DOCUFILM
Tra radici e memoria, viaggio nel backstage del corto di Andrea Benato

Il videomaker presenterà il lavoro durante èStoria. Un tuffo nel passato e nella storia del territorio e della propria gente in 'Ritorno a Gorizia'.
Il breviario fra le mani, il parroco risponde a una giovane innanzi alla scalinata del Duomo di Gorizia poco prima che si concluda la messa domenicale. Più in là attendono due giovani soldati con la divisa dell’esercito austriaco, appartenenti al 47° Reggimento di stanza a Gorizia, a restituire l’ambientazione immediatamente precedente la Sesta battaglia dell’Isonzo. È il tuffo nel tempo offerto dal backstage del cortometraggio “Ritorno a Gorizia”, per il quale prima della sfilata dei carri di Carnevale sono state girate alcune scene nella cornice di Corte Sant’Ilario. Il lavoro verrà proiettato durante la XXI edizione di èStoria incentrata sul fil rouge delle “Città”.
«Questo progetto nasce per il festival èStoria – racconta il videomaker Andrea Benato – con cui collaboriamo assieme al gruppo di rievocazione Il Nuovo Fronte e Mitteldream da alcuni anni. Partecipiamo per raccontare la storia locale e in particolare quella della Prima guerra mondiale. Il tema di quest’anno è “Città”, quindi abbiamo pensato che, visto il tema e l’anno in cui si celebra la Capitale europea della cultura con Gorizia e Nova Gorica, si potesse realizzare un cortometraggio per raccontare gli eventi di questi territori».
Benato, assistente di produzione per diversi lungometraggi Rai, è anche autore insieme a Marco Scattolini del docudrama “Le ultime voci della Grande guerra”, vincitore del Los Angeles Film Award e del Ponza Film Award, poi selezionato al Caorle Film Festival e all’History International Film Festival austriaco (2023). Un prezioso documentario che racchiude una trentina delle settanta interviste estrapolate dal libro “Gli ultimi. I ricordi dei testimoni viventi della Prima guerra mondiale a cent’anni dalla fine”, scritto dallo stesso regista.
Ambientato sul piano del presente ma con continui rimandi agli eventi che furono, l’intreccio del suo ultimo lavoro ruota intorno alla protagonista, intenta a scavare nelle proprie radici e in quelle vicissitudini familiari comuni a molti goriziani. Un viaggio indietro nel passato che la condurrà a inseguire le orme lasciate dalla bisnonna, fino a tornare in quella città dove per anni hanno vissuto i suoi antenati.
«La storia si sviluppa sul personaggio di una ragazza di fantasia alla ricerca delle origini della propria famiglia che intende tornare nella città dei propri avi alla scoperta di quanto accadde alla bisnonna durante la Prima guerra mondiale. La ragazza ritrova una lettera della bisnonna – racconta il presidente del gruppo Il nuovo fronte, Fabio Lazzaro – vissuta a Gorizia durante la Prima guerra mondiale».
Al presente s’intersecano i flashback dei profughi allontanati da Gorizia prima dell’occupazione italiana e dunque prima che il generale Cadorna si lanciasse nella controffensiva sul Sabotino, allargandosi al monte San Michele e San Martino del Carso nell’agosto del 1916 fino a sconfiggere gli austro-ungarici e finalmente riconquistare la città. Vicende intrecciate a quelle degli abitanti, narrate nel cortometraggio con un cast dominato da Alberio Castellarin, già comparsa in diverse fiction Rai, e dall’ attrice esordiente Roberta Pradissitto.
«Questo è il terzo anno che partecipiamo a èStoria con i cortometraggi – spiega Lazzaro - oltre a un documentario che abbiamo realizzato basandoci su un libro di Andrea. Alberio ricopre il ruolo del parroco che cerca negli archivi storici della parrocchia le informazioni sulla bisnonna da fornire alla ragazza. Non abbiamo individuato una data precisa, ma il documentario è ambientato prima della presa di Gorizia», precisa. Dalla Corte Sant’Ilario la troupe si è poi spostata in piazza Transalpina - per coincidenza impegnata nella stessa mattina con un altro set – che è il luogo in cui si conclude la narrazione.
«Durante la mattinata eravamo anche a Villa Lantieri – aggiunge Lazzaro – con sette otto soldati austriaci e ragazze vestite da profughe in procinto di lasciare la città. Un’ambientazione perfetta, con un cortile interno rimasto identico a quello dei primi del Novecento. Per ora le riprese a Gorizia sono terminate, poi dovremo farne altre presso Portogruaro, a mostrare una casa con la soffitta, con la sagrestia o l’archivio storico di una chiesa». «È una storia universale – riflette Benato – che attraverso l’invenzione intende rappresentare tutte le altre storie, mostrando l’identità della famiglia e al contempo di un popolo». Per assurgere a simbolo di una città che nel passato ha diviso, ma che oggi unisce in un unico mosaico multicolore, dove ogni tassello trova la sua collocazione.
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