in basilica
La reliquia della Croce di Gesù sull'altare a Grado, quel frammento del sacrificio

Per l’occasione, bambini e ragazzi di Grado sono invitati a portare con sé i propri zaini di scuola per la benedizione. La storia della reliquia.
Scalzo e vestito da pellegrino in segno di penitenza, l’imperatore Eraclio entrò a Gerusalemme nel marzo del 630 d.C. riportando agli abitanti la Vera Croce. Fu grazie alla sconfitta dei persiani alla fine nel 628 che riuscì a riportarla al popolo di appartenenza, ma la leggenda vuole che Sant’Elena la separasse in più frammenti, uno dei quali venne portato a Grado dallo stesso Eraclio al Patriarca Primigenio. Storia o leggenda che sia, ogni anno la Chiesa cattolica – ma anche protestante e ortodossa – celebra l’Esaltazione della Croce.
In Oriente la data del quattordici settembre viene vissuta con la solennità paragonabile alla nostra Pasqua, e con lo stesso sentimento viene percepita a Grado, dove nella Basilica di Sant’Eufemia è custodita la reliquia donata da Eraclio. «Dopodomani (sabato 14 settembre, ndr) è la festa dell’Esaltazione, e noi ogni anno esponiamo la reliquia», racconta monsignor Paolo Nutarelli, parrocco dell'isola, mentre sistema i tabelloni della Mostra internazionale dei miracoli eucaristici, ideata da Carlo Acutis e inaugurata l’otto settembre.
Quella di Carlo è una piccola storia di beatificazione, che in qualche modo s’interseca con il prossimo evento in programma l’indomani, perché la mostra proposta dalla diocesi di Vittorio Veneto sarà visitabile fino a domenica, quando ancora verrà esposta la reliquia. Tornando al sacro frammento, secondo la tradizione Costantino fece costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul sepolcro di Cristo, la cui dedicazione avvenne il 13 settembre del 335 d.C.. Secoli di storia si stagliano fra le arcate della basilica, ma ancora si ricorda come data il giorno seguente, quando si richiamò il popolo al significato profondo delle due chiese erette, mostrando ciò che restava del legno della Croce.
Da allora fu stabilita come data di celebrazione il quattordici, a memoria del simbolo ecclesiale e al contempo della vittoria di Eraclio sui persiani. La croce, «già strumento del più terribile dei supplizi, per il cristiano è l’albero della vita, il trono, l’Altare delle nuova Allenza», si legge sul bollettino di Sant’Eufemia dell’anno scorso. A raccontare di Eraclio fu anche il rinascimentale Piero della Francesca, che nella cappella maggiore della chiesa di San Francesco ad Arezzo dipinse l’imperatore attraverso la narrazione delle “Storie della Vera croce”. L’affresco riporta la storia del legno servito per costruire la croce dove venne crocifisso Gesù, e gli episodi sono tratti dalla “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine.
«La reliquia della Santa Croce è una reliquia che la comunità di Grado ha ricevuto in dono quando qui avevamo il Patriarca – prosegue Don Paolo – E l’imperatore Eraclio donò al Patriarca di Grado questa insigne reliquia, che è un frammento della Santa Croce». Una croce che è anche «segno della signoria di Cristo su coloro che, nel Battesimo, sono configurati a lui nella morte e nella gloria», come viene riportato nella Lettera ai Romani e nel volantino ecclesiale. «Questa reliquia, alla quale siamo molto devoti, si trova a far parte del nostro tesoro – rimarca Don Paolo – Due volte all’anno, il Venerdì Santo e il 14 settembre, che ricorre la festa liturgica dell’Esaltazione delle croce, viene esposta per la preghiera dei fedeli».
Due le date da ricordare: sabato 14 e domenica 15 settembre, quando sarà possibile ammirare la santa reliquia. Numerosi i fedeli che entrano nella basilica di Campo Patriarca Elia, per ammirarla e pregare. «Viene tanta gente – osserva Don Paolo – Domani (sabato, ndr) verrà messa fuori dalle 17 in poi». La Stauroteca verrà esposta anche nella mattina di domenica quindici, dalle ore 8 alle ore 11. Da non dimenticare l’appuntamento concomitante della benedizione degli zaini, che avverrà domenica durante la messa delle 11.30. Per l’occasione bambini e ragazzi di Grado sono invitati a portare con sé i propri zaini di scuola, così da ricevere un gesto simbolico nel segno del nuovo anno scolastico.
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