Papà Gianpietro e il suo dolore a Gorizia, «i figli non ci deluderanno mai»

Papà Gianpietro e il suo dolore a Gorizia, «i figli non ci deluderanno mai»

l'intervista

Papà Gianpietro e il suo dolore a Gorizia, «i figli non ci deluderanno mai»

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 18 Ott 2023
Copertina per Papà Gianpietro e il suo dolore a Gorizia, «i figli non ci deluderanno mai»

L'autore di Ema Pesciolino Rosso incontrerà gli studenti del liceo classico e poi il pubblico a Ronchi, «voglio far arrivare un pezzo di mio figlio a chi mi ascolta».

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«Un padre che perde un figlio perde le più grandi paure che si possano avere: quella della morte, perché il mio istinto immediato sarebbe stato buttarmi anche io nel fiume, e quella del giudizio altrui». Gianpietro Ghidini (nella foto) appoggia questa riflessione al termine della nostra chiacchierata, un’intervista che avevo immaginato dolorosa ma che, in realtà, ti accarezza i pensieri. Papà Gianpietro, questo il suo nome su instagram, ha vissuto esattamente dieci anni fa la separazione da Emanuele, il figlio di sedici anni che durante una serata di festa con amici ha ceduto al «dai, prova anche tu: cosa vuoi che ti faccia?».

È bastato assaggiare un “francobollo”, una droga sintetica che ha innescato le allucinazioni capaci di accompagnarlo in prossimità di un ponte sul fiume che attraversa Gavardo, sul versante bresciano del Lago di Garda. Le acque gelide del Chiese (siamo in novembre) lo abbracciano, restituendolo solamente dieci ore più tardi, a breve distanza da dove si era lasciato cadere. Venerdì mattina Gianpietro Ghidini raggiungerà Gorizia per incontrare i ragazzi del liceo classico in un incontro loro riservato mentre la sera, alle 20.30, un secondo appuntamento lo vedrà protagonista all’auditorium Casa della cultura di Ronchi dei Legionari in una serata aperta al pubblico.

«Quando Ema se n’è andato, avevo due possibilità: buttarmi anche io nel fiume perché mi sono reso conto di quanto ho sbagliato identificando il mio obiettivo nella ricerca della felicità intesa come successo, denaro, i beni materiali. La seconda opzione mi è stata indicata due giorni dopo in sogno, dove mi sono visto raccogliere mio figlio dall’acqua: ho capito così che avrei potuto dare un senso alla mia vita e alla morte di Emanuele se avessi cercato di salvare altri ragazzi».

«Ema Pesciolino Rosso (il pesciolino è quello che Emanuele, ancora bambino, ha liberato assieme al padre proprio nel fiume Chiese per ridargli la libertà, ndr) è un’associazione che negli anni ha visto avvicinarsi molti volontari, ognuno pronto a raccontare la propria storia di vita dopo la sofferenza. Tocchiamo così diversi temi ma il filo conduttore – spiega papà Gianpietro – risiede nel desiderio di trovare un senso nel dolore. Senz’altro è una visione folle della vita, folle nel senso che si discosta dal modo comune di pensare che ci porta a voler allontanare il dolore, anche a costo di cancellarlo con le dipendenze. Per noi, invece, le difficoltà sono un’opportunità per conoscere se stessi».

Il suo approccio è diverso quando si trova a parlare con i ragazzi o con gli adulti?
I giovani restano sorpresi perché si aspettano un cazziatone sulle droghe mentre parlo soprattutto della vita e di come decideranno di affrontare il dolore quando si affaccerà alle loro esistenze: si accenderanno una canna per non sentirlo e diventeranno delle amebe o decideranno di credere nei sogni, nelle passioni e cercheranno di realizzarsi? Ai genitori invece mi rivolgo sollecitandoli a non inseguire i beni effimeri perché la loro ricerca produce ansie e preoccupazioni che poi ci portiamo a casa e se non abbiamo la pace interiore non riusciamo ad avere un dialogo con i nostri figli mentre loro devono sapere che il genitore è un porto e che è pronto a combattere con lui. Dire a un figlio “Non tradire la mia fiducia” è sbagliato perché o non farà mai nulla o combinerà qualcosa di cui non parlerà proprio per non deludere la famiglia. Dobbiamo invece far capire che i figli non ci deluderanno mai e che ci si può rialzare e andare avanti.

Lo ha capito dopo la perdita di suo figlio?
Ho compreso di non essere riuscito a trasmettere in Ema fiducia a sufficienza, non sono riuscito a fargli capire che avrei fatto di tutto per salvarlo.

Ha notato dei mutamenti nei ragazzi da quando ha iniziato le conferenze a oggi?
Mi sono reso conto che fra i giovani le canne adesso sono come le sigarette di quarant’anni fa. Nel contempo ho però visto anche tanti ragazzi che vogliono credere in un mondo nuovo, non più basato sulla legge del più forte ma sul rapporto fra le persone.

Quali sono le aspettative di chi viene a sentirla?
A volte qualcuno viene poco convinto ma poi lo vedo andarsene con gli occhi lucidi, vengono ad abbracciarmi… Il mio obiettivo è far arrivare un pezzo di Ema nel loro cuore, accendere in loro la speranza.

Quali sono i progetti dell’associazione?
Abbiamo uno spettacolo teatrale ispirato alla mia storia e abbiamo anche pubblicato una decina di libri ispirati alle storie di vita delle persone che poi hanno iniziato a collaborare con l’associazione parlando delle loro esperienze. Sta poi diventando fondamentale per noi il problema ambientale: stiamo facendo un accordo con un’azienda internazionale per portare l’elettricità nei Paesi in via di sviluppo attraverso l’installazione di un impianto fotovoltaico con batteria di accumulo su ogni casetta o capanna. Poi stiamo creando dei crediti di carbonio, cioè crediti che le nostre imprese possono usare per abbattere il debito di carbonio controbilanciando così l’impatto negativo sull’ambiente.

Crede di aver maggiormente ricevuto o dato dagli incontri con il pubblico?
Penso di essere un grande egoista perché quando cerchi di dare una storia e ricevi un abbraccio, e senti nell’altro la voglia di rinascere, di uscire da una difficoltà… È il gioco del dono: un sacerdote che conosco mi ha detto che “Donarsi è un egoismo sano”.

Immagino che tanti le chiedano dove sia riuscito a trovare la forza per superare ciò che è successo.
La forza è nell’accettare le debolezze e nell’accogliere il dolore che ti investe.

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