LA POSIZIONE
Parco fotovoltaico ad Aquileia: nessun via libera da Comune, Soprintendenza e Fondazione. Esposto al Ministero della Cultura
Conclusa la seconda Conferenza dei Servizi per il Progetto Fotovoltaico in località San Zili – Casa Bianca. Zorino, «la nostra contrarietà giungerà al Presidente del Consiglio».
Potrebbe alterare completamente l’ambito paesaggistico. Desta ancora preoccupazione il progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico ad Aquileia, in località San Zili-Casa Bianca, a nord-est del centro abitato. L’impianto, di potenza nominale elettrica pari a 9.989 kWp, si estenderebbe su un’ampia superficie complessiva di 210.000 metri quadrati e avrebbe una vita stimata di 30-35 anni. Per mezzo di un cavidotto interrato, l’impianto verrebbe collegato alla cabina primaria di Belvedere, con un lunghissimo tragitto di quasi sei chilometri in parte attraverso il centro abitato. Sul tema, si è infatti tenuta lunedì scorso la seconda Conferenza dei Servizi dedicata al Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale – il PAUR - per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in località San Zilli ad Aquileia che in conclusione ha approvato il progetto da parte della Regione Friuli Giulia. Tuttavia, l'efficacia del provvedimento è stata sospesa per 10 giorni. Tempo utile per gli enti che intendono presentare la propria opposizione e che hanno rappresentato il loro dissenso prima della fine del procedimento.
L’istanza di provvedimento è stata presentata a novembre 2023 dalla società Renantis Italia Srl e prevedeva l’acquisizione della Valutazione di Impatto Ambientale e l’autorizzazione unica quale titolo abilitativo alla costruzione ed esercizio dell’impianto da parte della Regione Friuli Giulia. L’impianto, di potenza nominale elettrica pari a 9.989 kWp, andrebbe ad estendersi su un’ampia superficie complessiva di 210.000 metri quadrati e avrebbe una vita stimata di 30-35 anni. Per mezzo di un cavidotto interrato, l’impianto verrebbe collegato alla cabina primaria di Belvedere, mediante un lungo tragitto di quasi sei chilometri.
L’ambito paesaggistico su cui è previsto l’impianto è quello tipico dei terreni agricoli di bonifica, che in questo settore verrebbe perciò completamente alterato. Ciò che desta molta preoccupazione è la localizzazione a ridosso della zona “cuscinetto” (buffer) del sito Unesco di Aquileia, che è stata approvata dal Comitato Internazionale per il Patrimonio Mondiale nel 2018 quale ulteriore protezione del perimetro del sito divenuto Patrimonio dell’Umanità nel 1998. La locazione scelta e il percorso del cavidotto comportano inoltre una pesante interferenza con importantissime evidenze archeologiche: nei terreni interessati passava la grande strada romana che da Aquileia portava a Trieste, lungo la quale si allineavano ricchi recinti funerari di importanti famiglie (in parte scavati nell’Ottocento) convergenti su strutture e edifici del suburbio dell’antico centro, fondato nel 181 a.C. e divenuto nona città dell’impero nel IV secolo.
In questo iter, i pareri negativi, relativi sia alla valutazione di impatto ambientale che all’autorizzazione unica, sono stati quelli del Comune e della Soprintendenza. A supporto della contrarietà anche la Fondazione Aquileia che ha presentato un importante relazione sulla proposta di aumento della buffer zone del sito Unesco sulle previsioni del Parco Archeologico. Il Comune, per tramite del sindaco Emanuele Zorino e dal dirigente Natale Guerra, ha espresso parere negativo, evidenziando in primo luogo quanto il progetto non rispetti le normative urbanistiche vigenti, poiché le Varianti al Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.) n. 17 e 21 del 2009 e 2011 identificano specificamente le aree in cui sono consentiti gli impianti fotovoltaici, escludendo quella presa in esame del progetto. In secondo luogo, l’"Area archeologica di Aquileia e la Basilica Patriarcale" è riconosciuta come di Sito Unesco con il suo eccezionale valore storico e culturale. La realizzazione dell’impianto rischia di compromettere l'unicità valoriale ufficializzata nella World Heritage List, minacciando la sua preservazione. Infine, il Piano Paesaggistico della Regione Friuli Venezia Giulia stabilisce misure di tutela per gli ambiti di rilevanza regionale, compresi i Siti Unesco.
