Pieris inaugura il primo parco dedicato alle Vittime del Covid

Pieris inaugura il primo parco dedicato alle Vittime del Covid

La cerimonia

Pieris inaugura il primo parco dedicato alle Vittime del Covid

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 18 Mar 2022
Copertina per Pieris inaugura il primo parco dedicato alle Vittime del Covid

Il comune bisiaco ha perso, in due anni, 27 concittadini. «È un lungo percorso di memoria».

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Lo hanno raccontato in diretta, con le lacrime agli occhi, il peso sentito e trasportato dai sanitari durante il periodo Covid: loro che lo hanno vissuto sulla propria pelle hanno potuto darne testimonianza. Il dottor Marco Pellegrin, medico di base che ha operato a Pieris fino a qualche settimana fa, e l’infermiera Michela Percuzzi, ancora in servizio ma con trent’anni di lavoro alle spalle. L’occasione, stamattina, è stata l’inaugurazione dell’unico Parco dedicato alle Vittime del Covid in tutta la Regione.

“L’idea – ha raccontato il vicesindaco, Andrea Alessio – è partita da Bergamo quando abbiamo visto che lì, un anno fa, il Presidente del Consiglio dei ministri ne ha inaugurato uno”. Di concerto con il consiglio comunale, l’amministrazione ha voluto, così, ricordare le 27 persone residenti a San Canzian d’Isonzo che sono morte durante questi due anni soccombendo al virus.

A inaugurare l’area verde, situata tra Pieris e Begliano, di fronte alla cosiddetta località “Talponi”, non solo il sindaco, Claudio Fratta, e la giunta ma anche Maurizio Bon per il comune di Monfalcone ed Elena Cettul per Ronchi dei Legionari assieme ai consiglieri regionali Antonio Calligaris e Diego Moretti. A seguire i lavori non solo il vicesindaco Alessio ma anche l’architetto Valentina Pizzin e l’ingegner Federico Franz. Marilisa Trevisan ha recitato alcune poesie di stretta attualità e “denuncia sociale”, come lei stessa le ha definite: “Cant de verta”, ovvero “canto di primavera” e una sul tema della migrazione.

“Il periodo è stato molto complicato e si è tentato di fare meglio possibile assieme ai colleghi – ha raccontato il dottor Marco Pellegrin – anche se tanti non ce l’hanno fatta”. Gli ha fatto eco Michela Percuzzi che ha testimoniato di aver “visto, sentito e provato tanta sofferenza, non solo tra i pazienti in terapia intensiva ma tra i parenti che non potevano venire a trovare i propri cari, nemmeno per un ultimo saluto”. Percuzzi ha ribadito: “non mi è piaciuto l’accostamento fatto dai media nei confronti del personale sanitario come eroi, abbiamo semplicemente fatto il nostro lavoro, anche se in trincea e combattendo una guerra non facile”.

“Portavo a casa – ha proseguito Percuzzi – le lacrime delle persone ricoverate e dei loro parenti”. Un periodo che deve portare a “un sistema sanitario più giusto e predisposto all’ascolto dei cittadini”. 

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