la cerimonia
Il Resurrexit ritorna a San Rocco, in 200 celebrano in cammino la Pasqua
Il ritorno della processione, percorso più corto ma molto partecipato per rinnovare il rito.
Erano ormai due anni che San Rocco non tornava a celebrare la Pasqua con il rito tradizione, il Resurrexit. Dopo la Via crucis del Venerdì santo, a Gorizia si è rinnovata anche questa processione nel borgo friulanofono, con circa 200 persone che non hanno voluto mancare al cammino per le strade della zona. A guidare il percorso è stato don Ruggero Di Piazza, con un itinerario più corto rispetto ai due storici che toccano anche altri punti della zona. Questa volta, si è deciso invece di concentrarsi su via Vittorio Veneto, partendo e tornando dalla chiesa di San Rocco nel mezzo delle due messe mattutine.
La cerimonia risale alla fine dell’Ottocento, diventando ben presto un appuntamento fisso per la comunità del quartiere e non solo. Ad arricchire il cammino è stata la musica della banda rionale, che ha portato le note per le strade dalle 9.30 per circa un’oretta, trovando più di qualche residente della zona affacciato alle finestre per assistere allo spettacolo. Altre abitazioni, però, hanno visto il deserto: dettaglio non sfuggito agli occhi del sacerdote, che ha evidenziato nel suo discorso durante il tragitto la necessità di tornare a un senso di comunità e la tutela da parte delle istituzioni delle diverse realtà.
Sotto il baldacchino, risalente al 1932, ha trovato posto l'ostensorio antico di San Rocco. Opera in stile barocco in seta con ricami in oro, la struttura è stata sorretta dai volontari, che hanno dato modo di ammirare le decorazioni dei medaglioni rappresentanti i quattro Evangelisti e recante sui soffitto l’immagine di Cristo Re. Le aste per sostenerlo furono fornite dalla ditta Francesco Leban. Dopo aver attraversato parte del viale, in parte chiuso al traffico dalla polizia locale durante la cerimonia, la festa è ritornata in chiesa, dove il coro ha cantato l’opera del maestro Seghizzi, a cent’anni dalla sua scrittura.
"Se riuscissimo a vivere da risorti - le parole di don Ruggero affidate al bolletino Mattone su mattone -, nuovi nei modi e nella forma, credenti in una vita rinnovata, tesa verso un futuro sempre creativo, quante cose belle potremmo fare e quanta veridicità sapremmo esprimere nella nostra vita. E c'è tanto bisogno di persone vere, credenti e appassionate, donate al bene di tutti, non solo di sé. Questo fa l'amore ed è un vero miracolo, ora che siamo immersi in quel mare di violenza e di cattiveria che va sotto il nome di guerra. Bisogna rompere la catena di brutalità e di cattiveria che avvelena la vita di tante persone, non solo in Ucraina".
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