Parla Denis Godeas: «La Triestina, quei bomber e il mio futuro come allenatore»

Parla Denis Godeas: «La Triestina, quei bomber e il mio futuro come allenatore»

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Parla Denis Godeas: «La Triestina, quei bomber e il mio futuro come allenatore»

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 20 Ago 2024
Copertina per Parla Denis Godeas: «La Triestina, quei bomber e il mio futuro come allenatore»

L'Ariete di Medea guarda alla stagione della Triestina ai nastri di partenza: «I suoi tifosi hanno bisogno di entusiasmo, quest’anno possa riceverne quanto più possibile».

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Oltre 840 presenze tra professionisti e dilettanti, più di 330 reti messe a segno, miglior marcatore della storia della Triestina con ben 88 gol ed è uno dei tre giocatori, insieme ad Antonio Martorella e Marcello Diomedi, ad aver segnato in tutte le categorie del calcio italiano. Semplici dati, che danno però l’idea di ciò che ha conquistato Denis Godeas in carriera.

Originario di Medea, l’ariete Godeas ha rappresentato una vera e propria istituzione della serie B, collezionando 105 reti in campionato (più due negli spareggi di play-off e play-out), distribuite fra Messina, Bari, Mantova e, ovviamente, l’amata Triestina. Attualmente si trova al diciassettesimo posto della classifica dei migliori marcatori di sempre della serie B.

Tutto questo per inquadrare il personaggio che abbiamo raggiunto per un’intervista, parlando del suo passato, presente e futuro, ma soprattutto per discutere di calcio con una persona che ne è stato protagonista per più di venticinque anni, calcando i campi di calcio professionistici e non di tutta Italia.

Dal generale al particolare. A parte l’eccezione clamorosa, e per certi versi inaspettata, degli Europei 2021, la nazionale italiana sta facendo fatica su palcoscenici internazionali, trovandosi di volta in volta a rischiare, o non farcela proprio, a qualificarsi per partecipare ad alcuni di questi. Perché c’è una tale penuria di risultati nella nazionale maggiore? Scarso talento o mancanza di investimenti da parte dei club sui giovani italiani? Cicli storici negativi o mancanza di progetti lungimiranti di lungo corso?

Ovviamente ci sono mille variabili che concorrono a rendere la situazione quella che è. Credo che in giro oltre che poco talento ci sia anche poca gente che lo coltivi, dando poco spazio ai giovani, i quali non si formano nel modo corretto. Questi, infatti, invece di uscire dalla confort zone ed andare a giocare qualche stagione all’estero preferiscono scendere di categoria e galleggiare in qualche provincia italiana nell’attesa della “chiamata”. Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere molti settori giovanili in giro e ho potuto notare come il livello medio del talento sia decisamente diminuito, specie nel reparto offensivo. Ovviamente la nazionale maggiore non è altro che lo specchio di tutto il movimento.

Riflettendo nello specifico sul ruolo dell’attaccante è evidente come negli ultimi dieci anni manchino i bomber di una volta. Basti pensare alla sua generazione, e quindi alla nazionale del 2006, dove nel reparto offensivo c’era l’imbarazzo della scelta tra i vari Gilardino, Inzaghi, Totti, Toni, Del Piero e chi più ne ha più ne metta. Perché non ci sono più gli attaccanti italiani da 25 gol a campionato e che riescono a trascinare la nazionale nei tornei?

Secondo me c’è in generale poco materiale. Quando giocavo ad alti livelli in ogni squadra c’era qualche giocatore italiano che spiccava, specie nel settore offensivo. Il ruolo dell’attaccante è particolare perché non basta essere atleti veri, cosa che al giorno d’oggi ormai tutti lo sono. Servono invece la qualità ed il fiuto del gol e, abilità come queste, non si possono purtroppo insegnare.

Per quanto riguarda invece la tua seconda casa, la Triestina, è ai blocchi di partenza per l’inizio del campionato di Serie C. Nonostante la finestra estiva di calciomercato si chiuda venerdì 30 agosto, la società si è mossa in modo decisamente attivo sul mercato, stravolgendo di fatto il roster per prepararsi al meglio al campionato. Come vedi la situazione attuale a Trieste?

L’importante è che la società riesca a sviluppare una realtà solida e seria e questo, per fortuna, è ciò che sta avvenendo a Trieste. Da quando la proprietà è straniera c’è stato una cambiamento di vision per il futuro della squadra, creando una rosa in cui convivono moltissime lingue e stili di gioco differenti. Una vera e propria anomalia per la Serie C, visto che una volta la categoria era un banco di prova per i giovani italiani mentre al giorno d’oggi si trovano per lo più stranieri. La gente di Trieste ha bisogno di entusiasmo e mi auguro che quest’anno possa riceverne quanto più possibile dalla propria squadra.

Per quanto riguarda la sua carriera professionale, conclusasi la parentesi da allenatore a Sistiana, quali sono i prossimi obiettivi?

Fare l’allenatore mi piace e mi ci trovo bene. Nonostante lo faccia da tre anni e quindi sono ancora un bambino in questo, sono entusiasta del futuro. Credo che sia molto più difficile rispetto al fare il calciatore anche se, forse, più sfidante e stimolante. Nel prossimo futuro ho intenzione di seguire il corso da allenatore professionista a Coverciano e, poi, cogliere le opportunità che speriamo arriveranno. Io sono sempre pronto.

Foto Denis Godeas/Facebook

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