la recensione
Risate e amore nel musical Sister act, ancora sold out al Verdi di Gorizia
Un musical interpretato da una strepitosa Gloria Enchill, andato in scena al Teatro Verdi che anche ieri era tutto esaurito. Nel cast anche un goriziano.
A più di 30 anni dall’uscita al cinema di “Sister act” – il film con la brillante e indimenticabile Whoopi Goldberg – ecco la versione teatrale con libretto di Cheri e Bill Steinkellner, per la regia di Chiara Noschese. Un musical interpretato da una strepitosa Gloria Enchill, andato in scena al Teatro Verdi di Gorizia ieri sera, facendo registrare il tutto esaurito. Il debutto ha preso inizio nell’ottobre del 2022 facendo volare gli incassi e riempiendo le sale, perché è uno spettacolo che «ha qualcosa di magico, che fa stare bene – spiega Noschese – Un musical che affronta il tema della sorellanza, della possibilità di cambiare».
Valori che Deloris Van Cartier apprende gradualmente fianco a fianco alle altre, così che «stando con le consorelle inizia a comprendere cosa sia davvero importante. Il pubblico si rilassa, piange e ride insieme al cast, ascoltando una musica meravigliosa. È il musical più bello che abbia fatto», ammette con orgoglio la regista. È la notte della Vigilia di Natale, a Philadelphia, e Deloris canta il ritornello che adatterà in convento per le consorelle - «Fammi volare, prendimi l’anima, tu sei la luce in me» – vestita di un rosso fiammante, gli stivali in tinta. Per caso assiste all’omicidio di Ernie, cui Curtis (Giuseppe Verzicco) spara a bruciapelo.
Nonostante sia innamorata di Curtis decide di denunciarlo e cambiare vita, incontrando al commissariato il suo ex compagno di liceo, il poliziotto “Eddie l’Umidino” (Roberto Tarsi). Che per salvarla dai malviventi in attesa del processo la condurrà al sicuro in convento, dove canta un gruppo stonato di monache. Sarà grazie alla forza straordinaria di Deloris che le donne arriveranno a migliorare la propria voce e raggiungere in estasi Dio nel fondo del proprio cuore. «Cos’è questo fumo?», si chiede Van Cartier, alludendo all’incenso della chiesa. «Qui si stanno fumando un cannone!».
Con ammiccamenti continui - «Com’è il menù? Immagino che si mangi da Dio!» - battute irresistibili e momenti di introspezione, ciascuno troverà la propria strada. Persino la Madre Superiora (Francesca Taverni), nel finale cederà all’allegria di quella che sotto protezione è diventata Suor Maria Claretta, alzando la veste di paillettes durante un ballo sfrenato. Piacentina con genitori ghanesi, per uno strano segno del destino Enchill è nata lo stesso anno in cui è uscito il film della Goldbeg, trovando nella stella americana la propria ispirazione.
«Una parte non facile, perché bisogna stare in scena in maniera continuativa – spiega Noschese – Per questo ritengo che quello di Deloris sia uno dei ruoli più grandi della storia del teatro musicale». Un cast eccezionale ed estremamente affiatato dove ciascuno è in perfetta sintonia. «Sono come il pane e il burro – sottolinea la regista – Tutti insieme formano un gruppo straordinario». Solidarietà e affetto che dai personaggi si riflette di rimando sulle protagoniste. «Il valore di sorellanza è totale, nel testo, ma le stesse attrici lo hanno trovato. È un vero miracolo», conclude la regista.
Perché, se la comicità è il motore dell’azione e travolge gli spettatori, la storia racconta soprattutto il riscatto di “vite sbagliate” e la tolleranza verso il “diverso”. A riprova che sognare sia ancora possibile. Così canterà a cuore aperto suor Maria Roberta (Elisa Bella) - in piedi sopra il letto dov’è rimasta sola - con gli stivali rosso fiamma donatele da Deloris. La contaminazione delle suore con il fuoco del mondo esterno è ormai completa, e in un lungo monologo la piccola Andreotti canterà “La vita che non ho avuto mai”. Riuscendo a comprendere l’importanza del «gusto di un bacio, un tramonto, un addio, rimpianti che fuggono via», che nonostante tutto siamo ancora in tempo ad assaporare.
Due ore e un quarto di spettacolo con le brillanti coreografie ideate da Nadia Scherani, in un turbinio di vesti fiammanti, paillettes e toghe equivoche, talvolta con repentini cambi d’abito direttamente in scena. La direzione musicale di Andrea Calandrini unisce sacro e profano, preghiere e canti appassionati. Dove il ritornello «mettici l’anima» plasma un’opera corale in un organismo unico e armonico. Gran finale conclusivo, scandito dal lungo applauso ritmato del pubblico, mentre la Enchill avanza verso il proscenio in una meravigliosa e scintillante veste candida.
«Grazie al pubblico straordinario – ha riconosciuto Monsignor O’Hara (Mario Zinno) – il pubblico di questa bella città di Gorizia. Una città che produce tanto, qui abbiamo un autoctono, un prodotto delle sue terre cresciuto a pane e gulash», ha poi scherzato, mostrando con un sorriso il goriziano Gianmarco Grasso (ensemble), ex allievo della scuola di danza Asd GoKaos di Gorizia. Diplomatosi al liceo Slataper, Grasso ha inseguito il suo talento come la protagonista, testimonianza di come una passione possa concretizzarsi davvero. Un musical straordinario, insieme atto d’amore e promessa di libertà. Una luce di speranza a illuminare il mondo, in nome di tutti quei sogni che non restano nel cassetto, ma diventano realtà.
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