lo studio
Antimafia, la relazione sul Fvg: possibile interesse su cantieri di Monfalcone

Nell’estremo Nordest, certifica la Dia, si è registrata «la presenza e l’operatività di soggetti riconducibili alle storiche e strutturate organizzazioni criminali».
Arriva la relazione semestrale dell’Antimafia, presentata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, relativa all’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia nel primo semestre del 2023. Un documento che analizza tutto il territorio nazionale, regione per regione, incluso il Friuli Venezia Giulia e le singole aree provinciali. Nell’estremo Nordest, certifica la Dia, si è quindi registrata già in passato «la presenza e l’operatività di soggetti riconducibili alle storiche e strutturate organizzazioni criminali, quali ‘ndrangheta, cosa nostra, camorra e la criminalità pugliese».
In ogni caso, non sono «mai state riscontrate nella Regione strutture radicate delle stesse» rileva l’analisi. Per quanto riguarda la provincia di Gorizia, qui «non si registra la presenza di organizzazioni criminali di tipo mafioso. Tuttavia, la vivacità economica del territorio che annovera, tra le realtà imprenditoriali più importanti, i cantieri navali di Monfalcone, potrebbe suscitare, come accaduto nel passato, l’interesse di soggetti collegati alla criminalità organizzata». Il riferimento è all’operazione Darsena 2 della Dia di Palermo.
In quell’occasione, nel 2013, emerso tentativi di infiltrazione, in diversi appalti del polo cantieristico, di un imprenditore di Palermo vicino a Cosa nostra. Vennero arrestati 7 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e di reimpiego di capitali illeciti. La relazione ricorda poi il fatto che, il 12 agosto 2022, è stato eseguito un provvedimento cautelare da parte del Gip del Tribunale di Venezia nei confronti di nove soggetti ritenuti responsabili di traffico e gestione illecita di rifiuti, con lo stoccaggio e abbandono di rifiuti anche a Monfalcone.
L’attività investigativa aveva disvelato come l’organizzazione criminale, con proiezioni sia transnazionali (Slovenia, Croazia e Ungheria) che in Lombardia e in altre provincie del Veneto, riceveva, trasportava, gestiva e smaltiva «...abusivamente ingenti quantità di rifiuti costituiti prevalentemente da gomma e plastica, nonché scarti di pelle e imballaggi pericolosi…», stoccandoli e abbandonandoli in capannoni industriali situati anche nei comuni di Borgo Veneto (Padova) e Remanzacco (Udine).
È comunque Trieste la provincia con l’analisi più dettagliata del fenomeno: «Seppur non in forma stanziale, la presenza sul territorio di organizzazioni criminali di tipo mafioso, impegnate a commettere svariati illeciti e a permeare un florido tessuto economico come quello triestino, è stata appurata da pregresse attività di indagine».
Anche Udine «è stata interessata all’attivismo di vere e proprie proiezioni di storici sodalizi, quali ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra. Risulta, inoltre, l’operatività sul territorio di alcuni gruppi delinquenziali, composti perlopiù da cittadini stranieri, attivi in vari settori criminali».
Se anche in provincia di Pordenone, «nel semestre, non è stata riscontrata la presenza di soggetti legati alle storiche consorterie di tipo mafioso», la relazione ricorda che «pregresse attività investigative hanno appurato l’operatività di organizzazioni criminali differenti. Ci si riferisce, in particolare, alla criminalità organizzata siciliana, operante anche nel settore edile nonché l’operatività di criminali pugliesi attivi nel narcotraffico.Sul territorio si riscontra, inoltre, la presenza di sodalizi criminali stranieri, dediti prevalentemente al traffico di stupefacenti».
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