Le onorificenze
Il Quirinale nomina otto nuovi cavalieri nel Goriziano
Insigniti del riconoscimento, tra i vari, la figlia di Pio Paternoster e il nipote di Domenico Trimboli. Entrambi furono internati nei lager nazisti in Germania.
Un «Paese unito e portatore di pace». Così ha definito l’Italia il presidente Mattarella, nel Giorno dell’Unità nazionale delle Forze armate. Ed è in questa giornata densa di significato che - nella Sala di rappresentanza del Palazzo del Governo di Gorizia - si è svolta nella serata di ieri, lunedì 4 novembre, la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, conferiti ai cittadini che si sono distinti in ambiti diversi, dalle scienze alle lettere, alle carriere civili o militari. «Come ha sottolineato lo stesso Mattarella è una cerimonia di grande importanza – sono le parole del prefetto Raffaele Ricciardi – è rilevante celebrarla il 4 novembre, in una giornata che racchiude valori diversi ed elementi di grande sensibilità».
E nel ricordare la presenza delle autorità durante la mattinata al sacrario militare di Redipuglia – con lo stesso presidente del senato La Russa – Ricciardi ha evidenziato l’importanza di commemorare «centomila soldati e oltre che persero la vita durante il Primo conflitto mondiale». Una morte che non si è consumata invano, poiché «sul loro sacrificio si è costruita la nostra nazione». Un Paese che possa guardare ancora a un futuro di pace e speranza, quella che fiorisce attraverso il germoglio dei cittadini benemeriti ai quali sono state consegnate le onorificenze.
«Oggi consegniamo questi riconoscimenti al fior fiore dei cittadini: quanti si sono spesi nel volontariato, ma anche sportivi, militari, imprenditori che rappresentano quello spaccato di società civile caratteristica del nostro territorio», ha ribadito il prefetto. Ricciardi ha simbolicamente voluto aprire la cerimonia nel ricordo dei deportati nei lager nazisti, come monito contro quelle atrocità e ferite insanabili che ogni guerra porta con sé. Prima a ricevere l’onorificenza è stata Cristina Paternoster in memoria del padre Pio internato a Lipsia, che riuscì a fuggire fortunosamente per poi conseguire la laurea e insegnare fino al termine della sua carriera. «Un’esperienza che lo ha segnato, perché si è sempre portato dentro questo trauma – racconta Cristina – Non avrei mai immaginato che dopo 80 anni potesse essere ricordato. Ringrazio il presidente dell’Aned Libero Tardivo». Alle sue memorie seguono le privazioni subite da Domenico Trimboli, la cui onorificenza viene consegnata al nipote Francesco Morgesi. «Diceva sempre che mangiava solo bucce di patate – racconta Morgesi – Di altro non parlava mai».
Avvenimenti di ottant’anni addietro, che riaffiorano al presente sovrapponendosi alle tragedie attuali nel cuore dell’Europa e in Medio Oriente. «Eventi dolorosi che sembrano lontani, ma che in realtà sono molto vicini a noi – ribadisce Ricciardi – Persone che non volevano raccontare quanto accaduto, da un lato perché il dolore era fortissimo, dall’altro per non turbare le sensibilità dei familiari». Fra i cittadini benemeriti presenti, si è scelto di premiare l’impegno e la costanza del goriziano Paolo Camossi, assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria nonché atleta di fama internazionale. Ex triplista, ex lunghista e allenatore di atletica leggera, Camossi è campione mondiale indoor del salto triplo, ma anche medaglia di bronzo agli Europei indoor di Gand e, fra gli innumerevoli titoli, finalista ai Giochi olimpici di Sidney del 2000. Presente alla consegna del diploma anche il sindaco di Savogna d’Isonzo Luca Pisk, cittadina della quale la famiglia del neocavaliere è originaria.
«Sono fiero di essere italiano – ha dichiarato Camossi – Non avrei mai pensato di meritare questa nomina. Sono orgoglioso per l’Italia e per il mio corpo di appartenenza». Non meno profondi i meriti di Dorino Fabris, al quale si riconosce il grande impegno nel sociale e nelle attività di volontariato. Vent’anni di insegnamento presso le scuole elementari, durante i quali ha realizzato campi estivi e corsi di educazione musicale, fondando nel 1970 il coro “Angelo Capello” e in seguito il coro “Le cicale”. Un riconoscimento nelle attività del sociale è stato assegnato anche a Gloria Giuricin, che si è impegnata a coordinare le attività durante l’emergenza pandemica, nonostante fosse ormai in quiescenza. «Voglio dedicare quest’onorificenza a tutti i pazienti che hanno rappresentato il senso della mia vita», ha chiosato con il sorriso.
All’ambito delle forniture ospedaliere appartiene invece Damijan Klanjscek, che ha contribuito allo sviluppo della radiologia in Bosnia Erzegovina, svolgendo poi un ruolo essenziale nell’integrazione fra comunità italiana e slovena. Il successivo diploma è stato consegnato a Ivaldi Lorenzon, premiato per il grande impegno solidaristico portato sul territorio. «Gli operai sono in gamba, forse più bravi di me», ha ammesso con modestia. A chiudere la cerimonia è stato il titolo riconosciuto al tenente colonnello Massimiliano Fioretti. Pur risedendo a Palmanova, Fioretti è molto legato all’Isontino in veste di direttore del sacrario di Redipuglia – del quale ha curato le visite da parte delle autorità coordinando gli eventi – Una lunga carriera militare durante la quale ha partecipato a operazioni di peacekeeping in Bosnia, oltre che a progetti culturali della proloco di Fogliano volti a valorizzare il patrimonio storico della Grande guerra.
«Mio nonno venne a combattere durante la Prima guerra mondiale partendo da Jesi – racconta con voce rotta dall’emozione – L’altro mio nonno era partigiano. Il mio papà era colonnello, e giunse a Gorizia nel ’54. Oggi questo riconoscimento lo dedico a loro, e a tutti i caduti». «Credo che la sincera commozione di Fioretti, “rude militare”, renda l’idea di quanto possa esserci dietro il conferimento delle onorificenze» commenta concludendo il prefetto il quale, nel rivolgersi ai cavalieri rimarca come «da qui in avanti per voi inizia un altro compito. Quello di spiegare il vostro sforzo ad amici, colleghi o a chi vi sta accanto. Affinché possa essere un punto di arrivo per un impegno sempre maggiore».
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