le proposte
Il Pd allarga la rete dei progressisti a Monfalcone, «antidoto a veleno sparso in 8 anni»
Presentato oggi il Manifesto dei valori democratici e progressisti da parte del centrosinistra, «la città è stata strumentalizzata troppo a lungo».
«In questo momento abbiamo bisogno di un antidoto al veleno che è stato seminato negli ultimi otto anni»: è molto diretta Lucia Giurissa quando prende la parola per spiegare i motivi che hanno ispirato il Manifesto dei valori democratici e progressisti per la Monfalcone del futuro, presentato questa mattina nel bar “Carso in Corso” da alcuni dei componenti la cabina di regia che ha editato il documento.
«Ci siamo ritrovati già alla fine dello scorso anno per redigerlo perché abbiamo inteso che tutta la tensione che si stava creando in città andava a confluire nella candidatura alle elezioni europee della sindaca Cisint», prosegue la capogruppo del Pd in consiglio comunale, che comunica l’intenzione di avviare una campagna firme a sostegno del manifesto rivolto a tutti coloro che si riconoscono nelle sue idee, indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza.
Le idee di partenza
«Noi crediamo che, indipendentemente da come vadano le percentuali della Lega o il numero di preferenze della nostra sindaca, Monfalcone abbia già perso: la città è stata strumentalizzata troppo a lungo e per ricostruirla ci vorrà il triplo del tempo. Chiamiamo quindi a raccolta tutto il progressismo monfalconese: intendiamo partire dalla dignità della persona e del lavoro, dalla volontà di creare un futuro che prescinda dalla miope visione nostalgica del passato poiché la città è stata sacrificata per la propaganda e spingere oltre i limiti questa dinamica ha portato a lacerazioni profonde. Noi intendiamo invece coinvolgere più persone possibili per trasformare Monfalcone da “caso” bistrattato a livello locale e nazionale a nuovo e positivo modello per il futuro».
Le parole di Lucia Giurissa ampliano i concetti introdotti da Davide Strukelj, consigliere comunale dei Progressisti per Monfalcone: «Il Manifesto è un documento fondativo che nasce dall’attività di una cabina di regia tra il Pd e l’Associazione dei Progressisti per mettere in campo competenze, capacità e conoscenze atte ad affrontare le sfaccettature delle dinamiche economiche e sociali attualmente in essere. Ciò che sta accadendo desta molta preoccupazione e quanto stiamo vedendo va nella direzione opposta a ciò che desidereremmo per la città. Il nostro impegno deve andare nella direzione della costruzione di un modello differente di società, con le generazioni future che possano vivere in modo integrato, inclusivo e facendo della diversità un patrimonio e un valore».
Le proposte negli slogan
A sintetizzare i campi di intervento che vedono uniti Pd e progressisti è Gianfranco Pizzolito, ex sindaco e segretario del circolo monfalconese del Pd. «Il tema emergente da diversi anni, diventato impossibile da contenere negli ultimi tempi, è quello dell’immigrazione: sono convinto che, pur non essendo la preoccupazione esclusiva, su questo si giocherà l’andamento delle prossime elezioni perché è su di esso che si concentra il sentire della gente. Per tradurre in slogan alcune operazioni partirei da “basta schiavismo presso la Fincantieri” perché così non si può andare avanti: le paghe devono essere regolari per tutti, ci deve essere un protocollo di legalità che già c’era ma va ripristinato e rivitalizzato per monitorare quanto di illegale esiste nel subappalto. Inoltre Fincantieri deve promuovere direttamente dei corsi di lingue perché ne va della sicurezza sul posto di lavoro».
Tornando al tema caldo della città, Pizzolito senza remore incita a uno stop al razzismo: «L’impatto in questa città c’è ed è fortissimo: è chiaro che ci sono difficoltà ma dobbiamo capire che l’emancipazione degli stranieri e in particolare delle donne bengalesi non può avvenire se andiamo a sottolineare costantemente la diversità. L’unico modo per uscire da questo impasse è la competenza, linguistica e civica, mentre relativamente alla tensione scolastica la questione non è il numero degli allievi stranieri ma il fatto che non sappiano l’italiano. Bisogna immaginare corsi di lingua accelerati, propedeutici all’inserimento scolastico per evitare il rallentamento dell’apprendimento di tutta la classe».
