la celebrazione
La prima messa di don Matteo nella sua San Pier d'Isonzo, l'amore della comunità
Il giovane diventa il primo sacerdote del paese bisiaco dopo l’ordinazione di don Costantino Moratti, nel 1938. L'affetto della sua comunità.
Un lungo e caldo applauso ha concluso, questa mattina, la celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di San Pier d’Isonzo. La prima, ufficialmente, per il novello sacerdote, don Matteo Marega, nativo del paese bisiaco e classe 1996. Un percorso che, negli ultimi anni, ha visto il giovane bisiaco partire dalle prime esperienze teologiche con lo studio a Udine e arrivare all’ordinazione sacerdotale di domenica 19 maggio scorso, Solennità di Pentecoste.
Per don Matteo, insomma, si è trattato di un “tornare a casa” ed è stata l’intera comunità dell’Unità pastorale che abbraccia non solo San Pier d’Isonzo ma anche Fogliano, Polazzo e Redipuglia, ad augurargli il “buona strada”. Un augurio ripetuto dal parroco, don Giorgio Longo, dal vicario parrocchiale, don Lucio Comellato, dal sindaco, Claudio Bignolin, e, con l’applauso finale, dall’intera comunità. Presente anche il diacono Franco Baggi in servizio a Redipuglia.
Una celebrazione iniziata con lo scampanio dei campanari bisiachi che hanno voluto salutare il neosacerdote con l’antica tradizione: quindi l’ingresso, accompagnato, come per tutta la santa messa, dal coro Aesontium diretto da Ivan Portelli che ha dato ottima prova di sé eseguendo brani sacri sia in italiano che in latino di autori vari. Tra i brani, da sottolineare, anche un Agnus Dei composto proprio dal maestro Portelli.
Il saluto di don Giorgio, assieme alla consegna del regalo della parrocchia, un calice d’ulivo con patena, è stato il richiamo al servizio di don Matteo: «Solitamente il dono si dà alla fine – così don Giorgio – ma noi vogliamo dartelo subito perché ti servirà: ti servirà su tutti gli altari in cui sarai chiamato a presiedere il sacrificio divino». Don Giorgio ha ricordato come don Matteo sia il primo sacerdote di San Pier d’Isonzo dopo l’ordinazione di don Costantino Moratti, nel 1938.
«Mi hai chiesto un calice di olivo. L’hanno spedito da Betlemme, terra di Gesù. L’ulivo è simbolo di pace, di vita, di unione, speranza e fratellanza presso tutti i popoli. Che tu possa, caro Matteo, essere sempre un pastore secondo il cuore di Cristo, portando speranza, pace e amore a tutti coloro che incontrerai nella tua vita sacerdotale», così don Giorgio.
Nell’omelia, don Matteo ha voluto ribadire come «la religione come magia è la religione che ingabbia l’umanità. È la religione che Eco condanna ne Il nome della Rosa, è la religione, come quella del dio denaro, che schiavizza l’uomo. Nel Vangelo Gesù non chiede sacrifici ma misericordia, non chiede di essere servito ma si sacrifica lui stesso. Lui prega, spezza, benedice e dà il pane. Dà se stesso. La religione di Gesù è lontana dal denaro, dalla potenza, dall’orgoglio e dall’ingraziarsi il favore degli dei».
«Quando lasciamo entrare Dio dentro di noi ci lasciamo benedire, spezzare, cioè dividere e mandare nel mondo, lo facciamo però in forma volontaria – così ancora le parole di don Matteo – ma se non lo facciamo il risultato lo vediamo ogni giorno, quando bruciamo e ammazziamo tutto e tutti. Inutile parlare di infermo dopo la morte se già lo creiamo qui sulla terra. Ecco che in una giornata come quella odierna – ha concluso il novello sacerdote – ci dobbiamo ricordare che il pane e il vino che Gesù spezza sono la nostra vita, la stessa vita che è l’identità della nostra fede e della nostra religione».
Dopo la celebrazione, sentita e partecipata, con i genitori Giorgio e Malvina in prima fila assieme a sindaco e vicesindaco, il momento conviviale in oratorio. Non senza le parole di don Lucio Comellato: «Sei la testimonianza che anche a San Pier è presente lo Spirito Santo che può rinnovare il volto della nostra comunità sia civile che religiosa. Tuo papà Giorgio ha fatto carriera militare e anche tu la farai, indossando l’armatura di Dio, cingendoti i fianchi con la verità, rivestendo la corazza della giustizia, con i calzari ai piedi sempre pronto a propagare il Vangelo della pace», così don Lucio.
Al termine, dunque, la consegna di una targa da parte del Comune mentre don Giorgio, prima del momento conviviale, ha voluto rimarcare quanto contenuto nel foglio di dono del calice: una citazione, in greco antico, della Lettera agli Efesini. «Un passo importante per me – così don Matteo nel ricevere i doni – che porto nel mio cuore». Da sottolineare, in chiusura, anche la presenza del diacono Lionello Paoletti, giunto al termine della messa in quanto in servizio a Monfalcone, che ha voluto essere presente al momento di festa. Paoletti, il 19 maggio, è stato ordinato diacono permanente dall’arcivescovo Redaelli assieme a don Marega.
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