La rabbia dei cittadini sulla sanità torna in piazza a Gorizia, «aspettiamo risposte»

La rabbia dei cittadini sulla sanità torna in piazza a Gorizia, «aspettiamo risposte»

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La rabbia dei cittadini sulla sanità torna in piazza a Gorizia, «aspettiamo risposte»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 13 Apr 2024
Copertina per La rabbia dei cittadini sulla sanità torna in piazza a Gorizia, «aspettiamo risposte»

La nuova manifestazione questa mattina in piazza sotto il municipio, l'invito dal consigliere comunale Picco a essere presenti lunedì in Aula.

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Richieste rimaste inascoltate. E, quindi, la rassicurazione che, alla seconda mobilitazione di oggi, ne seguirà una terza, poi una quarta... Quindi, l’invito a partecipare al consiglio comunale di lunedì pomeriggio per costringere sindaco, giunta e maggioranza a vedere i volti di chi chiede un cambio di passo deciso e quantomai necessario. L’assemblea sulla sanità pubblica convocata dal Comitato di Gorizia del Coordinamento Salute Fvg ha richiamato una folla forse minore rispetto a quella di un mese fa, ma certo disposta a togliersi qualche sassolino dalla scarpa in più.

La manifestazione ha fatto seguito alla riunione, sempre su pubblica piazza, che esattamente il 13 marzo era culminata nella salita al primo piano del Comune da parte dei rappresentanti del movimento con l’intenzione di consegnare al sindaco una lettera con la quale chiedere il suo pressing sulla Regione per uscire dalla situazione di difficoltà in cui sta versando la sanità cittadina e non solo. Il primo cittadino ha però delegato alla ricezione della missiva l’assessore al Welfare Silvana Romano che, a trenta giorni dalla consegna, non ha dato alcun cenno di risposta: e, nel frattempo, le criticità sono aumentate.

«Siamo qui oggi per comunicarvi gli esiti della manifestazione di un mese fa - così Daniela Careddu, coordinatrice  del Comitato di Gorizia - quando abbiamo consegnato una lettera con la quale chiedevamo al sindaco di attivarsi concretamente per la risoluzione di problematiche specifiche portando le nostre istanze all’attenzione del presidente della Regione, all’assessore regionale alla Salute e al direttore generale di Asugi. In particolare chiedevamo di cessare la sperimentazione degli ambulatori Asap, o almeno di spostarli verso il centro cittadino».

Appello anche a «coprire i posti vacanti con figure stabili, di ripristinare il numero massimo di assistiti previsti dalla norma abolendo la deroga che permette di arrivare a 1800 pazienti, di individuare delle forme di agevolazione nel favorire l’accettazione degli incarichi di medici di medicina generale ma anche di trovare delle soluzioni per accorciare i tempi di erogazione dei servizi e di investire maggiormente nel settore pubblico. La lettera è rimasta senza risposta e la situazione è ulteriormente peggiorata con il pensionamento di un altro medico che copriva due ambulatori in centro: al suo posto è subentrato un collega che però, per contratto, può farsi carico solo di 600 assistiti e il suo ambulatorio aprirà a Mossa».

«Il risultato è che adesso sono 4000 i cittadini rimasti scoperti, più del 10% della popolazione di Gorizia». Le parole di Careddu, vengono spesso sottolineate da applausi o segnali di delusione verso chi avrebbe potuto dare delle risposte, nella consapevolezza che «il sindaco non ha un ruolo diretto in merito alle problematiche specifiche, tuttavia egli è il rappresentante dei cittadini e il garante della loro salute e vorremmo da lui una presa di posizione pubblica e l’impegno a esercitare una pressione politica nei confronti delle istituzione competenti».

Ripresentata la lettera tramite pec, il Comitato sta adesso prendendo contatti con i consiglieri comunali per presentare una mozione trasversale capace di interessare più forze politiche possibili alla luce del fatto che il movimento è apartitico e, soprattutto, che la salute è un problema e un bene di tutta la comunità. Anche per questo, nel corso dell’incontro, sono stati distribuiti dei volantini con un “Vademecum di sopravvivenza del cittadino” riguardante le liste d’attesa e la possibilità di richiedere all’Urp un rimborso nel caso in cui , per sopperire a tempistiche del settore pubblico troppo dilatate, si debba ricorrere a visite private.

A spiegare questo aspetto invitando il pubblico a non accettare passivamente ciò che ci viene detto dal Cup è stato Adelino Adami (per informazioni dettagliate si può contattare il numero verde 800 991170, consultare il sito http://asugi.sanita.fvg.it/it/amm_trasp_asugi/allegati/liste_attesa/index.html o scrivere a coordinamentosalutefvg@gmail.com). Il medico in pensione ha inoltre specificato due problemi legati alle liste d’attesa: la mancanza di specialisti negli ospedali, necessari anche nel caso della futura apertura delle Case di Comunità, e l’assenza di un vero rapporto di continuità fra ospedale e territorio, aspetto che potrebbe portare anche a una riduzione del numero di visite specialistiche e di esami che potrebbero dunque essere più mirati.

Ad affiancare il Comitato nelle sue richieste anche Simona Liguori, Consigliere regionale e Vicepresidente della III Commissione Sanità nonché medico oncologo. «Oltre 3,5 miliardi di euro è il bilancio della Sanità della nostra regione eppure non si vedono i risultati. Ogni giorno mi batto per far sentire le voci dei fragili e mi rendo conto che chi non ha soldi sta rinunciando a curarsi perché le liste d’attesa sono troppo lunghe ma non tutti possono permettersi di rivolgersi al settore privato. Fedriga e Riccardi usano i soldi di tutti per costruirsi degli alibi: abbiamo pagato 140 mila euro un’agenzia per realizzare una consulenza il cui esito finale è che ci sono troppi posti letto negli ospedali».

«Ma la verità è che se andiamo in un qualsiasi pronto soccorso della regione troviamo barelle a tutti gli angoli, pazienti che attendono ore e anche giorni per essere ricoverati nelle varie medicine. Il risultato di questa consulenza sarà invece che verranno realizzati dei nuovi tagli: opponiamoci e combattiamo insieme, perché se il potere del palazzo tiene le porte chiuse, le persone devono invece tenere le bocche aperte».

Un ulteriore invito alla mobilitazione è giunto dal consigliere comunale Andrea Picco: «Se Maometto non va alla montagna, che la montagna vada da Maometto: lunedì pomeriggio, dalle 16.30, venite tutti in consiglio comunale e dimostrate che non potete accettare una situazione di questo tipo, con il sindaco che rimane in silenzio e dice che questo problema non lo riguarda. Se la giunta regionale fosse di uno schieramento diverso, qui in piazza ci sarebbe tutta la destra: siamo arrivati al punto che le questioni inerenti la salute sono un problema solo della sinistra».

«Non avere un medico di base significa che il sistema sta implodendo perché non funziona nonostante più della metà del bilancio regionale venga speso per la Sanità. Dobbiamo esigere che questi soldi vengano spesi bene e vengano usati per i cittadini mentre è un tema di cui in consiglio comunale non si parla se non per interrogazioni dell’opposizione: fatevi quindi vedere dentro il Palazzo perchè per Gorizia questo è un problema gravissimo» ha concluso.

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