le posizioni
L'ordinanza del Consiglio di Stato a Monfalcone, la sinistra ribatte a Cisint
Le forze di centrosinistra chiedono iun cambio di rotta al sindaco Cisint, che ribatte alla lettera inviata a Mattarella: «Puramente propagandistica».
«Crediamo sia indispensabile evitare l’estremizzazione delle posizioni e riteniamo necessario favorire la convivenza pacifica e rispettosa di tutte le appartenenze culturali, religiose e linguistiche che vivono e lavorano a Monfalcone». Così sottolineano Enrico Bullian e Diego Moretti, consiglieri regionali rispettivamente del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg e del Partito democratico sul tema delle recenti notizie che giungono da Monfalcone. «Riteniamo corretta istituzionalmente e perfino di buon senso l’ordinanza del Consiglio di Stato tesa a garantire misure “che consentano ai credenti di potere comunque osservare le prescrizioni religiose (anche legate al periodo di Ramadan)».
La richiesta è chiara: «Tutti utilizzino parole e toni conciliabili con la volontà e il dovere di pacificare la situazione, dal momento che ora il Consiglio di Stato e, dunque, il diritto tracciano il percorso da seguire garantendo il diritto costituzionale della libertà di preghiera anche collettiva. In attesa delle valutazioni di merito del Tar sull’uso dei Centri culturali Islamici, ad oggi, questo è quanto va rispettato, perché non è più possibile porre il tema distorcendo il senso di “legalità” come fatto dalla sindaca Cisint, visto che la situazione è ben diversa da come la dipinge da mesi e la invitiamo a invertire la rotta per il bene della città che amministra: Monfalcone va “pacificata”».
Ai consiglieri regionali fa eco la segretaria provinciale del Pd, Sara Vito, che ribadisce: «Finisca la fibrillazione permanente a Monfalcone, la sindaca Cisint rispetti l’ordinanza del Consiglio di Stato e apra un dialogo istituzionale con le associazioni culturali islamiche. Ridicoli i tentativi di distorcere le disposizioni di un organo costituzionale. Continuare questo braccio di ferro strumentale serve a diventare un personaggio televisivo ma danneggia Monfalcone, nell’immagine e nella qualità della vita che va a picco», così Vito.
«Cisint ha invocato il rispetto della legge come scudo per i suoi provvedimenti e ora – chiede Vito - dia l’esempio e trovi una soluzione. È la strada che avevamo indicato ancora lo scorso dicembre, proprio per evitare il degrado e situazioni fuori controllo. Da quando è cominciata questa crociata elettorale – conclude la segretaria dem - i cittadini di Monfalcone non hanno avuto alcun beneficio».
Anche i Progressisti per Monfalcone fanno sentire la propria voce, ribadendo come «il tempo della propaganda a tutti i costi è finito. Questo sviluppo non solo mette in luce l'importanza di un dialogo costruttivo tra le Istituzioni e le comunità religiose ma sancisce anche il fondamento, per l'amministrazione comunale, di adoperarsi fattivamente per il soddisfacimento dei bisogni dei suoi cittadini, promuovendo l'integrazione e il rispetto reciproco tra persone di diverse fedi e culture.
«Il cammino indicato, dunque, segna un momento cruciale per la città di Monfalcone, che ora ha l'occasione di diventare un esempio di come le comunità possono lavorare insieme per garantire i diritti fondamentali e costruire una società più giusta e unita. La creazione di un luogo di preghiera islamico non sarà solo un traguardo per la comunità mussulmana ma dovrà costituire la prova provata che una cittadina intera non può essere ostaggio dei desideri propagandistici di una persona, ma deve essere un luogo di civiltà e inclusione, nel rispetto di tutte le regole e delle Leggi vigenti», così i Progressisti.
Nel frattempo, il sindaco Anna Cisint ha commentato la lettera inviata da alcune comunità islamiche, e tra le cui firme vi erano anche quelle di Monfalcone, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Quello che conta nella lettera delle organizzazioni musulmane al Capo dello Stato non è ciò che è stato scritto, bensì le omissioni che la rendono puramente propagandistica. Ben altro significato avrebbe avuto, anche per le vicende locali, l’assunzione esplicita dell’impegno a rispettare l’ordinamento e le leggi del nostro Stato, come previsto dalla Costituzione», tuona Cisint.
«Ciò che noi consideriamo come conquiste di civiltà giuridica, accompagnate da un sistema di garanzie e di tutele dirette a proteggere le esigenze fondamentali della persona umana, per l’Islam, se non hanno un ancoraggio nel Corano non rappresentano alcun obbligo da rispettare. Spesso i musulmani seguono principi che non possono trovare cittadinanza nelle leggi italiane, come ad esempio la concezione del matrimonio, della famiglia e della donna, che nella loro tradizione è fondata sul principio della poligamia e sulla netta prevalenza del ruolo maschile su quello femminile. La donna è tenuta sempre in condizioni subordinate, deve rimanere in casa, non può assumere decisioni sulla sorte dei figli, non può ripudiare il marito, mentre è possibile il contrario, e non può sposare un uomo di fede diversa», ribadisce il sindaco.
«Sarebbe stato importante, anche, che la presa di posizione delle organizzazioni musulmane contenesse una condanna nei confronti delle sopraffazioni che, anche a livello locale, si perpetuano nei confronti delle minorenni, costrette a subire violenze e ai matrimoni forzati combinati. Per questa ed altre ragioni non è stata approvata l’intesa prevista nella nostra Costituzione fra Stato e Islam», conclude Cisint.
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