Peim van der Sloot chiude il festival B#side the River, tributo all'Isonzo

Peim van der Sloot chiude il festival B#side the River, tributo all'Isonzo

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Peim van der Sloot chiude il festival B#side the River, tributo all'Isonzo

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 02 Ago 2022
Copertina per Peim van der Sloot chiude il festival B#side the River, tributo all'Isonzo

L'artista olandese ha lavorato con i più giovani per farli meditare sul proprio territorio. In autunno un'esposizione a livello regionale.

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Ultima residenza d’autore per B#Side the River Festival 2022, il cartellone che porta l’arte “a domicilio” sul territorio, e mette a contatto con il pubblico alcuni degli artisti più creativi e più amati del nostro tempo, a livello internazionale. È il caso dell’olandese Deimion “Peim” van der Sloot, l’artista multidisciplinare che si divide tra arti visive, design e performance.

Nel corso della sua carriera ha forgiato uno stile altamente riconoscibile grazie a tecniche grafiche che comprendono l’utilizzo di stickers colorati, e infondono alle sue opere un fascino “warholiano”. Durante le giornate della sua residenza in Friuli Venezia Giulia, intorno al fiume Isonzo fino al 30 luglio, van der Sloot ha realizzato un’opera inedita come sempre riflettendo su temi sociali e con la consueta capacità di mettere in discussione la concezione spazio-temporale della storia.

Roc Mentaliteit” è una sequenza di rivisitazioni di noti dipinti d’epoca in bianco e nero, sui quali l’artista sovraimprime i suoi coloratissimi sticker. Proprio questa metodologia artistica guiderà la produzione dell’opera inedita nel corso di B#Side the River Festival. Cresciuto in Sud America ma olandese di nascita, van der Sloot ha potuto confrontarsi con i lasciti della conquista coloniale e della dominazione esercitata sui nativi, concependo una tecnica espressiva che ammicca alla sensibilità neo-dada e neo-pop e che conferisce provocatorie chiavi di lettura al fenomeno di repressione e conquista armata attraverso il colore degli stickers.

I dipinti che ritraggono la società colonialista nella sua tracotanza vengono così sovrascritti con stickers dorati sugli occhi di politici e ricchi mercanti, a richiamare l’avidità che mosse alla ricerca di metalli preziosi, generando schiavitù e sfruttamento minerario; mentre gli sticker rossi nascondono i visi, presagendo l’allarme della violenza; e sticker d’argento sembrano evocare le 30 monete di Giuda: denari in nome dei quali l’individuo perse una porzione ingente della sua umanità. Grazie a colori vibranti e motivi decorativi Peim crea composizioni dal forte impatto visivo, attraverso le quali sfida costantemente se stesso e i fruitori della sua arte, che quest’estate finalmente approda nel nord-est d’Italia.

“È stata un’esperienza fantastica, i ragazzi con i quali ho lavorato durante i workshop sono stati molto creativi e stimolanti. È stato l’ultimo workshop organizzato e sono rimasto molto colpito dalla reazione dei ragazzi. Il primo giorno abbiamo effettuato una visita all’archivio storico del Consorzio Culturale del Monfalconese e abbiamo selezionato alcune fotografie realizzate nella prima metà del Novecento da un fotografo che stava raccogliendo immagini e testimonianze all’interno del territorio. Su di esse abbiamo lavorato con i bambini e i ragazzi. Io lavoro con materiali ben precisi, piccoli sticker colorati che possono essere sovrapposti e con questi sticker abbiamo lasciato lavorare e interagire i bambini”, racconta van der Sloot.

“È stato fonte d’ispirazione per me perché i bambini sono stati molto creativi nel recepire e produrre il lavoro. Io, invece, ho cercato altre fotografie che saranno la base per un altro lavoro che produrrò in Olanda e che sarà poi esposto tra settembre e ottobre qui in regione. Le fotografie che io ho scelto sono quelle del cantiere navale di Monfalcone, e con queste foto sono andato sia al museo della cantieristica che in città: prima ho visto la città dalle foto storiche, poi l’ho rivista nella realtà, ovvero come si presenta ora. Ho preso alcuni spunti che mi porterò con me e che mi serviranno per la prossima esposizione”, conclude.

Si chiude così un Festival, B#side the River, che ha visto dieci artisti internazionali ascoltare, studiare e dialogare sul e con il territorio. Un progetto che ha voluto guardare, con il filo rosso del fiume, alla storia e all’antropologia di una terra martoriata da guerre e da divisioni, unita dall’acqua di un fiume che, oggi, ancora tanto è richiesta e necessaria.

“Segni che sono importanti per la nostra storia e per il nostro vivere. Basti pensare a quanto questa porta su oriente ha caratterizzato i secoli passati, per arrivare alla contemporaneità. Anche lavorandoci abbiamo visto gli effetti dell’uomo anche su queste zone”, racconta Joshua Cesa dell’associazione giovanile IoDeposito. “Ora che l’acqua è poca ne comprendiamo la fondamentale importanza. Su questi temi dieci artisti internazionali hanno voluto indagare, intervistando la popolazione e utilizzando il loro modo di pensare per ripensare alla nostra terra portando un arricchimento diverso”, conclude Cesa.

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