Romans, delitto quasi perfetto in un pollaio di periferia

Romans, delitto quasi perfetto in un pollaio di periferia

il racconto

Romans, delitto quasi perfetto in un pollaio di periferia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 25 Mag 2022
Copertina per Romans, delitto quasi perfetto in un pollaio di periferia

Ferruccio Tassin ripercorre il 'delitto' di alcuni polli, nella campagna friulana.

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Altro che “social”, quella capitata a Romans, agli inizi del mese (il dolore era troppo cocente, perché se ne fosse parlato prima …), è stata quasi una catastrofe sociale: nove galline fatte fuori, più un gallo. Delitto efferato, con furto, e vilipendio di cadaveri. Gli antefatti: non “c’era una volta…”, c’è ancora: una casa lungo la strada che, da Romans d’Isonzo porta a Gradisca; là dove l’abitato si dirada prima di spegnersi nella campagna.

Dieci galline più un gallo, per la continuazione della specie, una comunità di pennuti che condivideva pacificamente pollaio e cortile con sette “mazurins”, splendidi germani reali, di cui sei femmine e un maschio, per lo scopo di cui dianzi. Galline? Pennuti quasi umani erano: pretendevano e davano. Davano uova quotidiane di qualità superiore: non tuorli esangui natanti in albumi qualsiasi, ma di un arancione energico che prometteva iniezioni di energia anche nel più spompato degli umani.

Il reggente della comunità era Ivaldi Calligaris, maresciallo di polizia locale, in pensione, dopo una vita trascorsa a educare pedoni e automobilisti con non pochi successi. Il pollaio era l’orgoglio. Galline che facevano il loro; gallo attivo nel suo. Quotidiane le razioni di cibi super, più verdura di qualità, e costante. Così costante che, se non arrivava, le galline guardavano il maresciallo in tralice, come solo galline e merli sanno fare con imperativa efficacia. Un improvviso turbine, absente domino, ha travolto la pennutissima comunità.

Una brutta mattina, l’allevatore supplente ha trovato le galline sparse per il cortile. E non tutte: una asportata, le altre senza testa. Non che avessero abdicato alla loro intelligenza: testa proprio anatomicamente asportata. Una tragedia! E il Calligaris? Il Calligaris se la “bagolava”, saltimbeccando, in crociera, da un porto all’altro del versante est dell’Adriatico. Composte nel cortile in maniera dignitosa, le salme hanno avuto onorata sepoltura. Ma non era finita, due notti dopo, secondo tempo: sterminata la colonia mazurina con rituale medesimo: otto cadaveri decapitati, ma due asportati.

Evidente la preferenza del canide per questi pennuti che fanno salivare di gola i buongustai. Si calcola che il maresciallo, nel periodo delle delittuose gesta, sia stato ad Atene a bearsi dell’arte classica sull’Acropoli, sognando Socrate. Ha raccontato agli amici della tragedia, il Calligaris, con un sorriso a mezza costa che tradiva malcelata sofferenza. Per quanto consumato dall’uso, il “fin che c’è vita c’è speranza” sta funzionando: chiusa definitivamente la sezione “mazurins”, un mezzo miracolo gli ha dato il coraggio di proseguire.

Una bella gallina nera, appena appena nevicata di bianco, si era salvata: chiusa in luogo sicuro, si è salvata e ha fatto schiudere quattro uova sulle cinque che covava; materna, sta crescendo pulcini vivaci… E il colpevole? Da testimonianze attendibili: è stata scorta, di notte, aggirarsi in ormai sterili (per lei) cortili del centro urbano, una volpe sospetta di ambedue gli eccidi. La via continua nel pollaio di periferia, ma famiglia Calligaris e amici dovranno subire non breve astinenza di queste uova da menù, vera eccellenza di Romans e dintorni.

Nella foto: le galline defunte e i pulcini della speranza

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