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Ronchi in strada chiede verità per Regeni, slitta la decisione della Consulta
L’iniziativa, alla panchina gialla di via Roma, ha richiamato un centinaio di persone. La Consulta è stata aggiornata ai prossimi giorni per la decisione.
Un centinaio di persone si sono ritrovate, questo pomeriggio a Ronchi dei Legionari, nella giornata del pronunciamento della Corte Costituzionale in merito al processo per l’uccisione di Giulio Regeni. L’iniziativa, alla panchina gialla di via Roma, era stata promossa da Leali delle Notizie, Pro Loco, Anpi ed amministrazione comunale. Dopo il saluto del sindaco, Mauro Benvenuto, che ha ribadito il sostegno della municipalità alla famiglia Regeni, alcuni brani dal libro “Giulio fa cose” sono stati letti da Nicola, Cinzia e Lorena.
Una toccante testimonianza è stata portata da don Luigi Fontanot, già parroco di Fiumicello ed oggi sacerdote a Ronchi dei Legionari e che conosceva bene Giulio. Fu proprio don Fontanot a celebrare i funerali di Giulio. Una “scorta mediatica” alla quale Ronchi dei Legionari non si è sottratta e che, come detto, ha visto la presenza di numerose persone. “Il nostro è un impegno forte – ha detto il sindaco Mauro Benvenuto – e siamo chiamati a non lasciare sola la famiglia".
"Chiediamo con forza la verità e la giustizia su questo efferato omicidio che non può restare impunito” ancora il primo cittadino. Un impegno che, grazie a Leali delle Notizie, Anpi, Pro Loco e città di Ronchi dei Legionari che non si arresta e che proseguirà ancora, sin quando giustizia non sarà fatta. Nel frattempo, la camera di consiglio dei giudici costituzionali è stata aggiornata ai prossimi giorni per la decisione, come riporta l'Ansa. Al centro dell'esame, la costituzionalità dell'articolo 420 bis del codice di procedura penale, nella nuova formulazione della riforma Cartabia.
Per il gup Roberto Ranazzi e per i pm della capitale, riporta ancora l'agenzia, quel codice è illegittimo nella misura in cui non consente il processo in contumacia quando è provato che l'assenza degli imputati sia dovuta alla mancata assistenza giudiziaria o al rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza.
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