LA CERIMONIA
Ronchi intitola l’Ufficio Anagrafe a Natale Marchese, «affinché giustizia, pace e libertà tornino a far sentire la loro voce»

Apposta una targa in sua memoria: vittima del regime nazista, fu arrestato il 7 gennaio 1944 mentre prestava in servizio in municipio e poi deportato a Mauthausen.
Fu proprio qui, all’Ufficio Anagrafe di Ronchi dei Legionari dove lavorava, che venne prelevato il 7 gennaio del 1944 da un gruppo di soldati tedeschi per essere poi deportato a Gusen, uno dei sottocampi di Mauthausen, dove morì a seguito di terribili sofferenze il primo marzo del 1945. La vita e l’esempio di Natale Marchese, prigioniero politico del regime nazista, rimarranno da oggi impressi indelebilmente presso quello stesso ufficio comunale dove servì la comunità fino al tragico giorno.
Si è tenuta stamattina, alla vigilia del 25 aprile, l’intitolazione della sala d’ingresso dell’Anagrafe ronchese alla sua memoria. Un’idea che «ha ottenuto sin da subito il sostegno di tutta la giunta comunale», ancor più dopo l’iniziale decisione di diniego del Comune di Monfalcone di dedicare a Marchese una pietra d’inciampo, traducendosi prontamente in iniziativa: questo ha raccontato la consigliera comunale Federica Bon, mentre il sindaco Mauro Benvenuto ha aggiunto di «aver voluto tale intitolazione affinché quello di Natale Marchese sia un ricordo che permanga nella memoria di tutta la comunità».
Presenti alla cerimonia diversi cittadini e politici del Comune, nonché le rappresentanze locali di Anpi, Aned e ben tre generazioni dei familiari dello stesso Marchese, dalla figlia novantaduenne Carmen ai giovani pronipoti attualmente residenti a Roma. Originario di Troina, comune siciliano in provincia di Enna, Marchese dovette trasferirsi in Friuli Venezia Giulia con la moglie Elena Rosina negli anni Venti, poiché le sue idee socialiste di democrazia e libertà lo resero inviso alle componenti fasciste locali. Qui si stabilì a Monfalcone e fu presto assunto all’ufficio anagrafe del Comune di Ronchi, dove lavorò fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Come ripercorso da Libero Tardivo, presidente della sezione Aned di Ronchi dei Legionari, Natale fu richiamato alle armi nel ’40 e prestò servizio a Trieste all’ufficio reclutamento con il grado di maggiore. Tornò poi a lavorare in municipio e dopo l’8 settembre 1943 entrò in contatto con gli ambienti della Resistenza, «dando sicuramente una mano a partigiani e soldati che non volevano finire prigionieri in Germania in nome delle sue idee». Fu a causa di un atto di delazione, compiuto da Walter Garlaschi – “spia” e nome famigerato nelle pagine nere della storia del territorio– che tedeschi e fascisti lo arrestarono all’inizio del 1944, entrando direttamente in municipio e caricandolo sulla camionetta che lo portò prima a Trieste; dal capoluogo, poi, venne trasferito al terribile sottocampo di Gusen, dove assieme agli altri prigionieri politici venne sfruttato ai lavori forzati fino alla morte. «Molti aspetti di questa vicenda - ha concluso Tardivo - li conosciamo grazie al fratello Francesco, che a guerra terminata intrattenne una corrispondenza con gli esponenti del governo alleato chiedendo loro di fare luce sulla storia di Natale».
L’immagine di papà Natale in piedi sulla camionetta dei tedeschi dopo l’arresto è rimasta indelebile nella memoria di Carmen Marchese: all’epoca aveva solo dieci anni, ma oggi ricorda ancora con grande intensità quell’ultimo istante, quando il camion dei partigiani deportati in viaggio verso Trieste passò per fatalità sotto casa loro a Monfalcone. «Mia madre affranta, disse che non l’avremmo rivisto più» ha rievocato stamattina Carmen, aggiungendo con grande commozione ciò che fu loro riferito riguardo «la costante preoccupazione di papà per la sorte di mia mamma e di noi figli» durante la deportazione. Ringraziamenti profondi da parte sua all’amministrazione comunale di Ronchi e alle associazioni per questo gesto fondamentale per la «memoria collettiva, volto a ricordare gli orrori del passato affinché, speriamo, non si ripetano mai più».
«Bisogna ricordare e onorare la memoria di queste persone per le scelte che fecero rivolte a un “noi”, in opposizione all’”io” che regna oggi» sono state le parole finali di Tardivo, che, in gesto di vicinanza, ha regalato in conclusione il suo fazzoletto a Carmen. Dopo lo svelamento della targa d’intitolazione, la cerimonia si è conclusa con una sentita benedizione di monsignor Ignazio Sudoso. «Vogliamo che tale targa, ricordando uomini come Natale, aiuti ciascuno di noi a trovare la forza e la motivazione per fare la sua parte affinché giustizia, pace e libertà possano tornare a far sentire la loro voce», sono state le parole del parroco di Ronchi: valori, quelli da lui citati, che di fronte al contesto dell’oggi è «necessario tornare ad affermare compiendo gesti che dimostrino che abbiamo a cuore la cultura della pace e del bene», con la ferma consapevolezza che «l’uso delle armi non porta mai da nessuna parte».
Alla targa commemorativa verrà prossimamente aggiunto un Qr Code che, scansionato, permetterà di consultare online la storia di Natale Marchese e di altri personaggi legati alla Resistenza nel territorio.
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