Ristoranti uniti per promuovere Gorizia, una festa dedicata alla sua Rosa

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Ristoranti uniti per promuovere Gorizia, una festa dedicata alla sua Rosa

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 09 Gen 2024
Copertina per Ristoranti uniti per promuovere Gorizia, una festa dedicata alla sua Rosa

L’attesa manifestazione culinaria conta l'ingresso di due nuovi locali, l'associazione Gorizia a tavola: «Deve esserci solidarietà fra i ristoratori».

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Fino a una quindicina di anni fa si pensava a loro solo in compagnia di fagioli borlotti o come morbido letto per uova sode. Adesso la Rosa di Gorizia e il radicchio Canarino sono diventati prelibatezze in grado di stimolare la fantasia e le sperimentazioni più ardite da parte degli chef nostrani. Ed è anche per dare spazio alla loro creatività che è nata, ormai nel 2010, “La Rosa di Gorizia a tavola”, l’attesa manifestazione culinaria che dal 18 gennaio al 14 febbraio permetterà a goriziani e turisti di apprezzare questo prodotto d’eccellenza.

Ci saranno così menù che spaziano dall’antipasto al dolce, in preparazioni fredde e calde, ad accompagnare pesce e carni, anzi, più precisamente: saranno le carni e il pesce ad accompagnare questa Signora delle tavole goriziane. L’iniziativa è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa apertasi con la gratitudine espressa dall’assessore ai Grandi eventi Luca Cagliari nei confronti di produttori e ristoratori grazie al cui impegno è possibile avere sulle nostre tavole e apprezzare questo prodotto, riconosciuto come presidio Slow food, da cui dipende anche la valorizzazione turistica e culturale della città.

«La cultura di un popolo si scopre a tavola – ha incalzato l’assessore alla Cultura Fabrizio Oreti – e questa è un’iniziativa che permette di dimostrare appunto ciò che siamo a tavola mettendo in mostra le nostre eccellenze. È bello inoltre iniziare l’anno con conferenze stampa di questo tenore, nelle quali si dimostra che l’unione fa la forza – ha proseguito l’assessore: fra un anno e un mese partiamo con Go!2025 e fondamentale risulta anche in questo contesto l’importanza delle associazioni il cui lavoro darà visibilità alla città quando tutti gli occhi saranno puntati su Gorizia che si giocherà buona parte del proprio successo proprio attraverso la gastronomia».

Ringraziamenti ai produttori e ai colleghi ristoratori sono giunti anche dalla presidente di “Gorizia a tavola” Michela Fabbro che nelle sue parole ha ripreso in mano il filo che lega la Rosa al turismo: «È un prodotto che amiamo proporre e che attira sempre più persone da fuori città: in molti, da Austria e Triveneto, telefonano all’associazione per conoscere le date delle cene, eventi in cui cerchiamo sempre di coinvolgere altre realtà storiche e culturali. Musica, racconti e storia si legano al cibo che risulta essere fondamentale nel percorso turistico».

Anche la presidente di “Gorizia a tavola” ha posto l’accento sulla collaborazione fra tutti gli operatori per apparecchiare una bella vetrina su Gorizia nel 2025 «ma anche domani, dopodomani e nel 2026. Se mettiamo fra parentesi l’esperienza di “4 ristoranti” – ha affermato con visibile amarezza – deve esserci solidarietà fra i ristoratori anche in considerazione della fatica che costa realizzare un evento simile per realtà di modeste dimensioni come sono quelle presenti sul territorio goriziano. Dobbiamo fare tutti degli sforzi per sostenere le piccole attività, non farle sparire nel confronto con i grandi gruppi e questo vale per i ristoratori come per i produttori».

«Riscopriamo l’andare al mercato, il comprare dai piccoli produttori, cerchiamo di avere questo tipo di sensibilità: il consumatore finale, in questo modo, sarà inteso come co-produttore». Undici i ristoranti aderenti a “La Rosa di Gorizia a tavola”, con le new entry del Ristorante Majda’s e della Trattoria Rebekin. A rifornire i locali saranno i produttori riuniti nell’associazione “La Rosa di Gorizia” costituita da otto aziende che si dedicano al radicchio rosso di Gorizia, alla Rosa e al Canarino. A parlare per loro la portavoce Elisa Brumat che ha sottolineato come - al di là del valore meramente economico – vi sia soprattutto un valore affettivo nei confronti di tecniche di coltivazione tramandate dalla tradizione e costantemente minacciate dal fattore climatico.

Puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità è diventato lo slogan dei produttori che, seminando in aprile, devono poi contare sulle gelate di gennaio e febbraio per veder sbocciare la Rosa, contando sulla clemenza delle piogge e dell’eccessiva aridità. Ed è proprio questo delicato equilibrio che garantisce la bontà e preziosità del prodotto a cui si vorrebbe dedicare una menzione d’onore sulla segnaletica di accesso a Gorizia (idea espressa in conferenza stampa dalla rappresentante di Majda’s) e che Michela Fabbro vorrebbe celebrare con una festa al termine dei prossimi appuntamenti con “La Rosa di Gorizia a tavola”.

L’idea, subito accolta con favore dagli assessori Oreti e Cagliari, sarebbe quella di trovare una location di qualità in cui proporre un aperitivo con pietanze fredde a base di Rosa di Gorizia abbinate ai vini della zona. Un’occasione ulteriore per conoscere i produttori e per degustare le prelibatezze dei ristoratori in uno spazio che potrebbe essere Palazzo de Grazia (ma è stata ventilata anche l’ipotesi dell’ex Lanterna d’Oro, anticipando i lavori di riqualificazione che la interesseranno fra breve): una sorta di anno zero per una manifestazione che potrebbe fare il botto nell’anno della Capitale europea della Cultura.

Foto I Sapori della Terra di Filippo Muraca

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