Polemica sugli alberi tagliati in Parco Coronini a Gorizia, risponde la Fondazione

Polemica sugli alberi tagliati in Parco Coronini a Gorizia, risponde la Fondazione

il cantiere

Polemica sugli alberi tagliati in Parco Coronini a Gorizia, risponde la Fondazione

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 13 Giu 2024
Copertina per Polemica sugli alberi tagliati in Parco Coronini a Gorizia, risponde la Fondazione

Numerose le segnalazioni di alberi abbattuti nello storico giardino, il direttore Claudio Polverino assicura e spiega: «I lavori termineranno entro l’anno».

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Inutile negarlo: l’impatto su chi transita in viale XX settembre a Gorizia è evidente. E difatti molte sono le segnalazioni apparse sui social e altrettanto quelle pervenute alla nostra redazione per denunciare quanto sta accadendo al Parco di Palazzo Coronini Cronberg, ampiamente “sfoltito” soprattutto in prossimità dell’incrocio fra il viale e la salita intitolata alla nobile famiglia goriziana. Per comprendere la situazione abbiamo parlato con Claudio Polverino, direttore della fondazione Coronini dallo scorso 3 dicembre, e con l’architetto Giulio Valentini, coordinatore del raggruppamento temporaneo di professionisti che sta lavorando nel Parco da ottobre 2023.

Questa infatti è la data di avvio dei lavori iniziati a seguito dei finanziamenti ottenuti per un bando Pnrr: la domanda, presentata l’11 febbraio 2022, corredata di un progetto realizzato da un team di professionisti, si è posizionata 47esima nella graduatoria consentendo alla Fondazione di accedere a un contributo di 1.742.000 euro. «Si tratta di un restauro di un’opera d’arte vivente, creata prima della Grande guerra e invecchiata tutta insieme, dove ci sono problemi di staticità e sicurezza consequenziali al fatto che non vi sia mai stato effettuato nessun grosso lavoro manutentivo» spiega Valentini.

Lo stesso precisa: «Già nel 2003 è iniziato uno studio preliminare sulle piante, condotto da tecnici che, albero per albero, hanno valutato le piante creando per ciascuna una sorta di biografia. Si è così visto che molta vegetazione è cresciuta dove non avrebbe dovuto e che alcuni cespugli sono cresciuti in modo esponenziale pur non rientrando nel piano originario del Parco. A questo, si è aggiunto nel 2009 un masterplan commissionato al paesaggista Eraldo Antonini dalla dottoressa Malni Pascoletti che, dopo la sistemazione della villa (il cui restauro è stato completato nel 2006, ndr), aveva compreso la necessità di mettere mano al Parco. Antonini ha quindi realizzato questo lavoro sulla sua evoluzione, inquadrandolo storicamente».

Quarantamila metri quadrati circa di verde la cui prima sistemazione è legata alla figura di Alfredo Coronini Cronberg che, ispirato dai lunghi viaggi all’estero, dal 1870 decide di sistemare e ampliare l’area circostante il palazzo. La realizzazione del Parco era un’iniziativa che si inseriva nel programma di riqualificazione urbanistica riguardante l’intera città con l’apertura, fra l’altro, della via del Ponte Nuovo, attuale viale XX settembre. A intervallare il prato e l’accurata selezione di piante messe a dimora nei decenni seguenti, numerose sono le sculture e i piccoli angoli architettonici come il belvedere con nicchie che ospitano statue di divinità e il tempietto dorico.

Sempre Valentini: «Il Parco affaccia sul viale XX settembre che è stato costruito nell’Ottocento per unire il centro alla zona di Piuma. Il Conte aveva piantato dei cespugli di tasso lungo la recinzione della villa e questi sono andati a “mangiare” gli alberi lungo il viale per cui si era creata una massa che ha finito per oscurare anche il tempietto. Abbiamo così deciso di dare priorità al viale cittadino, per restituire continuità al filare di alberi che lo contraddistinguono, per ridare visibilità al tempietto e per facilitare la manutenzione futura del parco».

Alla base dell’attuale intervento ci sono dunque il ripristino della forma originaria con annessa ripiantumazione, il tutto condotto secondo il progetto storico alla luce del masterplan di Antonini ma anche di vecchie fotografie e dipinti. Spiega il direttore: «La Soprintendenza supervisiona i lavori e li ha approvati poiché è comunque un bene con un vincolo storico-artistico. Ci sono stati grandi danni dovuti al maltempo già nel 2018, tanto che da quel momento la Fondazione ha stipulato una convenzione con il Corpo Forestale che ogni anno si impegna in lavori di manutenzione, che hanno anche permesso di entrare in contatto con il materiale, iniziando a pulire e togliendo parte della vegetazione».

La consapevolezza della Fondazione sulla situazione del Parco è quindi antecedente al presente intervento. Incalza Valentini: «Per noi era innanzitutto importante capire se tutte le piante presenti rispettassero il disegno originario. Inoltre fondamentale era avviare i lavori per il consolidamento dei muri e la ripavimentazione dei viali, anche per renderlo fruibile ai visitatori disabili, mentre stiamo rinnovando completamente l’impianto di irrigazione e illuminazione. La prospettiva non è il 2025 ma ragioniamo sulla next generation, ci siamo cioè chiesti cosa erediteranno le prossime generazioni: non possiamo lasciare alberi marci o altre piante che hanno soffocato quelle che, secondo il progetto originario, avevano ragione di restare».

«Abbiamo sentito la responsabilità di conservare un patrimonio per il futuro, non solo di avere un godimento immediato del parco e abbiamo voluto lavorare in modo da organizzare le prossime modalità di manutenzione dello stesso nel rispetto di concetti come la sicurezza, la sostenibilità e il valore artistico perché le piante non rovinassero gli elementi architettonici che sono parte fondamentale nel piano originario».

«Sicuramente – ammette il direttore Polverino – abbiamo difettato dal punto di vista della comunicazione, ma questo si spiega con i problemi legali che hanno coinvolto la Fondazione, con il mio repentino insediamento, ma anche con i tempi serrati richiesti dal bando del Pnrr. Avremmo potuto informare meglio la cittadinanza ma abbiamo comunque operato nel segno della sicurezza e del ripristino dell’originalità del Parco che ora, al suo interno, avrà un giardino della biodiversità, un’area didattica riservata alle scuole e tabelle esplicative per una fruizione più consapevole».

«I lavori termineranno necessariamente entro l’anno, nel 2025 riapriremo e nel percorso verrà reinserita anche l’area del pozzo antistante le scuderie: stiamo attendendo il dissequestro della zona, con la corte che sarà oggetto di una risistemazione. Svilupperemo anche importanti parternariati come quello con l’istituto agrario Brignoli di Gradisca: i ragazzi sono già venuti in visita ma vorremmo che diventasse un patrimonio di conoscenza».

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