienamente condivisa dall’assessore Bellan, che ha espresso il pieno appoggio del Comune di Gorizia e la volontà di ripartire, dopo questo periodo di Covid, con una nuova programmazione di iniziative volte a valorizzare e promuovere la Rosa di Gorizia “la cui fama va ben oltre i confini. In questi anni, grazie al fondamentale sostegno della Camera di commercio, è stato anche realizzato un impianto di irrigazione sui terreni interessati per favorire la coltivazione del radicchio- ha ricordato- ma oggi ci troviamo di fronte a nuove opportunità che aspettano solo di essere colte".

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