La Soprintendenza ha espresso un parere negativo in relazione al rischio archeologico elevato e all’incompatibilità paesaggistica del progetto con il contesto culturale e naturale di Aquileia. Tra le principali criticità segnalate, vi sono l’alterazione dello skyline dominato dal campanile della Basilica Patriarcale, la mancanza di valutazione di alternative ubicate lontano dal sito UNESCO e l’inadeguatezza del progetto rispetto alle normative di tutela culturale e ambientale. L’ambito oggetto di intervento, si colloca infatti nelle immediate vicinanze di aree assoggettate alle disposizioni in materia di tutela archeologica. Inoltre il campo fotovoltaico ricade in parte nella fascia di rispetto di 500 m dall'area di Villa Raspa dichiarata di interesse archeologico con DDR del 16/12/2004 per i resti di un impianto a carattere abitativo e/o produttivo di età alto e medio-imperiale e ad un sepolcreto che occupò l’area in epoca tardo antica, a meno di 250 m dall’area della buffer zone del sito sottoposto alla tutela Unesco e a meno di 150 metri dall’area oggetto di recenti scavi, richiesti da questo Istituto, in seguito a rinvenimenti durante la prima fase della Verifica preventiva dell’interesse archeologico per la Realizzazione della pista ciclabile “Monastero”.
La Fondazione Aquileia ha ribadito con una sua relazione la contrarietà al progetto di parco fotovoltaico in quell’area. «L'approvazione a pareri prevalenti del parco fotovoltaico di Aquileia, sebbene immediatamente sospesa, non è certo l'esito che ci attendevamo - affermano il presidente della Fondazione Aquileia, Roberto Corciulo, e il direttore, Cristiano Tiussi - ribadiamo quanto abbiamo affermato alla Conferenza di Servizi, alla quale abbiamo partecipato come soggetto interessato: Aquileia è sito patrimonio dell'Umanità, e scelte come questa minacciano il mantenimento del Valore eccezionale Universale che ci è stato riconosciuto dall'Unesco, con conseguenze difficilmente prevedibili». «Pur riconoscendo l'importanza per il nostro Paese della transizione energetica, questo progetto è del tutto incompatibile con un altro interesse nazionale, insito nel compito assegnato dallo Stato e dalla Regione alla Fondazione – continuano Corciulo e Tiussi – cioè la creazione di un Parco Archeologico vivo e integrato nel tessuto urbano e sociale di Aquileia. Un parco cioè che, accanto agli aspetti archeologici, sappia coniugare al suo interno i pregevoli valori storico-urbanistici, naturalistici, rurali e idrografici che connotano i quaranta ettari di aree conferiteci dal Ministero della Cultura e acquisite nel tempo dalla Fondazione. Le motivazioni dei pareri negativi espressi dalla Soprintendenza ci trovano assolutamente concordi e quindi ne sosterremo le istanze in tutte le sedi opportune».
Ma tutto ciò non è bastato alla Regione per rivedere la sua decisione in merito alla concessione all’autorizzazione. Nonostante queste evidenti criticità, la commissione ha valutato anche gli impatti positivi del progetto, legati alla produzione di energia rinnovabile e alla riduzione delle emissioni di CO2, ritenendo che quest’ultime possano esser superate. A questo punto si è aperta una seconda fase cruciale, durante la quale Soprintendenza e Comune di Aquileia si sono confrontati con la commissione per definire le prescrizioni da impartite al progetto. Tra queste, figurano: l’esecuzione di saggi archeologici, lo svolgimento di tutte le indagini e verifiche preliminari, l’effettuazione di scavi stratigrafici areali fino allo sterile geologico e la sorveglianza continuativa durante tutte le opere di scavo. Inoltre, in caso di eventuali rinvenimenti, è prevista una variante sostanziale con la conseguente rivalutazione dell’Autorizzazione unica. Per mitigare l’impatto visivo dell’impianto e preservare il patrimonio culturale: sarà obbligatorio realizzare fasce vegetate ad alto fusto e a pronto effetto. Infine, al Comune di Aquileia dovrebbe essere riconosciuto un indennizzo compensativo, calcolato nell’importo massimo previsto dalla legge.
