Preghiere all'ex Hardi, il Comune di Monfalcone ora ricorre al Consiglio di Stato

Preghiere all'ex Hardi, il Comune di Monfalcone ora ricorre al Consiglio di Stato

IL RICORSO

Preghiere all'ex Hardi, il Comune di Monfalcone ora ricorre al Consiglio di Stato

Di S.F. • Pubblicato il 04 Giu 2024
Copertina per Preghiere all'ex Hardi, il Comune di Monfalcone ora ricorre al Consiglio di Stato

L'amministrazione si costituisce contro la sentenza del Tar sull’uso dell’area esterna dell’ex discouno. Haq: «Noi fiduciosi, continuiamo a pregare lì».

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La giunta comunale di Monfalcone ha deciso di presentare appello al Consiglio di Stato contro la sentenza in forma semplificata del Tar Friuli Venezia Giulia, che aveva accolto il ricorso dell'associazione Baitus Salat. Questo è relativo all'ordinanza con cui il Comune aveva inibito l'uso dell'area esterna di pertinenza dell’ex discount Hardi di via Primo maggio. Nel giudizio, il Comune sarà assistito dall’avvocato Teresa Billiani, che sta seguendo anche tutto l’iter processuale riguardante la chiusura di due centri islamici per il mancato rispetto delle norme urbanistiche e della incolumità pubblica. Lo si apprende da una nota della stessa amministrazione .

«La decisione è conseguente al fatto che il Comune considera pienamente valide le motivazioni che hanno indotto a intervenire sulla struttura di via Primo Maggio – sono le parole del sindaco Anna Maria Cisint - ed è coerente con i pronunciamenti precedenti del Consiglio di Stato, che ha chiarito che non si possono utilizzare spazi come luogo di culto se non sono conformi alle altre esigenze di cui devono farsi carico i pubblici poteri in modo che ne siano assicurate le condizioni di sicurezza, ordine pubblico, di igiene e di corretto insediamento urbanistico. Nel caso degli spazi esterni dell’ex discount, peraltro, è evidente il problema di sicurezza legato alle attrezzature di cantiere esistenti».

«La stessa magistratura ha rilevato che la libertà di esercizio della religione non può di per sé giustificare una destinazione di un immobile diversa da quella stabilita in base alle norme in materia urbanistico-edilizia – ricorda il primo cittadino -e che un immobile carente dei requisiti strutturali o di zonizzazione non può essere trasformato in una moschea o in una chiesa per il culto religioso. La vicenda si colloca in un quadro più generale sulla condizione dei vari centri islamici che proliferano in Italia e che riguarda il rispetto della legalità e della sicurezza, considerata anche la mancanza di ogni garanzia e controllo su queste strutture e sulla loro gestione».

«Va rilevato che, nonostante i vari pronunciamenti in materia, il cortile dell’ex supermercato in queste settimane era stato utilizzato impropriamente e illecitamente come luogo di preghiera da parte della comunità islamica» così in chiusura Cisint. «Ne prendiamo atto» è la prima reazione di Rejaul Haq Raju, responsabile del Centro Islamico Baitus Salat. «Ho massimo rispetto del Consiglio di Stato, sono fiducioso nella legge che farà il suo corso – continua Haq – non abbiamo nessun pregiudizio in merito. Il Comune ha diritto di farlo, ora restiamo in attesa. Intanto, fino al pronunciamento, il venerdì continueremo ad utilizzare l’area esterna per pregare».

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