l'indagine
Pesce di origine sconosciuta in un ristorante in provincia di Gorizia, sequestrati 40 kg

Al titolare del ristorante è stata contestata una violazione amministrativa, con una sanzione di 1.500 euro. Il pescato posto sotto sequestro per poi essere smaltito.
Hanno scoperto 40 chili di pescato vario, di cui 25 chili di tonno rosso, 10 chili di branzini e 5 chili di pesce spada ma senza la documentazione che ne certificasse la tracciabilità e la provenienza. Per questo, i militari della Guardia Costiera di Monfalcone, sotto il coordinamento del Centro di controllo Area pesca (Ccap) della Direzione Marittima di Trieste, hanno condotto nei giorni scorsi un'importante operazione di sequestro durante i controlli effettuati presso un ristorante situato nella provincia di Gorizia.
L’ispezione, mirata a verificare il rispetto delle normative sulla commercializzazione del pesce, ha evidenziato che il prodotto ittico in questione era privo di ogni certificazione richiesta dalle normative vigenti in materia di pesca e sicurezza alimentare. La mancanza di tracciabilità rende impossibile stabilire se il pesce provenisse da attività di pesca professionale, sollevando il sospetto che parte di esso possa essere frutto di pesca sportiva, una pratica assolutamente vietata per la successiva vendita.
Al titolare del ristorante è stata contestata una violazione amministrativa, con una sanzione di 1.500 euro. Contestualmente, tutto il pescato è stato posto sotto sequestro per il successivo smaltimento, poiché non idoneo al consumo senza le necessarie garanzie di provenienza e sicurezza igienico-sanitaria. La mancanza di tali garanzie espone infatti i consumatori a rischi, minando la fiducia nei confronti degli operatori del settore e compromettendo la trasparenza della filiera ittica.
La Guardia Costiera di Monfalcone, impegnata in controlli rigorosi e continui, sottolinea che la tracciabilità dei prodotti ittici rappresenta un requisito fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e la tutela della salute pubblica. L'assenza di certificazione potrebbe infatti implicare che il pesce provenga da fonti non autorizzate, con tutte le conseguenze igieniche e sanitarie del caso.
Le operazioni di controllo continueranno quindi in modo costante e capillare, sia nelle attività commerciali che sui punti di sbarco e nelle aree portuali, per scoraggiare ogni forma di illegalità e per assicurare che sulle tavole dei consumatori arrivi solo pesce sicuro e pienamente tracciabile. La Guardia Costiera ricorda inoltre che il regolamento vieta categoricamente la vendita del pescato derivante dalla pesca sportiva, una pratica che danneggia non solo il settore professionale, ma rappresenta anche un rischio per la salute.
L'impegno delle forze in campo mira a preservare la qualità e la legalità dell'intera filiera della pesca, nell'interesse della collettività e del rispetto delle normative vigenti.
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