«Relativamente alla conclusione dell’iter - commenta il sindaco Emanuele Zorino - siamo determinati a far valere la nostra posizione e siamo sicuri che l’autorizzazione, per adesso sospesa per 10 giorni, non rappresenti l’epilogo della questione. Infatti attraverso la determinazione di conclusione della conferenza dei servizi il Comune di Aquileia quale ente preposto alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, alla tutela della salute e della pubblica incolumità dei cittadini presenterà opposizione alla realizzazione del progetto al Presidente del Consiglio dei Ministri». «Questa azione l’avevamo prevista nel caso in cui la conferenza dei servizi e la Regione si fossero espressi positivamente sul progetto – aggiunge il primo cittadino - visto che abbiano espresso in modo inequivocabile il nostro motivato dissenso da subito e nelle varie fasi del procedimento e soprattutto prima della conclusione dei lavori della conferenza dei servizi andremo avanti su questa linea con forza. Quindi siamo fiduciosi in merito a un accoglimento delle nostre istanze che vogliono tutelare il nostro territorio e la nostra grande eredità culturale.
Non mancherà un esposto al ministero competente e in tal senso si muoverà la Soprintendente Valentina Minosi, per tramite del Ministero della Cultura. Ringrazio Minosi per il grande lavoro fatto con i suoi uffici in questi mesi per tutelare il nostro grande patrimonio. Manifesteremo la contrarietà anche alla Presidenza del Consiglio». E ancora Zorino: «È importante sottolineare che il grande lavoro svolto e i pareri negativi espressi dal nostro Comune e dalla Soprintendenza, seppur ritenuti erroneamente “superabili”, hanno determinato l’imposizione di precise prescrizioni sul progetto, mirate a evitare l’impatto ambientale e a salvaguardare il patrimonio archeologico e paesaggistico. Questo rappresenta un risultato significativo, poiché riconosce l’effettiva incidenza dell’opera sul territorio. Queste prescrizioni, inoltre, assumono un ruolo fondamentale: qualora non fossero adeguatamente soddisfatte, porterebbero a compromettere la validità stessa del titolo abilitativo, rendendo nullo. Di fatto, ritengo in questo contesto impossibile realizzare tale opera».
«Pur comprendendo l’importanza cruciale delle energie rinnovabili nella transizione energetica, non possiamo accettare che progetti di questo tipo mettano a rischio un patrimonio unico al mondo – sono le parole del vicesindaco, Isaac Zampieri - questo provvedimento rappresentava una sfida complessa, in cui era essenziale bilanciare le necessità energetiche con la tutela di un luogo iscritto nella lista del patrimonio dell’umanità. Tuttavia, osserviamo con estrema contrarietà e preoccupazione come il valore del nostro patrimonio culturale e paesaggistico è stato immensamente svalutato a fronte di una eccessiva sopravalutazione delle esigenze energetiche».
Il primo cittadino Zorino sottolinea anche che questi valori fondamentali richiedono un livello di sensibilità e attenzione ben superiore a quello che le attuali normative generali per gli impianti di energia rinnovabile possono garantire. «La proposta di un ulteriore allargamento della zona buffer che stiamo portando avanti con Fondazione Aquileia testimonia la ferma volontà della comunità di Aquileia di tutelare e valorizzare ulteriormente i valori universali eccezionali che hanno condotto all'iscrizione di Aquileia nella lista Unesco». «Ribadisco con fermezza il nostro parere negativo, già ampiamente delineato nella documentazione ufficiale e formalmente comunicato dal Comune di Aquileia in precedenza. Organizzeremo nei prossimi giorni un incontro pubblico per sensibilizzare ulteriormente le coscienze» così in chiusura il sindaco.
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