Georgiano morto nel Cpr di Gradisca, l'ispettore: «Aveva subito violenze»

Georgiano morto nel Cpr di Gradisca, l'ispettore: «Aveva subito violenze»

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Georgiano morto nel Cpr di Gradisca, l'ispettore: «Aveva subito violenze»

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 27 Apr 2024
Copertina per Georgiano morto nel Cpr di Gradisca, l'ispettore: «Aveva subito violenze»

Il caso aveva suscitato una certa attenzione a livello non solo locale, tanto da indurre a intervenire sul posto anche il Garante nazionale Palma.

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Erano le 15.30 del 18 gennaio 2020 quando, a seguito di una chiamata al 112 (Nue) partita dal Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Gradisca d’Isonzo, il 37enne georgiano Vakhtang Enukidze venne dichiarato deceduto nel reparto di terapia intensiva di Gorizia. A causarne la morte, un edema polmonare e cerebrale dovuto – come confermato dai consulenti tecnici del pubblico ministero – a «un’overdose di sostanze xenobiotiche», tra cui «elementi riconducibili a eroina tagliata».

Il caso aveva suscitato una certa attenzione a livello non solo locale, tanto da indurre a intervenire sul posto, un paio di giorni dopo, anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma. Non solo. In qualità di persona offesa dal reato, il Garante si era anche costituito parte civile, facendosi rappresentare dall’avvocato Riccardo Cattarini, insieme ai familiari di Enukidze, rappresentati dall’avvocato Pietro Romeo (Foro di Reggio Calabria) nel processo per omicidio colposo a carico dell’allora direttore del Cpr, il 53enne padovano Simone Borile, e dell’operatore che era di turno al centralino della struttura nel momento del decesso, il catanese Roberto Maria La Rosa, 58 anni. I due imputati, invece, sono difesi, rispettivamente, dagli avvocati Giorgio Gargiulo e Mattia Basso, entrambi del foro di Padova.

La visita al carcere
Nel corso dell’udienza di ieri mattina, al Tribunale di Gorizia, il giudice monocratico Cristina Arban ha chiamato al banco dei testimoni l’ispettore superiore della Squadra mobile della Questura di Gorizia Luca Errico, oggi in quiescenza, ma all’epoca coordinatore delle indagini. Dall’illustrazione delle attività investigative sono emersi dettagli a dir poco incredibili relativi alle 48 ore trascorse dal georgiano nella Casa circondariale di Gorizia – in occasione dell’udienza di un processo per direttissima per resistenza a pubblico ufficiale – nei giorni immediatamente precedenti alla morte.

Afferma infatti l’ufficiale di polizia giudiziaria che il trattenuto al Cpr, «visitato dal personale sanitario del carcere nel momento del suo ingresso, alle 21 del 14 gennaio 2020, non riportava alcun segno di violenza». Al contrario, «quando venne sottoposto a nuovi controlli dal medico del Cpr – così Errico – al suo rientro, il 16 gennaio, il soggetto riportava diverse ecchimosi». Le conclusioni dell’ispettore sono inequivocabili: «Enukidze aveva subito delle violenze durante la breve permanenza nel carcere isontino».

La domanda logica che ne è conseguita, da parte del pubblico ministero Giulia Ferri Fagioli, è se siano state acquisite le registrazioni del sistema di video-sorveglianza della struttura penitenziaria. «No, quel sistema non funzionava dal primo dicembre 2019, poiché il Ministero era in ritardo nel pagamento delle fatture della ditta incaricata della sua gestione, la Md System Srl».

I sopralluoghi
È emerso anche che la stanza in cui Enukidze aveva passato la notte, poi risultatagli fatale, insieme ad altri 5 trattenuti, al momento del primo sopralluogo – avvenuto alle 17 del 18 gennaio – risultava già essere stata ripulita dal personale della struttura. Gli agenti di polizia giudiziaria intervenuti sul luogo trovarono anche il letto del georgiano deceduto rifatto con le lenzuola cambiate. Nessuno aveva pensato di sospendere le ordinarie attività di manutenzione del centro dopo il ricovero d’urgenza del trattenuto.

Il centralino
Confermata anche la funzionalità del centralino a cui sono collegate tutte le stanze del centro. Il testimone ha riferito che il 27 gennaio, una settimana dopo la morte, fu effettuata una verifica ad hoc dagli investigatori: «Alla pressione del tasto nella stanza, al centralino era risultato un flebile suono».

Il mancato rimpatrio
L’avvocato Cattarini ha infine chiesto al teste in merito a un decreto di espulsione di cui era stata predisposta l’esecuzione mesi prima del fatto. «Il 13 luglio 2019 Enukidze sarebbe già dovuto rientrare in Georgia – ricorda Errico – su un aereo di linea, ma all’ultimo momento il viaggio fu annullato perché ritenuto pericoloso imbarcarlo». Incalzato dalle domande della giudice e dei legali sulla natura di questa pericolosità, se per se stesso o per gli altri passeggeri, il teste non è stato in grado di fornire una risposta chiara.

La prossima udienza
Il processo riprenderà nel pomeriggio del prossimo 29 novembre, quando sarà sentito, sempre come testimone, un altro agente della Squadra mobile di Gorizia e probabilmente, su richiesta degli avvocati difensori, saranno visionati in aula le registrazioni video acquisite dal sistema di videosorveglianza del Cpr.

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