Gorizia, rete per combattere i disturbi alimentari: sostegno alla Fenice

Gorizia, rete per combattere i disturbi alimentari: sostegno alla Fenice

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Gorizia, rete per combattere i disturbi alimentari: sostegno alla Fenice

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 27 Lug 2023
Copertina per Gorizia, rete per combattere i disturbi alimentari: sostegno alla Fenice

Nella nostra regione sono stati più di 1200 i pazienti presi in carico dai servizi attivi, si è abbassata l’età di insorgenza delle malattie.

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Malattie su cui grava il fardello dello stigma sociale, pronto a condannare pazienti e famiglie come se i disturbi del comportamento alimentare fossero patologie per le quali non c’è una causa ma una colpa. Eppure la gravità di queste malattie si può facilmente comprendere guardando i numeri, con circa 250 nuovi accessi ai centri di cura del Friuli Venezia Giulia nel 2022. Importante, quindi intervenire, come spiegato oggi a Gorizia: sia attraverso le strutture sanitarie sia attraverso associazioni come la Fenice Fvg.

Questa dal 2008 affianca pazienti e famiglie in quello che è un iter lungo e spesso reso più faticoso dalla difficoltà di accesso alle cure. E allora gli interventi a favore dei dca possono prendere anche una piega diversa e originale grazie al supporto di altre realtà associative del territorio che decidono di fare rete per costruire qualcosa di positivo per la collettività. Ecco quindi che, a luglio, il sodalizio goriziano “50 e più”, costola della Confcommercio che si occupa prevalentemente di servizi agli anziani, decide di partecipare al mercatino promosso dall’associazione Nuovo Lavoro ogni seconda domenica del mese.

Il tutto con l’obiettivo di raccogliere dei fondi a favore di un’associazione del territorio. Interpellata l’assessore comunale al welfare al fine di suggerire a quale sodalizio indirizzare i contributi raccolti, Silvana Romano indica appunto la Fenice nella consapevolezza della gravità di problematiche che abbisognano di interventi rapidi, competenti e puntuali per poter essere risolte senza strascichi sulla qualità della vita delle persone coinvolte. Ma, come ha spigato il presidente di “50 e più” Enzo Comelli, la loro iniziativa non si è risolta in una silenziosa e pacata raccolta fondi.

Assieme ad altri amici fra cui Ennio Chiaruttini e Franco Glessi, hanno posato un cappello a terra, imbracciato gli strumenti e schiarito la voce per dare il la – è il caso di dirlo – all’esibizione di Cabaret Goriziano, gruppo di mattacchioni come li ha definito lo stesso Comelli che svolge la propria attività sotto l’egida dell’associazione da lui presieduta. Il divertimento dei partecipanti si è riverberato sui cittadini e sono così stati raccolti 109 euro a cui il sodalizio ha aggiunto di propria tasca 50 euro. Il contributo donato alla Fenice, cui si somma una donazione raccolta da Inner Wheel negli scorsi mesi, verrà immediatamente utilizzato per l’acquisto di sedie e tavoli.

Queste andranno ad arredare le sale per i pasti condivisi ricavate all’interno del centro diurno del San Polo di Monfalcone, inaugurato lo scorso marzo proprio per ospitare e prendere in carico a 360 gradi i pazienti affetti da dca. «I numeri sono cresciuti soprattutto durante e nel periodo post pandemia – specifica la presidente della Fenice Donatella Martini. I casi registrano pure una maggiore gravità e si è abbassata l’età di insorgenza delle malattie non solo in Fvg, ma in tutta Italia.

Nella nostra regione sono stati più di 1200 i pazienti presi in carico dai servizi attivi a Monfalcone, Trieste, Udine, Palmanova e San Vito al Tagliamento ma non dobbiamo dimenticare che c’è un notevole sommerso di persone che non accedono ai centri per pudore o che non vengono prese in carico perché “scavalcate” da casi ritenuti più difficili». Un ulteriore problema, sanitario ma pure economico, è quello della necessità di avere dei centri residenziali sul territorio.

Prosegue infatti la presidente: «Spesso per la cura sono necessari dei ricoveri in strutture specializzate che in regione mancano e quelle presenti in Veneto, per esempio a Portogruaro, non accolgono persone del Friuli Venezia Giulia per motivi di pertinenza territoriale. Il risultato è che spesso le famiglie sono costrette a rivolgersi a centri sparsi in tutta Italia, dove i pazienti restano anche per 8 mesi, spesso allontanandosi dalla famiglia, altre volte costringendo la famiglia a trasferirsi».

Un sistema di cure decoroso e dignitoso richiederebbe l’apertura di strutture residenziali in Regione e Gorizia sta premendo per questo attraverso il Comune. Dichiara infatti l’assessore Romano: «Già qualche anno fa la cooperativa Il Mosaico ha presentato un progetto per la provincia di Gorizia. Ho parlato con il vicepresidente della Regione Riccardi e mi ha assicurato che si sta lavorando per realizzare una struttura in ogni azienda sanitaria regionale. Per quanto riguarda Asugi, il prossimo giovedì incontrerò il direttore Poggiana e sosterrò l’idea di aprire il centro residenziale a Gorizia, dove la struttura fisicamente esiste già e potrebbe essere avviato nel giro di un mese e mezzo circa».

«Al momento non posso rivelare dove si è pensato di realizzare il centro ma sarebbe una realtà importante, di riferimento anche per i pazienti dell’area triestina». Nell’attesa di un pronunciamento da parte della Regione che ci si augura rapido e in grado di superare campanilismi inutili quando a pagarne è la salute dei cittadini (è di questi giorni una querelle sull’argomento fra le aziende sanitarie di Pordenone e Udine), sempre su iniziativa della Fenice nelle farmacie comunali si potrà avere un’indicazione sui centri di riferimento per i dca della regione grazie al progetto Sos Disturbi alimentari.

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