La rabbia dei cittadini per l'acciaieria in Laguna, oltre 24mila firmano

La rabbia dei cittadini per l'acciaieria in Laguna, oltre 24mila firmano

LA PETIZIONE

La rabbia dei cittadini per l'acciaieria in Laguna, oltre 24mila firmano

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 25 Lug 2023
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Oggi la manifestazione fuori dal Palazzo della Regione in piazza Oberdan, dito puntato sull'inquinamento che sarebbe provocato dall'impianto.

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Dopo le manifestazioni di protesta organizzate nelle varie località che si affacciano sul litorale, i comitati “Salviamo la Laguna-No acciaieria” sono giunti oggi poco prima delle ore 13 al Palazzo della Regione di piazza Oberdan a Trieste, dove è avvenuta la consegna della petizione popolare contro la realizzazione di un’acciaieria a San Giorgio di Nogaro. Questa eventualità, secondo il movimento ambientalista, avrebbe un impatto molto pericoloso sull’ambiente circostante e sulla costa, in maniera particolare quella di Marano Lagunare e Grado.

A prendere parte all’iniziativa c’erano molti cittadini provenienti dai comuni della rete “Natura 2000” cioè San Giorgio di Nogaro, Marano Lagunare, Grado, Carlino, Muzzana del Turgnano, Torviscosa, Precenicco, Palazzolo dello Stella, Terzo di Aquileia, Cervignano del Friuli, Aquileia e Lignano Sabbiadoro. Prima di prendere parte alla conferenza stampa ospitata nel palazzo regionale, i delegati dei cinque comitati promotori si sono riuniti con un centinaio di manifestanti che hanno fatto conoscere pubblicamente le loro posizioni.

Una volta terminato il sit-in, i rappresentanti dei comitati Gainpaolo Stel, Rossella Zentilin, Bernardo Della Ricca, Giovanni Iacuzzo, Aldevis Tibaldi e Grazia Attura, sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio Regionale, Mauro Bordin. All’incontro erano presenti anche i consiglieri regionali Furio Honsell, Rosaria Capozzi e Cristian Sergo. “Attraverso un’azione capillare ed una nutrita serie di incontri pubblici che hanno visto la partecipazione attiva di esperti di chiara fama e del mondo imprenditoriale – spiegano i referenti - nella popolazione si è consolidata la necessaria ed inderogabile decisione di impedire la realizzazione di un mega impianto siderurgico da volersi ubicare sul fronte lagunare”.

Per gli attivisti, la vicenda dell’acciaieria così come è emersa dagli atti ufficiali della regione, evidenzia una inaccettabile serie di decisioni assunte dall’esecutivo regionale nell’interesse di un soggetto privato, a dispetto dell’inconsistenza dei presupposti, delle reali necessità, degli impegni di spesa sostenuti da denaro pubblico, delle conseguenze ostative sul piano ambientale, sociale e patrimoniale, nonché l’esclusione della partecipazione attiva dei cittadini come espressa nella Costituzione Italiana. La proposta del polo siderurgico sulla laguna nasce dopo l’abbandono di un’ipotesi progettuale ubicata nel Golfo di Trieste.

"Senza le dovute garanzie – spiegano i comitati - la giunta regionale si sarebbe adoperata con impegni formali a sostenere la realizzazione di un impianto siderurgico di natura imprecisata e tuttavia considerata indispensabile all’economia regionale. Con tale presupposto si è immediatamente impegnata a realizzare con risorse pubbliche tutte le infrastrutture necessarie alla realizzazione dell’impianto siderurgico, sebbene a tutti gli effetti indefinito”.

Da ciò, sempre secondo i manifestanti, ne è derivata la volontà da parte della Regione di coinvolgere alcune amministrazioni locali per vantare la loro preventiva approvazione e nel contempo sono state stipulate convenzioni con gli Istituti universitari per una propedeutica dichiarazione di fattibilità delle infrastrutture necessarie. Valutato l’importo complessivo delle progettazioni e delle infrastrutture in circa 89 milioni di euro, nel corso dell’estate 2022, l’esecutivo ha assegnato i primi 20 milioni di euro, dei quali risultano già spesi un milione ed oltre.

