L'ex presidente Prodi 20 anni dopo quella notte a Gorizia, «siete simbolo per l'Europa»

L'ex presidente Prodi 20 anni dopo quella notte a Gorizia, «siete simbolo per l'Europa»

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L'ex presidente Prodi 20 anni dopo quella notte a Gorizia, «siete simbolo per l'Europa»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 09 Mag 2024
Copertina per L'ex presidente Prodi 20 anni dopo quella notte a Gorizia, «siete simbolo per l'Europa»

Oggi la visita dell'ex premier e presidente della Commissione, l'incontro a sorpresa con l'allora sindaco Brancati. Il ricordo della festa nel 2004.

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Si potrebbe quasi dire che Romano Prodi è di casa, qui a Gorizia. Già ospite dell’Università di Trieste l’anno scorso, insieme all’ex presidente sloveno Danilo Türk, il già presidente del Consiglio è in città per una due giorni dedicata al ventesimo anniversario dell’ingresso di Lubiana nell’Unione europea. Ieri sera è stato l’ospite d’onore nella chiesa di San Rocco per parlare del libro postumo di Demetrio Volcic (qui l’articolo di Rossana D’Ambrosio), mentre oggi è stato accolto dalle autorità nazionali a Nova Gorica.

Prima dell’arrivo oltreconfine, dove salirà anche sul palco della grande festa davanti al municipio con il presidente sloveno Robert Golob, c’è stata un’altra tappa goriziana. Il sindaco Rodolfo Ziberna ha infatti accolto il professore nella Sala Bianca, organizzando per l’occasione una carrambata con il suo predecessore Vittorio Brancati, ossia uno dei protagonisti di quel primo maggio 2004 in piazza Transalpina. Con lui e l’omologo sloveno Mirko Brulc, su quel mosaico da poco realizzato c’era lo stesso Prodi per la grande cerimonia.

All’epoca, Prodi vestiva i panni del presidente della Commissione europea. «In quel 2004 - ha ricordato l’ex sindaco - c'erano anche altri Paesi che entravano nell’Ue ma lui scelse di venire qui. Io e Brulc abbiamo approfittato di quel momento di visibilità, forse abbiamo aggiunto un mattoncino in più a quanto era stato fatto in passato». Oltre al loro ruolo, ha rimarcato quello di politici e associazioni che, nei cinquant’anni precedenti, avevano già contribuito ad aprire una breccia nel "muro" dapprima con la Jugoslavia, Slovenia poi.

Così come lo stesso Prodi, Brancati ricorda la pioggia caduta quella sera ma ha voluto raccontare soprattutto quanto accaduto già a febbraio: «Per ragioni amministrative, dovevamo togliere la rete per realizzare il mosaico. Non lo aveva organizzato ma erano arrivate persone che piangevano di gioia e brindavano. Era il segnale che cittadini volevano questo». Nel percorso verso una sempre più completa integrazione tra le due città, ha quindi esortato l’attuale primo cittadino: «No alla famosa città unica, che crea solo divisioni, ma createla con i servizi e il turismo».

A salutare l’ex capo di governo c’erano anche le direttrici di Gect e Zavod, rispettivamente Romina Kocina e Mija Lorbek, così come l’ex sottosegretario di Stato agli Esteri, Roberto Antonione. Introducendo Prodi, Ziberna ha rimarcato come «abbiamo un secolo di tragedie che hanno segnato questo confine, ma nonostante ciò lavoriamo insieme». Lo stesso Prodi ha più volte sottolineato il ruolo odierno di Gorizia e Nova Gorica in seno all’Europa, partendo dal proprio, primo ricordo della città con il confine spinato e i cavalli di Frisia alla frontiera.

«È necessario che siate simbolo d’Europa - così il professore - dicendo che qui è cambiata l’Europa. L'anno prossimo non è solo simbolico, perché qui non solo abbiamo abbattuto il confine ma anche le differenze». Guardando indietro a quell’allargamento dell’Ue nel 2004, il più ampio in una volta sola, «oggi abbiamo un quadro definitivamente positivo di quanto avvenuto. È un fatto da presentare a tutta l’Europa. È importante per il futuro, non solo nostro, dire che qui non c'è solo un compromesso ma una costituzione diversa».

Oggi, però, il trattato di Schengen è tornato a essere sospeso tra Italia e Slovenia. «Sarebbe simbolicamente bello se si tornasse a una completa apertura del confine - commenta - Non vorrei che qualche colto dovesse essere fermato al confine nell'anno della cultura. Si ritorni alla normalità, perché funzionava, ma la questione è legata ad aspetti politici che dipendono da fatti interni di altri Paesi». E mentre la polizia presidia i confini, si torna a parlare di un allargamento dell’Ue nei Balcani, a 11 anni dall’ultimo ingresso, quella della Croazia.

Dopo il 2013, infatti, Bruxelles ha perso quella spinta verso Est. Per Prodi, le cause di questo stallo sono legate anche all’arrivo della crisi del 2008: «Quando ci si divide nel momento del dolore, tutto cala. Ciò ha fatto calare anche l'Europa stessa. Era naturale che si proseguisse nell’allargamento, ma è difficile governare con una struttura nata per pochi Paesi ora che ce ne sono 27. I negoziati sono ricominciati ma si fermano per piccoli fatti elettorali interni. L’allattamento nei Balcani non comporta nessuna conseguenza negativa per l’Europa».

Nel chiudere l'incontro, Ziberna ha donato all'ospite una riproduzione della Commedia di Francesco Cossovel, raccontandogli della menomazione all'occhio che gli permise di scrivere a mano tutta l'opera in dimensioni minuscole. «Ma Gorizia è la città dei matti» ha scherzato l'ex presidente. A salutarlo anche la senatrice dem Tatjana Rojc, che ha sottolineato «l’importanza in questo percorso delle nostre minoranze, quella italiana in Slovenia e quella slovena in Italia, nella costruzione di un dialogo proficuo e duraturo che nessun becero nazionalismo potrà scalfire. Si rifletta bene prima di alzare nuovi muri tra due Paesi che hanno consolidato un rapporto di amicizia».

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