Il commento
Nuove province, Pettarin chiede «la più efficiente risposta per i cittadini»
L'ex deputato ribadisce la necessità di «scrollarsi di dosso le dolore incrostazioni delle guerre mondiali». Tito e Mussolini? «Nei musei!».
È della cronaca dei giorni scorsi il rinato dibattito sul ritorno delle province. A San Rocco, a Gorizia, un dibattito fruttuoso ha raccolto un’ampia partecipazione attorno a varie idee grazie al gruppo dei Visionari che ha saputo giostrarsi tra idee diverse sul tema. Tra i presenti anche l’ex deputato Guido Germano Pettarin che traccia un profilo di futuro per l’erigenda nuova provincia goriziana.
"Rinascita" delle province: la necessità è quella di dare un ente che funzioni e che faccia funzionare il territorio. Lo si potrebbe guardare diversamente dall'ex provincia ormai sciolta di Gorizia? Ampliare il territorio?
È importante focalizzarsi con attenzione sulle precedenze: il problema vero è effettivamente quello di collocare al giusto livello istituzionale il servizio che va reso ai cittadini. In altri termini: si può vestire l’indispensabile ente intermedio, chiamandola provincia o meno, come si vuole, perché il problema non è lo schema amministrativo applicabile, ma la più efficiente risposta da fornire alla esigenza di servizi da parte dei cittadini.
Detto questo: dobbiamo utilizzare la esperienza delle vecchie province come elemento di conoscenza, coscienti che cancellare le province è stato un errore e, in ciò, cancellarne la matrice elettiva è stato un errore ancora maggiore. Ma dobbiamo avere pure la coscienza che le province che avevamo avrebbero potuto funzionare meglio. Ed a ciò ora bisogna puntare: al miglior servizio. Si può pensare sia ad ampliamenti territoriali che a riduzioni territoriali. L’importante è approfondire i temi e confrontarsi a tutto tondo perché, lo ripeto, il problema non è la veste ma il contenuto.
Si parla di un ente che non sarà del tutto elettivo, sarà un problema per la rappresentatività del territorio?
Certo. Non ripristinare la elettività ed in ciò la rappresentanza democratica sarebbe un errore ed una sconfitta. Ma direi che per il FVG questo non è un pericolo. La norma costituzionale che sta percorrendo le tappe camerali necessarie prevede, correttamente, la elettività. Cosa buona e giusta. E, a proposito: nel resto d’Italia si sta lavorando alla revisione della Legge del Rio che trasformò le province in enti di secondo grado, sottraendone le elezione alla volontà popolare. Errore che ritengo grave e su cui si sta rimeditando. La democrazia costa ma sono costi irrinunciabili. Alla democrazia non si abdica: mai!
A livello di minoranze potrà essere la svolta per dare anche al friulano una cornice diversa da quella prettamente "udinese", ricordando che la Filologica è partita proprio da Gorizia?
Il Friulano merita una svolta e questa può in modo determinante far leva proprio sul territorio plurilingue di Gorizia e di GO 4.0. È riduttivo pensare ad un friulano solo udinese, anzi, farlo è un errore grave. La nostra lingua caratterizza la nostra regione ed il nostro plurilinguismo, assieme alla nostra storia ed al sistema tavolare caratterizzano e motivano tutt’oggi la autonomia della regione FVG, in particolare in momenti di autonomia differenziata. La storia della filologica friulana che nasce a Gorizia, la scienza dei friulanisti goriziani come Graziadio Isaia Ascoli e goriziani del contado come Ugo Pellis, la realtà linguistica del friulano sonziaco, lo testimoniano con determinazione. Uno dei tanti motivi per cui mi è incomprensibile il fatto che Go!2025 si sia dimenticata del friulano e del tedesco. Una grave sottovalutazione. Il nostro plurilinguismo si articola sulla storia di Gorizia e delle sue quattro lingue: il friulano, lo sloveno, il tedesco e l’italiano. Cui oggi si aggiunge l’inglese: la lingua franca mondiale. Accantonare alcune delle nostre lingue è un errore gravissimo.
Una provincia con varie anime, capoluogo sempre Gorizia? o Monfalcone ormai ha la predominanza economico-politica sul territorio?
Ricordo i tempi, risalenti, del referendum sulla provincia della montagna. Oggi nuovamente attualissima dopo l’entrata in FVG di Sappada. Monfalcone è cresciuta moltissimo ed ha dei contenuti economico industriali sorprendenti che non possono essere sottovalutati.
In questi nuovi contesti e con la conferma culturale europea della ribalta di Go!2025, io mi chiedo se per la Gorizia del futuro, la città unica europea formata da Gorizia Nova Gorica e Šempeter Vrtojba e rappresentata dal preziosissimo GECTGO, espressione vera della GO4.0, una provincia tradizionale sia un arricchimento od un appesantimento. Io credo che GO4.0 sia il laboratorio della UE del futuro ed abbia propensioni e slanci che un territorio tradizionalmente inteso non permetterebbe di sviluppare al meglio. Il mio sogno? Gorizia Futura, città aperta d’Europa, articolata sulla matrice di GECTGO espressione delle normative UE, e pronta a volare alto, altissimo, nell’interesse di tutta la nostra Regione e di tutto il Nord Est.
L'esempio delle due città, Gorizia e Nova Gorica, è unico a livello nazionale sia per l'Italia che per la Slovenia, il dialogo, anche con una rappresentanza sovra cittadina, quindi oltre le città, a livello provinciale, appunto, riuscirà a guardare al passato con occhi finalmente scevri da nazionalismi superando anche la famosa scritta "Tito" che sta facendo nuovamente parlare di sé in questi giorni, assieme alla mancata revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini?
Risposta facile: Si, ci riuscirà, ne sono certo. Si scrollerà di dosso le dolorose incrostazioni degli anni delle guerre mondiali e della guerra fredda e ricordando i duemila anni di storia comune antecedenti il 1919, userà la storia come lo strumento di conoscenza indispensabile per collocare nei musei Tito e Mussolini, comunismo e fascismo, e tornare finalmente al proprio futuro e non ripetere gli errori del passato. Si, ci riuscirà. Senza dubbio.
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