I COMMENTI
Le reazioni dopo il Ramadan a Monfalcone, tra desiderio d'inclusione e timori per la Sharia

Un «momento di dialogo interreligioso, forte unità e rispetto» per il consigliere Bhuiyan. Le tesi di Cisint e Fasan su Islam radicale e «svendita dei valori cittadini» della sinistra. Visita in città per l'eurodeputata Sardone.
Nell'ultima domenica di marzo, ovvero l’altro ieri, le comunità islamiche monfalconesi hanno celebrato la fine del Ramadan nella festa di Eid Al Fitr, celebrata in tutto il mondo musulmano. Più di tremila sono stati i fedeli recatisi in preghiera tra via Primo Maggio, il centro Darus Saalam di via Duca d'Aosta e l’oratorio di San Michele, per uno svolgimento che non ha causato alcun problema di ordine pubblico se non, come riferito dalla nostra cronaca, alcuni rallentamenti al traffico.
Un «momento di forte unità e rispetto», lo ha definito il consigliere comunale uscente Sani Bhuiyan, ringraziando in una nota «tutte le persone che hanno partecipato numerose alla preghiera» e il parroco don Flavio Zanetti «che con grande apertura ha reso possibile questo momento di condivisione». Un gesto, quello del prete, che secondo il consigliere fa da esempio concreto «di come il dialogo interreligioso possa favorire la convivenza pacifica e il rispetto reciproco».
«Ciò che è emerso con chiarezza è il desiderio di separare la religione dalla politica – continua Bhuiyan - sempre più persone sono stanche di vedere la fede utilizzata per fini politici e hanno dimostrato, con la loro presenza, che i luoghi di culto e di cultura devono rimanere spazi liberi da strumentalizzazioni». «L’incontro di San Michele ha lanciato un messaggio chiaro – conclude il consigliere - c’è una forte volontà di costruire una società più inclusiva, dove fede, cultura e diritti possano coesistere armoniosamente, senza divisioni e senza strumentalizzazioni».
Mentre cominciava il terzo turno di preghiera delle comunità, però, in centro città “andava in onda” tutt’altro dibattito. In conferenza stampa nella sala della biblioteca, infatti, l’ex sindaca Anna Maria Cisint e l'eurodeputata Silvia Sardone hanno riproposto il tema dell’islam radicale. «Non possiamo permettere che la nostra città e l'Italia diventino terra di conquista dell'islamizzazione radicale – così l’europarlamentare monfalconese - chi minimizza tale fenomeno si rende complice di un pericolo concreto».
Da qui, le accuse già udite durante questa difficile campagna elettorale alla sinistra monfalconese, rea di «aver creato le condizioni affinché nascesse un partito islamico che punta ad aprire moschee senza alcun controllo e a normalizzare pratiche come la copertura integrale delle donne, perfino delle bambine. Ora studia alleanze in caso di ballottaggio, rendendosi complice dell'ingresso della Sharia per la porta principale». Secondo Sardone, invece il pericolo legato alla religione islamica sta nell’assenza di un accordo con lo Stato: «A differenza di altre confessioni, l'Islam in Italia non è regolamentato. Questo significa che non vi è alcun controllo sugli Imam, sui finanziamenti e sui contenuti diffusi nei centri culturali islamici».
Insomma, ciò che la destra monfalconese pare aver udito anche nei canti di preghiera di Eid Al Fitr è l'eco della radicalizzazione musulmana. Una musica a loro parere pericolosa, alla quale hanno voluto controbattere riproponendo i ritornelli già noti della loro campagna elettorale sul tema, senza risparmiare rinnovate accuse alla sinistra. Si riallacciano infatti alle dichiarazioni di Cisint anche quelle del candidato sindaco Luca Fasan, il quale torna sulle posizioni della sinistra accusandola di «aver già dimostrato, in più occasioni, di non avere una posizione chiara sulle questioni fondamentali della sicurezza e dell’integrazione» e addirittura di «essere pronta a svendere i valori cittadini pur di raccogliere consensi».
Foto Salvatore Ferrara
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