il ritrovamento
Le tre antiche tombe riscrivono la storia di San Lorenzo, ecco chi erano
Il rinveimento dei resti, probabilmente di età altomedieviale, aiuta a far luce sulla storia e origini dell'abitato ben prima delle fonti del Patriarcato.
La storia è una stratificazione di eventi, insieme di anelli concentrici che si aprono all’esperire, come il tronco di un albero o i petali della rosa. Ma la storia può essere riscritta, alla luce di nuovi reperti. È quanto accaduto al piccolo comune di San Lorenzo Isontino, durante i lavori di riqualificazione della piazza Montesanto. Si è svolta ieri sera – presso la Sala consiliare del Comune – la presentazione dei risultati dello scavo archeologico che ha portato alla luce frammenti ossei, probabilmente databili al VII secolo.
«Per noi è stata una novità – esordisce il primo cittadino, Ezio Clocchiatti - Durante i lavori di ristrutturazione della piazza ci siamo ritrovati di fronte a uno scavo la cui profondità superava gli 80 centimetri, per cui abbiamo dovuto richiedere l’intervento della sorveglianza archeologica. In occasione di questi controlli abbiamo ritrovato alcuni resti umani. Inizialmente pensavamo che si trattasse di un cimitero, in quanto un tempo i morti venivano seppelliti vicino alle chiese. Ma i conti non tornavano, perché il primo cimitero era situato in via Udine, a 400 metri di distanza».
I reperti sono riaffiorati grazie alle normative vigenti in materia di archeologia preventiva, che dispongono la necessità di valutare l’impatto delle opere pubbliche sul patrimonio archeologico. «Sono scoperte che avvengono spesso attraverso i lavori pubblici – osserva la soprintendente alle Belle arti Giorgia Musina - Un rinvenimento che rappresenta un ottimo esempio di come i lavori pubblici aiutino a ricostruire la storia, raccogliendo frammenti del passato che appartengono alla comunità locale».
Straordinaria opportunità d’interpretare il presente attraverso nuovi tasselli, laddove i reperti consentono di «ricostruire la storia della comunità e dare nuovo significato a luoghi già conosciuti», rimarca Musina. Nessuno avrebbe mai immaginato un simile scoperta, anche se gli anziani ricordano ossa rinvenute già durante gli scavi degli anni Cinquanta e Sessanta. Resti di guerrieri con lunghe spade, alcuni dei quali ritrovati nella proprietà di Mario Pecorari; notizie confluite nel libro di Camillo Medeot, che parla del “giallo archeologico di San Lorenzo”.
«È molto probabile che la necropoli si estenda oltre e si celi nei pressi dello scavo. Chissà che ulteriori lavori non rivelino qualche altra sorpresa», auspica Musina. La cittadina ha mantenuto inalterata la struttura originaria, come anche documentato dalle mappe austro-ungariche, che mostrano poche case senza sostanziali modifiche. È solo nel Novecento inoltrato che San Lorenzo conoscerà l’espansione edilizia. «Una scoperta importante che aiuta a contestualizzare l’abitato – spiega l’archeologa Federica Codromaz - che si sapeva esistesse almeno dall’XI secolo. Questi reperti lo retrodatano a epoca alto-medievale. Non possiamo avere una certezza assoluta sulla datazione delle tombe, ma con buona approssimazione sono databili attorno al Settimo secolo».
A essere rinvenute stavolta, tre sepolture con tre diversi corpi distanti e appartenenti a tre tombe diverse. «Sono tre sepolture in pessimo stato di conservazione – specifica l’archeologo Dario Innocenti - Non solo per la tipologia di suolo e per i secoli, ma perché erano nel centro del paese, a testimonianza di un luogo di transito e di sepoltura». Con l’avvento delle normative napoleoniche, per motivi igienico-sanitari venne vietata la sepoltura nei centri abitati e i cimiteri traslati a poca distanza. Lasciando tuttavia sul posto le tombe dimenticate nella terra. Come quelle rinvenute sotto la magnolia, a un metro e venti rispetto al piano stradale.
Tre individui diversi: una donna adulta, un soggetto di cui non è identificabile il sesso e frammenti che rivelano la presenza di un bambino o una bambina di circa dieci anni. Tutti erano stati sepolti supini, rivelando possa trattarsi di sepolture alto-medievali, equidistanti l’una dall’altra. «Probabilmente siamo di fronte a una necropoli con tre tombe, attestata da un monolite di 60-70 centimetri, un segnacolo», chiarisce Innocenti alludendo a una lastra disseppellita insieme ai frammenti, non dissimile dalle lapidi odierne.
Una scoperta decisiva, che insieme ai due oggetti rinvenuti - il frammento di un pettine d’osso e una fibula – consentono di retrodatare il centro abitato al primo Alto Medioevo. «Il carbonio 14 non fornisce un anno esatto, ma un range di secoli – mette in chiaro Musina – Se non ci fossero stati questi oggetti non saremmo riusciti a datare i resti». Tumuli verosimilmente di origine longobarda per l’equilibrio nella disposizione. «La supposizione che siano longobardi viene dall’ordine delle tombe», collocate in uno spazio preciso secondo l’usanza della popolazione germanica, esplicita Codromaz.
«Quello che finora sapevamo di San Lorenzo è che esistesse almeno dall’XI secolo, grazie a un documento del patriarca di Aquileia in cui si accenna a una donazione datata 1083, in cui si nomina un piccolo centro abitato, una “piccola villa”», ancora l’archeologa. Ora, le tombe scoperte testimoniano come gl’insediamenti abitati fossero presenti già qualche secolo prima. «Intanto collocheremo una targa dove abbiamo rinvenuto le ossa. Oggi ritroviamo una storia che va lontano nel tempo», conclude il sindaco. “Amabili resti” riaffiorati dal passato, con cui San Lorenzo ha potuto riscrivere la propria storia.
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