Piazzutta torna ad accogliere la comunità slovena, «festa per tutta Gorizia»

Piazzutta torna ad accogliere la comunità slovena, «festa per tutta Gorizia»

l'inaugurazione

Piazzutta torna ad accogliere la comunità slovena, «festa per tutta Gorizia»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 18 Mag 2024
Copertina per Piazzutta torna ad accogliere la comunità slovena, «festa per tutta Gorizia»

Riaperta oggi la sede dopo un lungo lavoro di recupero, ospiterà molte associazioni e realtà slovene cittadine. Uno spazio dedicato alla cultura.

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Antiche mura hanno ripreso vita, nel secolare quartiere di Piazzutta. Come le pagine di un libro impolverato dal tempo, il vento della memoria lo ha restituito intatto, aprendolo al nostro presente. Si è svolto nella limpida mattina di sabato, alla presenza delle autorità slovene e italiane, l’inaugurazione dell’edificio restaurato di piazza Tommaseo, al numero civico 18 di Gorizia. Sotto un cielo smaltato di azzurro le due comunità si sono unite per celebrare il rifiorire dello storico edificio, simbolo di una comunità che affonda le proprie radici in seno alla storia cittadina.

Una struttura che diventa proprietà della Società cattolica della stampa agli albori del secolo scorso, quell’otto dicembre del 1908. «L’infanzia e la giovinezza si celano fra queste mura - ha voluto ricordare la storica dell’arte Verena Koršič Zorn – Mi si scalda il cuore nel vedere quest’edificio tornare a vivere, come una fenice che risorga delle sue ceneri». Nel corso degli anni le quiete stanze hanno accolto le voci dei tanti studenti di musica, come oggi è accaduto nell’incipit della celebrazione, con l’esibizione delle voci bianche del coro Emil Komel. Una giovinezza che possa essere speranza per un futuro di apertura, lo stesso cantato nella “Canzone della gioventù” della poetessa e insegnante di musica Ljubka Šorli.

«Sono davvero felice – ammette Franca Padovan, presidente della scuola Komel – Sono stata presidente dell’Unione circoli cattolici sloveni per vent’anni, per noi è un importante traguardo. La minoranza slovena e le sue associazioni troveranno in questo luogo la giusta collocazione. Ne sono estremamente fiera, per noi è una giornata di festa». Edificio che ha rappresentato un luogo di comunione di spiriti e intenti, e che ha anche accolto nelle sue stanze la tipografia Budin, o associazioni di grande levatura quali la Società Mariana, l’Associazione cattolica slovena e il Centro di educazione musicale Emil Komel.

Per il consigliere regionale Diego Bernardis, si tratta di «un appuntamento importante», grazie al quale l’inaugurazione dei nuovi locali dell’Associazione cattolica tipografica goriziana segna un punto fermo e un traguardo «non solo per l’intervento di recupero migliorativo, ma proprio perché l’edificio costituisce il polo centrale della cultura e della storia goriziana che nasce dalla Biblioteca cattolica centenaria». Il suo plauso va in primis alla Società cattolica slovena, rimarcando come si tratti di un edificio «che servirà per tutta la cittadinanza, e di cui i cittadini potranno fruire con sommo piacere».

Nella storia ormai passata, momenti difficili si sono abbattuti sulle sue mura. Durante il periodo buio del fascismo l’edificio nel 1931 passò sotto la guida di sei sacerdoti e tre laici, che s’impegnarono a restituirla una volta conclusa la dittatura. «Dopo la guerra l’edificio prese vita attraverso un turbinio di attività, caratterizzate da una visione cristiana del mondo», ricorda Koršič Zorn con commozione. Al ronzio delle macchine della stamperia dei piani inferiori, si univano i canti dei bambini e l’allegria degli spettacoli che si svolgevano durante le tradizionali feste del Natale, nella Casa dell’Immacolata benedetta nel 1949.

Il 1951 fu invece l’anno della fondazione della Società cattolica, quando il sacerdote Mirko Filej creò un’orchestra di mandolini dando così vita alla rassegna corale Cecilijanka, che lo scorso novembre ha spento ben 64 candeline nella cornice del Kulturni center Lojze Bratuž. «È una giornata di festa – ha rimarcato il primo cittadino Rodolfo Ziberna – non soltanto per la platea di persone presenti, davvero numerose, che si stringono intorno all’Associazione della comunità linguistica slovena. È la dimostrazione di un affetto, e poi il riconoscimento di un ruolo secolare mai venuto meno. E quello che ci preme è che a sottolinearlo sia stata scelta questa proprietà della minoranza, che sorge nel cuore pulsante della nostra città».

«A un minuto a piedi dal Ghetto, da Villa Coronini, dal vicino fiume Isonzo - ancora il primo cittadino -. Un luogo che appartiene ancora al centro storico, ma che allora lo era ancor di più, prima che la città si allungasse verso la stazione. È un momento di festa, in quanto avere spazi è essenziale per poter svolgere le proprie attività. Oggi non è solo una festa per la comunità slovena, ma per tutta la città». Oltre che Centro di educazione musicale sorto nel 1988 – per poi trasferirsi nel 1994 presso il Bratuž – l’edificio fu anche sede del Katoliški glas. «Il desiderio è che anche i giovani possano usare il proprio ingegno, in armonia con l’esperienza e la conoscenza dei meno giovani», auspica Koršič Zorn.

A esibirsi nel cortile interno è stato poi il coro maschile Mirko Filej, fino a cedere il passo all’intervento del presidente dell’associazione Marjan Drufovka. «Insieme alle istituzioni abbiamo avuto una visione coraggiosa – ha ribadito quest’ultimo – Siamo grati a tutti coloro che hanno sostenuto il peso di questo lavoro difficile e di responsabilità. Ci auguriamo che il nuovo centro possa svolgere la sua missione nell’interesse della comunità nazionale».

«Un momento fondamentale per la vita cittadina al di là del 2025», ha osservato l’assessore ai comuni Maurizio Negro. Anche il consigliere regionale Antonio Calligaris ha voluto manifestare la propria soddisfazione: «Riapre il simbolo della cultura slovena, cattolica e goriziana, proprio a ridosso dell’appuntamento più atteso, quello della Capitale europea della cultura. Riportare all’antico fascino questo palazzo per fornire alle associazioni della minoranza slovena una casa non è stato semplice, ma come Regione siamo lieti di aver contribuito - con due importanti stanziamenti – alla rinascita di un luogo per lungo tempo è stato punto di riferimento per la comunità intera».

«Questa casa tornerà a rappresentare la culla dei valori sloveni e cattolici, che sono quei valori di comunità indispensabili a Gorizia e all’intera regione Friuli Venezia Giulia» ha evidenziato. Prima della conclusiva benedizione del sacerdote è intervenuto il presidente delle confederazione Sso Walter Bandelj. Il quale ha voluto ribadire l’importanza di apertura e dialogo, e il carattere dell’edificio «aperto a tutti come il Narodni Dom di Trieste». Una visione di intenti che unisca le due comunità, perché «I sogni sono ammessi – evidenzia – E sono talvolta necessari».

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