L'omicidio Matteotti che ha cambiato l'Italia, quel crimine ricostruito a èStoria

L'omicidio Matteotti che ha cambiato l'Italia, quel crimine ricostruito a èStoria

il dibattito

L'omicidio Matteotti che ha cambiato l'Italia, quel crimine ricostruito a èStoria

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 25 Mag 2024
Copertina per L'omicidio Matteotti che ha cambiato l'Italia, quel crimine ricostruito a èStoria

La Sala storica dell'Ugg a Gorizia gremita per il dibattito tra Federico Fornaro e Mimmo Franzinelli. Il dibattito sul perché di quell'omicidio, tra affari e politica.

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Un evento che ha portato alla mitizzazione del personaggio, lasciando in un cono d’ombra l’uomo e il politico. L’omicidio Matteotti è un fatto che indubitabilmente ha segnato un discrimine nella storia d’Italia e, secondo alcuni, anche in quella del fascismo. Lo dimostra “10 giugno 1924: morte di Giacomo Matteotti”, lapidario titolo dell’incontro che ha visto confrontarsi gli storici Federico Fornaro e Mimmo Franzinelli incalzati dalle domande di Fabio Vander. La folla che questa mattina ha gremito la Sala Storica dell’Ugg a Gorzia testimonia la ferita aperta.

Ampio il dibattito che ancora suscita questo evento, inserito anch’esso nel revisionismo storico che, ha riferito il deputato Fornaro, tende a scindere il fascismo in un momento “buono” e uno “cattivo”, con una cesura rappresentata dal 1938, anno della svolta delle leggi razziali e dell’entrata in guerra dell’Italia. La vicenda di Matteotti e dei suoi rapporti con Mussolini si adatta perfettamente al tema “Date” scelto dalla presente edizione di èStoria: un susseguirsi di date è infatti quello che scandisce il momento in cui il deputato socialista troverà la morte.

A metà gennaio del 1921, racconta infatti Franzinelli, Matteotti aveva intuito le intenzioni di Mussolini che, in quel momento, aveva occupato Ferrara. Come si comprende sfogliando l’epistolario con la moglie, le sue preoccupazioni non vengono però condivise dai compagni di partito complice anche l’inettitudine della classe dirigente del periodo che trasferiva sotto una luce positiva l’avvento del nuovo partito, prospettandone la breve durata. Anzi: una fronda collaborazionista all’interno del partito socialista appoggia Mussolini mentre Matteotti, che a quel tempo si trovava a Parigi, manifesta evidente disagio alla vigilia della marcia su Roma.

Evento che, secondo Fornaro, attesta la presa di potere di un uomo «politicamente morto alle elezioni dell’immediato dopoguerra ma che in breve tempo riesce a ottenere il potere». La rivelazione di come questo potere venga ottenuto è la condanna a morte di Matteotti: il 30 maggio del 1924 denuncia alla Camera il clima di violenza e sopraffazione in cui si erano svolte le elezioni di inizio aprile. Solo pochi giorni prima, il 24 maggio, Mussolini aveva ricevuto la cittadinanza onoraria da 7.000 comuni italiani: un atto certo non spontaneo che, secondo Franzinelli, rientrava in una perfetta orchestrazione coreografica ideata dal Duce stesso dal momento che coincideva con l’anniversario dell’inizio della Prima guerra mondiale.

Da alcuni anni fra gli storici è tuttavia in corso il dibattito se il delitto Matteotti sia meramente politico o anche legato allo scoperta dello scandalo Sinclair, una vicenda di corruzione che coinvolgeva anche Arnaldo Mussolini. Fornaro e Franzinelli concordano con la primazia del motivo politico: «Indubitabile è che il regime abbia tratto vantaggio da questo omicidio che si stava preparando da tempo. Si è poi spesso parlato di un bustone bianco con cui Matteotti sarebbe uscito di casa: non sappiamo cosa vi fosse al suo interno ma di certo sappiamo che era pronto a denunciare il buco di 2 miliardi nelle casse dello Stato» afferma Fornaro.

Incalza Franzinelli: «La pista affaristica è un grosso bluff che intende inserire la vicenda sulla scia di inchieste come Mani pulite. Quello di Matteotti è assolutamente un delitto politico preparato con violenza chirurgica: già il 3 maggio del 1923 su “Il Popolo d’Italia” comparve un articolo che per il suo stile è attribuibile a Mussolini, in cui si metteva in guardia il deputato dicendo che se gli verrà spaccata la testa Matteotti non dovrà dolersene perché se la sarà cercata». Inaccettabile quindi, secondo entrambi gli storici, il revisionismo che talvolta cerca di ridisegnare la storia e nel quale rientra anche la retorica sulla figura del deputato: un uomo con i piedi ben saldi a terra, assolutamente antimilitarista e impegnato a formare i lavoratori sulle questioni politiche.

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