IL RICONOSCIMENTO
Premio San Giuseppe a Lorena Bressa, l'ultima calzolaia rimasta a Ronchi

Nativa di Cimolais, è l'unica artigiana della città. Lorena ha vissuto anche in Germania per lavoro. Ha imparato il mestiere dal suocero Giacomo.
È l’unico piccolo laboratorio artigianale rimasto in città. In via Verdi a Ronchi dei Legionari, la signora Lorena Bressa svolge la sua attività di calzolaia. È stata lei, ieri sera, ad essere insignita del Premio San Giuseppe – giunto alla sua 38esima edizione - dedicato agli artigiani della comunità ricordati ogni anno nel giorno della festa che celebra il patrono del lavoro. La signora Lorena è nata a Cimolais dove ha vissuto fino a 17 anni quando poi è stata costretta a migrare in Germania per lavoro. Lì, ha vissuto per sette anni facendo la gelataia. Al suo rientro in Italia, ha vissuto a Pordenone per 10 anni dove ha continuato a fare del buon gelato.
Poi è sbocciato l’amore. A Claut, Lorena ha conosciuto Fabio, quello che sarebbe diventato suo marito, faceva la guardia forestale e aveva il padre che era caligher proprio a Ronchi. Lorena si è quindi inserita nella bottega artigiana del suocero Giacomo dove ha imparato il mestiere e, ormai da 20 anni, gestisce direttamente l’attività offrendo un servizio prezioso alla cittadinanza ronchese e a quella dei paesi vicini. All’artigiana sono stati consegnati una pergamena, dei fiori e una bottiglia di olio delle terre bisiache, un segno di ringraziamento e riconoscenza da parte di tutta la città. Alla cerimonia, il presidente delle Acli Franco Miniussi ha parlato della necessaria dignità del lavoro, delle richieste di sicurezza e della formazione come valore fondamentale.
Tra i presenti anche il sindaco Mauro Benvenuto con l’assessore alle attività produttive Gianpaolo Martinelli, l’assessore alla cultura Monica Carta e quello ai lavori pubblici, Michela Lorenzon, il presidente di Confartigianato di Gorizia, Ariano Medeot e il parroco monsignor Ignazio Sudoso. Medeot ha definito il lavoro «la medicina che permette di usare cuore e capacità». Ha fatto riferimento all’importanza del consegnare un riconoscimento del genere ad una donna, «un segno sempre più importante di emancipazione che si esprime anche attraverso il mondo del lavoro».
Di passione, capacità e valori espressi dalla testimonianza lavorativa di Lorena, ha parlato il sindaco Benvenuto che ha affermato: «creatività e ingegno siano rivalutati e tornino al centro delle prospettive lavorative future». L’assessore alle attività produttive Martinelli ha ricordato l’importanza dell’acquisizione delle competenze. «I giovani esprimano la loro volontà di saper mettersi al servizio e di comprendere le esigenze specifiche dei singoli» così Martinelli. «Ringrazio mio suocero che mi ha insegnato e trasmesso tanto - commenta Lorena al termine della cerimonia – più che un mestiere, questa attività è un’arte, frutto di ingegno e logica. I giovani non la considerano praticabile, soprattutto le donne. Questo è un vero peccato».
Prima della cerimonia tenutasi nella sala Monsignor Virgulin delle Acli, nella chiesa di San Lorenzo, il parroco monsignor Sudoso ha celebrato la santa messa nella solennità di San Giuseppe durante la quale ha ricordato tutti i padri e ha invitato i fedeli a pregare per il recupero della dignità nel lavoro, una dimensione necessaria. «Giuseppe, ha costruito la sua vita plasmando le sue aspettative a quelle di Dio. Ha unito i suoi sogni a quelli più grandi. Uomo mite e giusto, testimone di fede, ha fatto della fatica nel lavoro, parte del progetto di Dio» così il sacerdote.
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