River chants racconta confine e canti popolari, il progetto arriva a Gradisca

River chants racconta confine e canti popolari, il progetto arriva a Gradisca

in galleria spazzapan

River chants racconta confine e canti popolari, il progetto arriva a Gradisca

Di Redazione • Pubblicato il 23 Lug 2024
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Le artiste continuano ad affrontare e interrogare il confine italo-sloveno attraverso i canti popolari, guardando alla musica e al suono come a un canale.

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River chants è un nuovo progetto artistico ideato dalla film-maker e regista teatrale triestina Ana Shametaj e dall’artista friulana, con studio a Rotterdam, Giuditta Vendrame. Le artiste hanno iniziato a collaborare con il progetto Sot Glas (sot dal friulano sotto e glas dallo sloveno voce): installazione realizzata a Kleine Berlin (Trieste), parte del Padiglione Italia, alla 18a Biennale di Architettura di Venezia. Ora il tutto si formalizza in un’installazione sonora che verrà ospitata nella Sala Patuna della Galleria Spazzapan di Gradisca d'Isonzo, dal 25 luglio all’8 settembre.

Le artiste continuano ad affrontare e interrogare il confine italo-sloveno attraverso i canti popolari, guardando alla musica e al suono come a un canale, a uno sconfinamento e a un paesaggio. Il progetto che s’inserisce nella programmazione degli eventi artistici di Onde Mediterranee. Con un impianto a nove canali, l’installazione orchestra diversi canti popolari reinterpretati dalle voci del territorio. Un “cannone sonico”, ossia un dispositivo acustico a lungo raggio che viene utilizzato comunemente come strumento di controllo o come mezzo per disorientare i migranti in mare.

Questo riprodurrà un brano a cui danno voce membri della comunità pashtun di Trieste e bengalese di Monfalcone. Il cannone sonico chiede al visitatore di avvicinarsi, disarmando con la dolcezza del canto la natura del dispositivo stesso e ribaltandone la funzione. «Dopo l'esperienza positiva di Sot Glas, realizzato in occasione della 18.ma Biennale di Architettura diffusa di Venezia, siamo felici di tornare in Friuli Venezia Giulia con un nuovo progetto artistico comune - così Shametaj e Vendrame -. River Chants ci consente di continuare quel percorso di ricerca, che si traduce in interventi site-specific sul territorio, e di proseguire la nostra indagine artistica sul confine italo-sloveno».

Invitando tutti all'opening in programma giovedì 25 luglio, alle 18, le due artiste hanno voluto «ringraziare non solo la Galleria Regionale d'Arte contemporanea Luigi Spazzapan, di Gradisca d’Isonzo, per l'ospitalità, ma anche tutti i partner di questo progetto che sarà visitabile in sala Patuna, fino all'8 settembre». Chiudendo hanno inoltre ricordato che il filone di indagine proseguirà ancora: «Nel 2025 continueremo la ricerca iniziata con River Chants, sul campo, in Bangladesh, attraverso un periodo di residenza artistica, supportata dall’Italian Council, progetto della direzione generale creatività contemporanea del ministero della Cultura».

River chants utilizza l’acqua come veicolo per un'idrologia sonora e poetica. La ricerca si concentra sulle tradizioni orali e femminili, con uno sguardo rivolto all'acqua, ai fiumi, ai mari, al loro movimento e ai loro suoni. Questo nuovo affresco sonoro rivelerà gli squilibri, le fragilità e le sfide del contemporaneo: crisi climatica e migratoria, e le intersezioni fra le due sfide, esplorando le relazioni idriche tra geografie distanti e corpi in movimento. Dal 2004, la frontiera italo-slovena è aperta, ma oggi questa “linea” si rende visibile attraverso le comunità migratorie che quotidianamente la attraversano come ultima tappa della rotta balcanica.

La ricerca si sviluppa localmente coinvolgendo le diverse comunità dell'area, attingendo a preziosi archivi, grazie al contributo dei partner coinvolti nel progetto. Attraverso la raccolta di canti, melodie e field recording ricerchiamo testi e suoni che custodiscano una conoscenza profonda e interconnessa all'acqua e alla natura, rivelando un legame oggi da riscoprire e ricucire. Essendo una tradizione orale che segue prevalentemente una trasmissione matrilineare in cui le donne sono portatrici di questi repertori, i canti individuati verranno poi reinterpretati da voci femminili del territorio: dal coro Stu Ledi, dal quartetto Anutis e dalle donne delle comunità pashtun e bangladese.

Per le artiste, lavorare sul comune di Gradisca d’Isonzo è elemento dirimente, poiché per i temi affrontati la presenza del Cpr (Centro per il rimpatrio) apre questioni etiche e estetiche profonde sul concetto di “Fortezza Europa”. Attraverso di esso, River Chants vuole rispondere con la sensibilità di chi non è cieco e adduce attraverso l’arte la vertigine di una somiglianza umana antica, di cui la migrazione è un fenomeno chiave e doloroso, soprattutto per gli abitanti del territorio di confine.

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