La questione migratoria
Un aspetto particolare della questione è toccato da Fabio De Bello, componente della cabina di regia che ha redatto il Manifesto: «C’è una contraddizione palese fra la propaganda in atto in questi mesi a Monfalcone e le condotte del Governo che vanno in senso opposto: basti citare il decreto flussi Meloni, i precedenti incontri fra i ministri Lollobrigida e Piantedosi con la premier del Bangladesh e il patto per il talento promosso dall’Unione europea e quindi anche dall’Italia che vede cinque Paesi musulmani, con in testa il Bangladesh, avere dei rapporti privilegiati con l’Italia stessa».
«Quindi il governo nazionale - ancora il dem - sta attuando legittimamente flussi migratori dai Paesi musulmani su precise richieste del mondo dell’economia. Se parliamo poi della Regione, ancora nel precedente mandato della destra è stata promulgata la legge regionale 9 del 2023 che offre tantissime opportunità anche nel tema della scolarizzazione e in quello dell’emancipazione femminile».
Una precisazione al riguardo è giunta da Giurissa: «Mercoledì in consiglio comunale c’è stata data risposta proprio sulla legge 9 perché lo scorso anno erano aperti due canali di finanziamento, che arrivavano fino a 100mila euro, uno sulla questione del disagio giovanile nelle comunità con forte background migratorio e l’altra sulle pari opportunità per le donne migranti. L’amministrazione ha risposto di non essere stata esclusa dalle linee di finanziamento, ma di non aver proprio partecipato al bando perché non avrebbe avuto senso presentare un progetto dato che, in fin dei conti, la comunità islamica, vista come un’entità compatta e univoca, non si vuole integrare».
L’isolamento di Monfalcone e la questione del commercio
Un ulteriore tema di riflessione deve essere l’isolamento in cui si trova la città. Sempre Pizzolito: «Tensioni a livello territoriale, tensioni a livello delle partecipate: qui ci vuole una conferenza programmatica che rimetta in piedi quel contesto armonico che noi abbiamo lasciato nel mandamento. Bisogna redigere una politica urbanistica, scolastica, socio-sanitaria, dei trasporti che sia funzionale al territorio e non parcellizzata. Si parla poi delle province: se verranno rimesse, la provincia di Gorizia resterebbe sempre la più debole, ma nel caso facessimo una provincia Gorizia-Monfalcone dando l’impressione che il territorio ha piena consapevolezza degli asset e della sua forza economica allora saremmo più forti».
Altro punto di interesse riguarda il commercio: «Basta negozi degradanti: dobbiamo avere una prescrizione valida per tutti, italiani e stranieri, con un fondo perduto che dia una mano a chi voglia attuare queste prescrizioni, il tutto però previa la frequenza di un corso di formazione. Se fossimo noi al governo della città, il comune potrebbe affittare molti dei negozi che oggi sono chiusi e darli in comodato per due anni a dei giovani che abbiano idee innovative».
Su questo aspetto si sofferma anche Omar Greco, vicepresidente dell’associazione Progressisti per Monfalcone: «Come associazione, vorremmo proporre prossimamente alla città un momento di riflessione sull’argomento perché il commercio sta peggio rispetto a quando il centrosinistra ha lasciato la città e questa era una delle grandi promesse fatte dall’allora candidata sindaca. Basta andare in Camera di Commercio per vedere i numeri reali, molto peggiori di quelli di qualche anno fa».
A conclusione dell’incontro, una riflessione, sempre svolta da Greco: «Oggi ci sono pezzi di città che, a fronte di questo degradare del clima, sono disponibili a mettersi in discussione cercando un’alternativa a questo tipo di politica: oltre a tenere insieme gli alleati naturali, con l’iniziativa di oggi vogliamo far sì che il centrosinistra sia capace di parlare alle parti di popolazione che hanno sostenuto questo sindaco e ora sono in sofferenza».
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