il progetto
Ridisegnare piazza Transalpina, i due architetti contro il bando Gect
I due, padri del restyling del 2003, presentano il loro progetto: «No all'edificio sul confine».
È stata più una presa di posizione civica, che una reale proposta per la sua realizzazione. Questa mattina, gli architetti Romano Schnabl e Roberto Daris hanno presentato al centro culturale Prologo di via Ascoli la loro idea su come trasformare piazza Transalpina, dopo le voci e i progetti susseguitesi da oltre un anno a questa parte. Una posizione, la loro, presa conoscendo bene l’area: Schnabl è stato infatti il vincitore del concorso lanciato nel 2003 per ridisegnare l’area di confine, ideando il mosaico di pietra oggi presente.
All’epoca, a spingere le due amministrazioni comunali fu Romano Prodi nella veste di presidente della Commissione, velocizzando i tempi per poter arrivare pronti alla cerimonia d’ingresso della Slovenia nell’Unione europea. Sarebbe successo da lì a un anno, mentre oggi i tempi sono sicuramente più ampi ma comunque stringenti. E quanto fatto finora non convince i professionisti, anzi i due hanno puntato più volte il dito contro quanto emerso: dapprima verso il primo concorso, quindi sul vincitore e poi la marcia indietro.
Nella loro visione, porre un edificio sul confine - ossia l’Epicenter - è la soluzione sbagliata. Se si vuole fare qualcosa di condiviso a cavallo della frontiera, hanno studiato una possibile arena per concerti più a nord, verso il valico di Salcano, dove potrebbero trovare posto fino a 5mila spettatori. Per il resto, hanno guardato alla fascia confinaria non solo sulla Transalpina ma in tutta la sua estensione cittadina, trovando un unico punto di congiunzione tra le due città: il verde da Castagnevizza al castello.
Per il resto, ha evidenziato Schnabl, le due Gorizie sono policentriche per come si sono sviluppate nel corso della storia. Inutile, per il loro punto di vista, cercare di creare un punto di aggregazione unico tra queste, quindi. Ricordando l’idea originale della “sua” piazza a inizio Duemila, ha evidenziato che ai lati del rosone si sarebbe dovuta creare una rotonda circolabile in auto, mentre ora il focus è più legato a preservarne il verde, con dei parchi ai lati e delle zone pedonali dove poter svolgere degli eventi.
Sulla conservazione del muretto che fino a poco tempo fa reggeva la rete, inoltre, “può essere abbattuto ma deve rimanere la presenza della traccia confinaria”. La loro idea, quindi, è quella di rialzare la pavimentazione a livello del mosaico, che riproduce simbolicamente l’esplosione del cippo confinario che era posto sulla piazza. Non parteciperanno comunque alla seconda gara promossa dal Gect, né lo avevano fatto con la prima: “Quel bando è una presa in giro”, accusando che si vuole riaffiorare il tutto a chi aveva già vinto.
Si tratta dello studio romano BAN Carmelo Baglivo e Laura Negrini, con il piano tanto criticato dall’opinione pubblica. Una soluzione che aveva incassato il primo premio da 35mila euro, salvo però essere bocciato dalle stesse amministrazioni locali perché ritenuto irrealizzabile. Il 20 settembre scadranno i termini per avanzare la propria candidatura, dopo di ché il Gect affiderà il compito di stipulare un accordo-protocollo per regolamentare gli aspetti patrimoniali e finanziari tra i due Comuni, nonché la gestione dell’opera.
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