Ronchi ricorda la Brigata Proletaria: sfiorata la tragedia per il partigiano Mario

Ronchi ricorda la Brigata Proletaria: sfiorata la tragedia per il partigiano Mario

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Ronchi ricorda la Brigata Proletaria: sfiorata la tragedia per il partigiano Mario

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 10 Set 2022
Copertina per Ronchi ricorda la Brigata Proletaria: sfiorata la tragedia per il partigiano Mario

Incidente a fine manifestazione per uno degli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio. Il vicesindaco Papais sprona alla memoria, «bisogna tramandarla ai giovani come me».

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È la tradizione che ricorda la formazione della Brigata Proletaria a Selz di Ronchi dei Legionari ma anche il momento in cui sottolineare le radici antifasciste della Repubblica Italiana. Il ritrovo che, annualmente, ricorda le due lapidi in via del Carso ha potuto, dopo due anni di limitazioni da pandemia, tornare alle origini.

L’Anpi provinciale, accompagnato dalle sezioni locali e da numerosi sindaci del territorio di ogni orientamento politico, ha percorso le tappe di quegli anni difficili fino alla battaglia di Gorizia. Momenti toccanti che hanno visto la partecipazione della banda della Società Filarmonica Giuseppe Verdi di Ronchi: da Un Vessillo, inno dell’intendenza Montes, fino a Bella Ciao, l’Inno nazionale italiano e l’Inno di Ronchi, varie sono state le melodie che hanno intercalato i vari interventi proprio di fronte la lapide posta nel settembre del 1970 a ricordo di partigiani, operai e operaie che combatterono il nazifascismo.

È stata Marina Cuzzi a prendere la parola per prima di fronte a numerosi astanti, tra i labari dei comuni, delle sezioni dell’Anpi, delle rappresentanti sindacali di Fincantieri, a ricordare il sacrificio dei cantierini dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico, e di tanti cittadini e cittadine. Il messaggio di Cuzzi è andato alla cerimonia in programma il 12 settembre a Ronchi dei Legionari che, come da tradizione, ricorderà la Marcia su Fiume. “Con l'invasione armata di una città straniera prendeva corpo il progetto imperialista e nazionalista che divenne tanto caro a Mussolini e culminato nella costruzione dell'impero, prendevano corpo la violenza nazionalista e la caccia ai "diversi", diversi per posizione sociale, cultura, lingua, tradizioni, colore della pelle. Vogliamo, una volta di più, davanti a questo cippo che ricorda ben altra scelta, ribadire e chiedere a gran voce ai tutori dell'ordine pubblico ed a tutti coloro che hanno tale compito e dovere, di far rispettare le leggi della Repubblica italiana e la Costituzione nata dalla Resistenza ed antifascista nella sua integrità che vietano qualsiasi azione o uso di simboli che ci riportino od inneggino ai tempi più bui ed angosciosi della nostra storia nazionale”.

“È bene ricordare, soprattutto ai più giovani come me, che pochi giorni dopo l’armistizio, proclamato da Pietro Badoglio l’8 settembre 1943, si ebbe una svolta che consentì agli Alleati di aiutarci nella lotta contro l’invasore”, ha esordito il vicesindaco di Ronchi dei Legionari, Enrico Papais.

“Fu a Ronchi che nacque la prima formazione di resistenza partigiana proprio con la costituzione della brigata Proletaria. Proprio qui, dove siamo ora, si riunirono, per combattere, contadini, gente comune e in particolare operai dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone. Uniti da forti ideali pacifisti e antifascisti, parteciparono convintamente alla battaglia di Gorizia, che si svolse fra l’11 e il 26 settembre 1943”, così ancora Papais.

“Ritengo che sia di fondamentale importanza, per le giovani generazioni e non solo, mantenere viva la memoria di queste persone e degli ideali che rappresentavano, per non rischiare che l’umanità commetta di nuovo gli stessi errori. La costituzione della brigata partigiana in questi luoghi, di cui oggi ricordiamo le nobili gesta, è un segnale che questo territorio, unito, è sempre capace di esprimere grande forza di spirito – ha concluso il vicesindaco – ed è sempre in grado di offrire grandi opportunità di collaborazione”.

“La lotta di liberazione e la resistenza hanno fornito le fondamenta sulle quali si poggia questo Stato, hanno fondato il primo articolo di questa costituzione. Ogni qualvolta ne parliamo dobbiamo ricordarci che l’Italia nasce dalla Resistenza”, ha voluto sottolineare il sindaco di Doberdò del Lago, Fabio Vizintin. “Grazie al sangue della Resitstenza abbiamo avuto 80 anni di pace e di conquiste di diritti sociali e non dobbiamo permettere che tutto questo venga eliminato. I prossimi mesi saranno segnati da crisi che si sono manifestate già nei precedenti mesi e che hanno avuto già conseguenze e che probabilmente metteranno in ginocchio la nostra situazione lavorativa. La lotta di liberazione deve essere la base del prossimo governo che dovrà necessariamente guardare ai diritti sociali e lavorativi di tutti”.

Non sono mancati gli interventi storici come quello di Anna di Gianantonio che ha spaziato non solo nei fatti storici ma anche nell’attualità, ricordando la guerra attualmente in corso in territorio ucraino, ribadendo, così, le posizioni già espresse dall’Anpi, ma anche verso le prossime elezioni nazionali del 25 settembre. “Oggi il nostro paese conosce una fase di grande crisi ed incertezza. Concorre all'elezione una formazione che ha nel simbolo la fiamma tricolore che ricorda il MSI guidato da Giorgio Almirante, il redattore della Difesa della razza e funzionario della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, i cui militi si distinsero negli eccidi fatti ai partigiani e alla popolazione civile”, ha voluto sottolineare di Gianantonio.

“Noi non siamo ingenui, sappiamo benissimo che il fascismo non tornerà con il fez e l'orbace, ma sappiamo che autoritarismo, disuguaglianze e guerra, che erano caratteristiche di quel regime, hanno trovato altre e nuove strade per affermarsi. Le discriminazioni, l'umiliazione del diverso, del povero, la reclusione del clandestino, 'ineguaglianza delle donne, il desiderio dell'uomo solo al comando e la messa in ombra della democrazia, si ripresentano ancora, con nomi diversi. Ci viene detto che il fascismo va riconsegnato alla storia. È giusto. Peccato che riconsegnare alla storia un ventennio senza averlo fortemente criticato e rielaborato in tutti i suoi aspetti significa che quel passato rimosso rischia di ritornare”, così di Gianantonio.

Fatto da sottolineare, per fortuna senza gravi conseguenze, quello che ha visto protagonista uno degli ultimi due sopravvissuti di Ronchi dei Legionari ai campi di sterminio nazisti, Mario Candotto, che, a fine cerimonia, tentando lo spegnimento del tripode acceso a memoria dei caduti, ha perso l’equilibrio trascinando con sé anche le fiamme e il contenuto del tripode stesso. Pronta la reazione dei passanti che hanno scongiurato il peggio, anche grazie alla presenza della Polizia Locale, Polizia e Carabinieri. Candotto, illeso, è tornato a casa accompagnato dai familiari con non poca paura degli astanti.  

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