Quando l'arte contemporanea toccò la Bassa Friulana degli anni '50

Quando l'arte contemporanea toccò la Bassa Friulana degli anni '50

A Visco

Quando l'arte contemporanea toccò la Bassa Friulana degli anni '50

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 21 Feb 2022
Copertina per Quando l'arte contemporanea toccò la Bassa Friulana degli anni '50

Di quegli affreschi non rimane più traccia ma si tratta della prima ventata di nuove espressioni artistiche anche nel Friuli del secondo dopoguerra.

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Alessandra Pittini l’avevo “conosciuta” per le sue figure di apostoli affrescate (5 m. x 1,5) sul muro dell’abside, e un grande San Martino a cavallo che illuminava una tela nella chiesa dei militari a Borgo Piave (Visco). Per me, bambino di otto anni, perduto tra la folla il giorno della inaugurazione (era il 1952), tutto era incredibilmente nuovo. Non immagini definite anatomicamente: campi di colore; forme appena delineate…

La gente mi pare scuotesse la testa: mai si era visto nulla del genere; l’arte contemporanea aveva ancora bisogno di tempo e di mediazione. Quella ventata di novità nella Bassa friulana, portata da tre ventenni (e donne!) non ha quasi lasciato traccia. In anni recenti, la chiesa è stata demolita dai militari; affreschi finiti, scomparsa la tela.

Di quelle tre giovani promesse (le altre due erano Carmen Micon e Paola Martano), arrivate da un’Accademia di Venezia di colte avanguardie, rimangono i giudizi in un “Gazzettino” di quasi settant’anni fa. Ne parlava un critico che guardava lontano (era siglato R. J. Si trattava probabilmente di Roberto Joos , Gorizia 1926 – San Donà di Piave 1998), ma capiva la rottura con la tradizione. Giovane promessa nella pittura, “piglio forte, aggressivo, d’artista dotatissima” (Gastone Breddo), dopo alcune personali, la Pittini prende altre vie come imprenditrice industriale. Riemerge un anno fa: a Venezia (per le Edizioni del Leone), con la raccolta di poesie “Sottovoce”. Non è casualità Venezia: studi musicali di violino, l’Accademia, l’incanto avvolgente e totale di una città sintesi di mondi, epoche; capace di caleidoscopiche creazioni. La copertina, con un disegno dell’artista (ma da nessuna parte è scritto che è suo), accenna all’enigma, alla storia, alla tradizione, alla contemporaneità. Cinquantaquattro poesie; pittura e musica sono immediatamente avvertibili in versi che accendono sinestesie, non costruite per alessandrinismi di maniera, ma nate da una tavolozza e corde di rara vitalità. Gli aspetti formali, in questi versi liberi, non sono secondari; forse solo chi sa leggere il colore e non è ignaro dei suoni, può arrivare ai contenuti. Il colore non domina il verso, lo fa vibrare fino a far giungere al lettore idee, pensieri lirici trattenuti per non apparire confessioni. È la vita ad innervare la poesia, non per banalizzare sé stessi e rendersi comprensibili, ma il presentarsi con ansie, delusioni, noie, amori, speranze, entusiasmi, tragedie, attese, scoperte di tutti i giorni. Alcuni momenti chiave per ogni vita, poi le sensazioni che si vivono e si dimenticano, che si avvertono, ma che solo gli artisti – mediatori tra l’anima, il mondo e la mente – possono raffigurare. Alessandra Pittini, con questa prima raccolta di poesie, ha cominciato a scrivere, ha ripreso a suonare e, soprattutto a dipingere: “È freddo e grigio/fuori/ma io vedo/attraverso le lacrime/un arcobaleno di/colori in fiore!”; “là fuori/il cielo continuava/celeste…”; “Aria che si distende e si allarga/in lago celeste senza onda e/senza confini…”; “Grecia mi hai accecato./Ci sono occhi nelle tue ombre/e divinità segrete vivono in mare, /musica antica esce dalle rocce accese…”; “e avanzava bianco di neve/sul rosso di foglie/macerate nell’erba spenta…”; “Il lamento degli abeti vola/sui faggi incendiati e senza pace/percorre gli asfalti neri./Dolore bianco sull’erba…”.

La tavolozza riprende i colori che esplodono, fantasmagorici, in uno spirituale “Rosso a Venezia”. Il violino risuona: “Sento il silenzio/della solitudine/invadermi e/diventare musica:/il cuore è in ascolto/dentro di me”. “Le parole sottovoce/si troveranno da sole/scambiandosi pensieri/letti negli occhi che sempre/hanno ricordato…”.


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