In seguito, nel 2023, è stata recapitata alla Corte dei Conti una denuncia - e di recente, negli ultimi tre  mesi se ne stanno susseguendo, una dopo l’altra - delibere comunali da parte delle amministrazioni coinvolte che confermano il loro dissenso all’unanimità. In primis, a farlo, sono state quella di Marano Lagunare e quella di Grado, formalizzando in sede di consiglio comunale la loro ferma contrarietà a qualsiasi tipo di intervento siderurgico ed alle relative infrastrutture. La realizzazione dell’impianto a San Giorgio di Nogaro, comporterebbe la trasformazione dell’area denominata “Punta Sud”, quella sita nella zona industriale della città già dichiarata in passato zona sotto tutela ambientale.

Le ricadute poi, non si conteranno solamente sotto il profilo ambientale, ma anche dal punto di vista economico, sociale, della salute ed occupazionale. “L’impianto previsto avrà come caratteristiche significative di emissione di CO2, gas, polveri sottili e metalli pesanti con i loro noti effetti sulla salute – rivendicano ancora i comitati - ovvero sull’apparato respiratorio, cardiovascolare e sullo sviluppo di tumori. Come tacere poi sul dragaggio dei canali e della movimentazione di mercurio e di tutti gli altri prodotti chimici sversati nella laguna, di cui esistono ampie relazioni dell’Arpa Fvg su inquinamento da mercurio e inquinamento chimico".

Il tutto "oltre alle emissione di anidride carbonica e altri inquinanti legate al passaggio delle navi di elevato tonnellaggio e della cui pericolosità oramai c’è piena contezza da parte dell’organizzazione scientifiche e sanitarie”. E ancora: “Il problema, inevitabilmente andrebbe a ricadere non solo a discapito della salute pubblica, ma si presenterà come immediata conseguenza nel settore della pesca, del turismo e di tutte le attività produttive coinvolte nella filiera. Ne deriverebbero inoltre conseguenze gravissime su tutta la biodiversità di un’area, tutelata da ben due direttive europee”.

Le firme della petizione sono arrivate a 24.173. Di queste, la prima firmataria è stata Rossella Zentilin. “La raccolta firme non termina qui – afferma Grazia Attura, rappresentante del movimento per Grado – si andrà avanti fino a quando non ci saranno risposte chiare. Attendiamo che la politica tutta, rappresenti, come dovrebbe essere, gli interessi dei cittadini nella salvaguardia del territorio, e che rispetti e dia precedenza all’interesse pubblico nella tutela dei diritti della popolazione dinnanzi ad un interesse di natura privata”.

Da parte sua, il presidente Bordin ha preso atto da quanto espresso attraverso l’iniziativa popolare dei comitati e ha garantito che la classe politica regionale prenderà in esame la petizione e farà il possibile. Immediate sono state le reazioni politiche sul caso. “Le 24mila firme contro l'ipotesi di un’acciaieria nell’Aussa Corno dimostrano la legittima preoccupazione della popolazione e rafforzano la nostra posizione ribadita nel documento realizzato dal Pd con i territori”.

Ad affermarlo sono stati i consiglieri regionali del Pd Francesco Martines e Massimiliano Pozzo, che sono intervenuti a margine della protesta. “È necessario che la Giunta prenda atto della situazione e che si faccia carico di portare chiarezza finora mancata sulla situazione e quindi favorisca scelte rispettose nei confronti dei territori – aggiungono di dem - accanto ai cittadini, il Partito Democratico chiede trasparenza e coinvolgimento dei territori attraverso un documento programmatico in sei punti per garantire uno sviluppo industriale ed economico rispettoso della sostenibilità ambientale, sociale e culturale del territorio”.

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