Ronchi, addio a Rodolfo Franzi: visse gli orrori dei campi di sterminio

Ronchi, addio a Rodolfo Franzi: visse gli orrori dei campi di sterminio

La storia

Ronchi, addio a Rodolfo Franzi: visse gli orrori dei campi di sterminio

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 15 Ott 2022
Copertina per Ronchi, addio a Rodolfo Franzi: visse gli orrori dei campi di sterminio

Si è spento lo stesso giorno della moglie Rita. Ora in città rimane un solo testimone dell'Olocausto.

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Era uno degli ultimi due testimoni viventi a Ronchi dei Legionari dell’orrore dei campi di stermino nazisti: lui, Rodolfo Franzi, non mancava mai ad alcuna cerimonia a ricordo della memoria e dei fatti che lui stesso poteva testimoniare. Da ieri ci sarà un posto vuoto, una mancanza incolmabile per l’Aned ronchese, unica sezione presente nell’ex provincia. Ultimo testimone, dunque, rimane a oggi Mario Candotto.

Nemmeno farlo apposta, Rodolfo è morto lo stesso giorno della moglie, Rita Zanette. Franzi era nato a Ronchi dei Legionari il 18 dicembre del 1923, la moglie Rita, anch'ella ronchese, era nata il 5 febbraio del 1932. Una coppia dedita al lavoro in una vita che ha saputo dare ma anche togliere, cospargendosi di una forte malinconia, la stessa che ha attanagliato negli anni coloro che erano sopravvissuti ai campi di sterminio. Non solo, però, perché quella malinconia si era anche trasformata in testimonianza, la stessa che Rodolfo ha mantenuto e portato avanti per tutta la vita.

Era stato arrestato, assieme al fratello Antonio, la notte del 24 maggio del 1944, nella sua casa nel rione “Pater”. Una notte dura per la città. Furono 68, allora, le donne e gli uomini che, da li a poco, avrebbero varcato le porte orrende dei campi di sterminio. Molti non tornarono più, tra i quali proprio il fratello Antonio che, allora, aveva 32 anni. E fu proprio Antonio a scrivere dei biglietti, gettati dal treno che, dal carcere del Coroneo, li stava trasportando in Germania, nei pressi della stazione nord.

“Cara mamma la nostra sorte è questa. Si parte per la Germania. Potrà essere anche la nostra fortuna. Siamo tutti assieme, noi di Ronchi. Abbi coraggio che noi questo non ci manca. Saluti cari, Antonio e Rodolfo”, avevano scritto. “La persone che coglierà questo foglietto sarà tanto gentile da riportarlo alla mia famiglia, abitante a Ronchi dei Legionari in via Italo Balbo, 20. Signora Franzi Luigia”.

Fogli custoditi, a oggi, dai figli Antonio e Valentina. Se Antonio non tornò, Rodolfo sì, nel giugno del 1945, assieme a quel Mario Candotto che, oggi, porta la grande responsabilità di mantenere viva la memoria. A Dachau Franzi fu impegnato come tornitore nella fabbrica Bmw, riuscendo anche a beffare le guardie utilizzando pezzi riciclati e fatti sembrare nuovi, oppure grazie a una dispensa che gli permetteva di stare a riposo, utilizzata più volte perché senza data. Rientrato, mise a frutto il suo ingegno non solo nel lavoro ma anche nella costruzione della propria casa, dopo aver sposato Rita.

I funerali di Rita e Rodolfo, attivo socio dell'Associazione nazionale ex deportati, si svolgeranno lunedì, alle 11.30, nella chiesa di Maria Madre, partendo dalla cappella mortuaria del cimitero di via D'Annunzio dove sarà possibile tributare loro l'estremo omaggio dalle 8.30. Lasciano i figli Antonio e Valentina, con Andrea, l'amata nipote Cristina e le sorelle di Rita, Marta e Maria

Anche il sindaco di Ronchi, Mauro Benvenuto, ha voluto esprimere la propria vicinanza alla famiglia: “La memoria storica di una triste pagina della storia italiana si stia ormai assottigliando e come quella memoria debba essere mantenuta sempre viva e certi valori mai lasciati in disparte. La storia della città è legata anche ai rastrellamenti nazifascisti del 24 maggio 1944. Allora furono arrestate 68 persone, 20, poi, nel successivo rastrellamento del 1 giugno. Furono in totale 158 i ronchesi deportati nei diversi campi di sterminio, dei quali 75 non fecero più ritorno. Ma ci fu anche fu giustiziato alla Risiera di San Sabba, mentre il tribunale speciale fascista comminò a decine di persone condanne davvero esemplari”. 

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