Un proiettile per Trump, Cecilia Sala a Gradisca: «Ecco cosa cambia negli Usa»

Un proiettile per Trump, Cecilia Sala a Gradisca: «Ecco cosa cambia negli Usa»

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Un proiettile per Trump, Cecilia Sala a Gradisca: «Ecco cosa cambia negli Usa»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 16 Lug 2024
Copertina per Un proiettile per Trump, Cecilia Sala a Gradisca: «Ecco cosa cambia negli Usa»

La giornalista sarà ospite giovedì sera al Nuovo Teatro Comunale, raccontando il suo lavoro come reporter in zone di conflitto e come nasce un podcast.

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Molto probabilmente, il futuro degli Stati Uniti è stato deciso da quei pochi centimetri che hanno separato il proiettile sparato domenica dal volto di Donald Trump. L’attentato che ha ferito solo lievemente il candidato repubblicano alla Casa Bianca potrebbe essere la svolta definitiva nella corsa alle elezioni di novembre, anche perché «ora è molto difficile pensare a una sorpresa che possa superare questa». Novembre, comunque, è ancora lontano. A spiegare l’evolversi della situazione oltreoceano è Cecilia Sala, giornalista del Foglio e tra le autrici di podcast più note al pubblico italiano, attesa giovedì alle 20.45 al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca.

Sarà lei ad aprire il calendario di Onde Mediteranee. Dal 2022 conduce Stories. con il quale ha raccontato vicende direttamente dai conflitti in corso (dall’Ucraina a Israele) ma anche l’attualità in Occidente. Quasi 600 puntate che hanno spaziato su un’enorme vastità di tematiche, con le presidenziali americane che ora hanno certamente un posto ancora più rilevante. Dopo quanto accaduto in Pennsylvania, «è difficile pensare che ci sia una sorpresa a favore di Biden capace di oscurare questa» e riporta all’attenzione anche la diffusione di armi negli States, con 44 milioni di armi in mano a cittadini.

La reporter, classe 1995, guarda così a uno stato di «guerra civile latente», frutto di una «esasperazione dialettica politica sulla quale le parole di Trump hanno contribuito moltissimo». Ricorda però anche un altro caso di violenza accaduto negli Usa, nell'ottobre 2022: le martellate in testa inflitte al marito dell’ex speaker democratica della Camera Nancy Pelosi. Lui è rimasto vivo per miracolo, «ma Trump l’ha preso in giro». Ora, il tono dei discorsi dell’ex Potus «è come se fosse già presidente, parla per unire il Paese. Ma anche la scelta del suo possibile vice, JD Vance, «dimostra che la linea non è cambiata» rileva Sala.

Quest’ultimo nome è stato annunciato sul palco della Convention repubblicana di Milwaukee, ma «nessuno sapeva fino a pochi minuti prima chi sarebbe stato il vice. Vance era dato come probabile ed è uno che non lascia spazio all’ambiguità. Ha detto che aveva fatto donazioni a rioters che poi hanno assaltato il Campidoglio. Disse anche che all'epoca non avrebbe ‘tradito' Trump», ossia non avrebbe riconosciuto la sconfitta elettorale del 2018 come invece fatto dall’allora vice di Trump Mike Pence. «Ha detto anche che i matrimoni violenti dovrebbero continuare perché ci sono figli».

In questo contesto molto complesso, ci sono gli inevitabili riflessi che il voto di novembre avrà sul mondo. «Questi potrebbero essere gli ultimi sei mesi di aiuti all’Ucraina» prosegue Sala, qualora vincesse il Tycoon. «Chi vince queste elezioni cambierà tutto per gli esteri», contando che l’attuale presidente ha perso molti punti per l’atteggiamento avuto sul conflitto a Gaza: «Ci sono movimenti di democratici musulmani che hanno deciso di boicottarlo». Se già in passato Trump ha mostrato una certa sintonia con Netanyahu, i discorsi riguardo a Kiev sono cambiati nel tempo e lo stesso candidato «ha smesso di usare l’argomento dello stop agli aiuti in campagna elettorale».

Il più importante pacchetto di supporto militare da parte di Washington, peraltro, è stato votato con una maggioranza schiacciante composta sia da democratici che repubblicani. «Trump è esageratamente imprevedibile - rimarca la giornalista - e vede gli europei come un fastidio. Ma la strategia sull’Ucraina ha avuto un cambiamento linea che non è stato ancora capito a fondo e lo vedremo se vincerà le elezioni».

Sul palco di Gradisca, l’ospite parlerà anche dell’innovazione portata nel giornalismo dai podcast, strumento tanto fresco quanto antichissimo: «È un radiodramma, un contenuto narrativo che ascolti in cuffia e che non è esattamente come un programma radio in diretta». Anche il lavoro giornalistico, così, diventa un contenuto da ascoltare quando si ha un po’ di tempo e fornisce più risorse anche allo stesso corrispondente. «In trasferta l’audio mi ha aiutato molto a valorizzare quello che sentivo io, come quando ero dentro un bunker dopo un raid o in mezzo a una protesta di migliaia di persone».cold-smooth-tasty

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