L'intervista
«Per la pace serve confronto», Fabrizio Gatti parla di confine a Monfalcone

'Nato sul confine' verrà presentato domani, venerdì 22 marzo, a una platea di giovani cui ribadisce: «Siate appassionati e sperate».
«Da piccolo, in quarta elementare, avevo scoperto quanto fosse bello intervistare, avevamo un giornalino di classe…in realtà erano dei fogli appesi al muro», racconta così, con una bellissima semplicità, Fabrizio Gatti, giornalista di inchieste e reportage a livello internazionale.
Fabrizio Gatti si racconta e ci racconta, ma soprattutto ci fa vivere attraverso le sue esperienze e i suoi occhi delle storie vere e di vita…una in particolare: “Nato sul confine”, libro che verrà presentato al Festival Geografie a Monfalcone il 22 marzo alle 11.30 nello Spazio Nord di Piazza della Repubblica.
‘Nato sul confine’ parla di famiglie con i loro bambini costrette a scappare da una guerra, abbandonate in mezzo al mare. La voce narrante è di un bimbo, Mabruck, che per buona parte del viaggio è nella pancia della sua mamma e nasce sul barcone che li porta verso l’Europa.
Guerre che ci circondano, guerre con cui purtroppo conviviamo in una situazione che sta diventando sempre più complicata. «Stiamo entrando in una spirale molto pericolosa e speriamo - racconta Gatti - che la parola torni ad essere ancora un’arma vincente».
Ma come possiamo trovare la pace o forse dovremmo dire crearla in tutti i conflitti che ci circondano a partire da quello in Ucraina? «La pace va fatta da due entità, Putin ha invaso e sta massacrando civili e questa è una parte, dall’altra parte troviamo uno stato che si sta difendendo…non mi pare ci siano le condizioni», sottolinea.
La pace, un tema unico nel suo genere, che forse qualche volta ci può sembrare lontano e distante ma la pace e le azioni che comporta partono da ognuno di noi. Si parla spesso infatti di migranti provenienti da paesi in guerra, forse guardiamo solo il nostro punto di vista e non stiamo trovando una soluzione?
«La mia esperienza di vent'anni purtroppo mi convince che abbiamo buttato via tutto questo tempo in un confronto ideologico tra una parte e un’altra. Una parte che vorrebbe la totale chiusura - continua Gatti - e un'altra che vorrebbe la totale apertura. Ci siamo dimenticati di una soluzione centrale che è quella che protegge le persone e le accompagna per percorsi legali. Un viaggio accompagnato».
“Nato sul confine” nasce da un’altra esperienza raccontata nel libro Bilal. «Un'esperienza durissima e ringrazio di aver avuto la forza per farla perché mi ha permesso di vedere con i miei occhi quanto è difficile la vita quotidiana se si nasce dalla parte sbagliata o più povera del mondo», spiega ancora Gatti. «Il Friuli Venezia Giulia è una terra di partenza, spero che il mio lavoro dia la possibilità di guardare dentro di noi e dietro di noi nella nostra storia»
Con la possibilità di guardare dentro di noi e dietro di noi, Fabrizio Gatti si rivolge soprattutto ai giovani: «Non abbandonate la lettura lunga, la parola lunga, la scrittura lunga. Dedicate tempo alla riflessione, allo studio, non buttate via il vostro tempo libero. La nostra mente ha bisogno di essere alimentata e coltivata».
Gatti si racconta, spiegando come ha scelto un lavoro che non pone limiti di confine e conoscenza, ha scelto la sua passione e conclude: «Ragazzi abbiate una passione, un amore. Siate appassionati, sognate, sperate e crescete in qualcosa che vi da tanta soddisfazione».
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