I commenti
No moschee in locali, testo passa alla Camera e si infiamma la politica a Monfalcone
Per Cisint «si fa chiarezza sulle norme adottate dal Comune». Cauta Tubetti. Nessun commento dai Centri culturali.
C’è il via libera dalla Camera dei deputati alla proposta di legge di Fratelli d'Italia, a prima firma di Tommaso Foti, che prevede una stretta sulle sedi usate da associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto, tra questi la trasformazione in moschee e madrase di luoghi inizialmente previsti per altre destinazioni. Il via libera è arrivato con 135 sì, 112 no e 5 astenuti. Il testo passa, ora, all'esame del Senato.
Chiaro il riferimento a quanto avvenuto, e ancora in piedi per certi versi, a Monfalcone negli ultimi mesi. Sul tema il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, è tornato a ribadire come «rappresenta un risultato rilevante nella battaglia che sto portando avanti per la legalità che riguarda i centri islamici e fa chiarezza su alcune delle polemiche verso i provvedimenti adottati come Comune di Monfalcone rispetto alle modalità di utilizzo di alcune strutture come luoghi di preghiera. Viene chiarito che anche le associazioni del terzo settore non possono impiegare o trasformare i centri islamici in moschee al di fuori degli standard di sicurezza e accessibilità, tenendo conto dell’impatto sul tessuto urbano e della mancata adozione dell’intesa con lo Stato italiano previsto dalla nostra Costituzione».
Per il sindaco e candidata alle prossime elezioni per il Parlamento Europeo, è «l’ulteriore conferma di una presa di consapevolezza della necessità di intervenire sulla realtà dei centri islamici che hanno proliferato in tutta Italia, al di fuori di ogni controllo e di ogni regola. Partendo dall’esperienza locale, ho lanciato una campagna nazionale che è diventata riferimento per contrastare il processo di islamizzazione in atto nel nostro Paese, con tutti i rischi per la sicurezza che ne derivano. L’atteggiamento del Parlamento, partendo dai rappresentanti della Lega della mia regione, è la dimostrazione di una volontà di voler disciplinare, seguendo l’esempio di Monfalcone, una situazione diffusa alimentata da un Islam radicale che vuole imporre la propria cultura e i propri ordinamenti anche in Italia».
Tornando alla proposta di legge, si tratta di un testo che stabilisce come la procedura agevolata per il cambio di destinazione d’uso degli immobili del terzo settore non si applichi «alle sedi e ai locali utilizzati esclusivamente o prevalentemente dagli enti per attività di culto, che non rispettino gli standard di sicurezza e accessibilità, definiti, anche tenendo conto dell’impatto delle attività sul tessuto urbano circostante» da un decreto da varare entro 120 giorni. La possibilità resta valida per le confessioni religiose che hanno siglato intese con lo Stato italiano e tra queste non c’è la confessione di fede islamica.
Le opposizioni contestano l'incostituzionalità della proposta contro la quale hanno presentato una serie di pregiudiziali bocciate in Aula. Pd, M5s, Avs, Az e Iv contestano in particolare il fatto che la proposta sia "discriminatoria" nei confronti della religione islamica e "oscurantista".
In Aula il capogruppo di FdI e primo firmatario Foti ha difeso la propria proposta: «Esiste libertà di culto ma non una licenza di culto a prescindere. La proposta è un passo avanti verso regole minime e limiti chiari che pongano un freno alle situazioni di abusivismo che hanno permesso di utilizzare garage, capannoni, magazzini, per finalità diverse da quelle proprie". "Ma quale idea di società avete?». All'attacco la deputata Dem Ouidad Bakkali: «Noi continueremo a lavorare per tenere aperta la porta della laicità dello Stato», ha ribadito. Dai centri culturali islamici di Monfalcone, per ora, un secco no comment. Sul tema, dal Senato, commenta brevemente la senatrice Francesca Tubetti: «È qualcosa sul quale stiamo lavorando da sempre, una battaglia che abbiamo seguito da lungo tempo senza gridare "al lupo, al lupo" ma nell'impegno costante in linea col partito».
Foto d'archivio.
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