costa 2,3 milioni
Un robot per operazioni chirurgiche più veloci e precise, rivoluzione all'ospedale di Gorizia
La Chirurgia del San Giovanni di Dio sarà potenziata, fiore all'occhiello del nosocomio. Solo nel 2020, sono stati 800 gli interventi.
Sarà un macchinario all’avanguardia, che farà fare un salto di qualità all’intero ospedale di Gorizia. Questa mattina, in Parco Basaglia, è stato annunciato l’acquisto del nuovo robot chirurgico che sarà a disposizione dei medici del San Giovanni di Dio nei prossimi mesi, anche se una data certa per il suo arrivo ancora non c’è. Di sicuro è il fatto che la Regione ha dato incarico all’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi) di procedere con l’acquisizione, per un valore di circa 2,3 milioni di euro. Un investimento importante che renderà il nosocomio cittadino un centro di riferimento non solo regionale, ma anche transfrontaliero.
Come sottolineato dal direttore della Chirurgia, Alessandro Balani, una strumentazione analoga oltreconfine la si trova infatti solo a Lubiana. Per celebrare il momento, all’incontro con i professionisti erano presenti anche il sindaco Rodolfo Ziberna, il vicegovernatore con delega alla sanità, Riccardo Riccardi, il direttore di Asugi, Antonio Poggiana, e il primario di Urologia Fabio Vianello. “La prima cosa che Ziberna mi ha chiesto quando ho assunto la delega - ha ricordato il numero due della giunta regionale - è stata proprio questo robot. C’è stata una forte mobilitazione sul tema”. Lo stesso primo cittadino ha sottolineato la centralità di questo strumento per il territorio.
“Il polo di Gorizia è un’eccellenza - ha rimarcato il sindaco -, contrariamente a quanto dice qualcuno per gettare solo discredito. Chi dice il contrario e falsità lo fa o per ignoranza o per propri interessi politici, ma non si possono raccontare balle solo per ottenere un voto in più”. Il riferimento è a chi, in questi mesi, ha letto nelle modifiche dovute all’emergenza Covid nuove perdite per l’ospedale anche per il futuro, seccamente smentite anche dal direttore Poggiana: “La Regione ha creduto in questo progetto, che getta le basi per pensare al dopo, quando la pandemia sarà passata”. Proprio in questa ottica, il ragionamento è di valorizzare i punti di forza già esistenti.
In riva all’Isonzo, tra questi c’è Urologia, che sono nell’ultimo anno è riuscita a portare a termine 800 interventi solo a Gorizia, 40 in meno rispetto al 2019 ma tenendo conto della situazione pandemica e che per due mesi le operazioni si sono spostate a Monfalcone. Gli stessi professionisti sono entusiasti della novità, con una stanza già allestita per ospitarla. Ma non va confusa con il concetto “classico” di robot, bensì sarà un transitore dei movimenti del chirurgo, il quale potrà avere maggiore precisione in interventi mirati, utilizzando anche la tecnologia 3D. Il tutto è composto da tre parti, per un peso di quasi due tonnellate, tra console, strumentazioni e dispositivo.
Nel dettaglio, il sistema stereoscopico visivo avanzato del robot è capace in primo luogo di garantire maggiore definizione ed accuratezza nella riproduzione delle immagini, nonché di diminuire significativamente l'insorgenza di affaticamento visivo e cefalea, frequenti nell'utilizzo delle colonne laparoscopiche stereoscopiche non robotiche. Questa tecnologia permette di ottenere anche una manovrabilità dello strumento chirurgico paragonabile a quello della mano umana, eliminando attivamente, mediante un fine meccanismo di compensazione elettronica, i tremori tipicamente associati all'uso dello strumento laparoscopico non robotico e consentendo di eseguire con grande precisione e velocità le suture.
“Solo nel 2020 - ha spiegato Vianello - con questo strumento avremmo potuto fare un centinaio di operazioni”. Va comunque tenuto in considerazione che per ogni operazione, il tutto costa circa 5mila euro. Saranno quindi mantenuti tutti gli altri tipi di interventi, in particolare quelli “demolitivi” anziché “costruttivi”, come la rimozione di un rene. L’altro aspetto importante è che il macchinario attrarrà gli studenti, cosa non scontata vista l’urgenza costante di nuove figure. E poi c’è la questione transfrontaliera, come già detto: in tutto il Goriziano sloveno, non c’è un urologo, tanto che bisogna arrivare fino a Isola. Un tema su cui ci si potrà riflette in un prossimo futuro.
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