la lectio
Nord contro Sud, la guerra civile americana riletta da Marco Cappelli a Gorizia
Cappelli, che normalmente tratta di storia italiana, ha realizzato negli ultimi anni un podcast per Storytel dedicato proprio alla guerra civile negli Stati Uniti.
Tra gli appuntamenti di quest’ultima domenica di èStoria, c’è stata anche la lectio del divulgatore storico e podcaster Marco Cappelli che, presso il Trgovski Dom di Gorizia, ha introdotto nelle radici della storia americana. Il panel, dal titolo “1861-1865 Nord contro Sud: la Guerra civile americana”, ha indagato i motivi che potessero spiegare come la più importante repubblica democratica del mondo, in un momento di tumultuosa e vertiginosa crescita, ha potuto scivolare nella crisi più drammatica della propria storia, in un disastro civile che ha visto la morte di più di 600mila americani.
Cappelli, che normalmente tratta di storia italiana, ha realizzato negli ultimi anni un podcast per Storytel dedicato proprio alla guerra civile negli Stati Uniti. «L’agricoltura negli Stati Uniti nasce già in ottica capitalistica – spiega lo storico – l’obiettivo era fare prodotti per far fare soldi alla madrepatria, la Gran Bretagna. In questo, l’importazione di schiavi dal continente africano ha permesso di abbattere i costi, diventando ben presto un asset fondamentale delle società del Sud. Dopo l’iniziale concentrazione sulla coltivazione del tabacco, la produzione si è spostata in modo massiccio sul catone».
Focus, quindi, sul tema della schiavitù e su come questa veniva gestita nelle colonie americane. Il divulgatore ha evidenziato come gli schiavi fossero un vero e proprio capitale, secondo solo alla terra. Oltre al fatto che la schiavitù avesse dei connotati specificatamente capitalistici, un altro fattore tipico è la questione razziale. L’ultima peculiarità del sistema schiavistico americano è l’auto riproducibilità di esso, anche dopo il blocco della tratta del 1808.
«Il ruolo del governo federale prima della guerra civile era molto più debole rispetto ad oggi – ha specificato Cappelli – anche il presidente era visto come un mero esecutore del Congresso, ma sicuramente non nel modo in cui questo ruolo viene concepito oggi. In tutto questo la Costituzione ha sancito ufficialmente che gli schiavi contavano per tre quinti di un cittadino libero, depotenziando molto gli stati del Sud al Congresso. Proprio per questo nei primi anni di vita degli Usa l’equilibrio tra stati del Nord (antischiavisti) e quelli del Sud (schiavisti) è stato oggetto di un’attenzione maniacale, cercando di preservare lo status quo».
Con l’espansione americana dei primi decenni del 1800 ci si chiedeva se i nuovi stati fossero schiavisti o meno. Col compromesso del Missouri si definisce una linea ideale che definisse ufficialmente quali stati, una volta occupati dai coloni, saranno schiavisti o meno. «Negli anni il sistema cambia ancora, lasciando libertà di referendum ai nuovi territori sul tema della schiavitù – continua Cappelli – e con questo le tensioni interne si acuiscono drammaticamente, arrivando al cosiddetto “Bleeding Kansas”. Da questa crisi iniziale nasce il Partito Repubblicano, che si aggiunge ai precedenti Whigs e democratici, il cui obiettivo principale è limitare la schiavitù nei nuovi territori. Nel 1860 si arriva, infine, alle elezioni decisive, le quali sono diventate le più importanti della storia degli Stati Uniti».
A queste elezioni i repubblicani candidano il futuro presidente Lincoln, il quale non si propone all’elettorato come un fervente antischiavista ma possiede un animo più moderato e conciliatore. Questo vince le elezioni con meno del 40% dei voti, diventando immediatamente molto divisivo e controverso e ispirando alcuni stati del Sud a votare per una secessione. L’Unione inizia quindi a disfarsi. «Il Sud, perciò, ha già deciso che la soluzione definitiva doveva essere per via militare e, assediando la base unionista di Fort Sumter, dichiara guerra al Nord – continua – si apre così una guerra tragica e drammatica che ha spaccato in due gli Stati Uniti».
In tutto questo subentra il contesto internazionale nel conflitto, visto che il Sud cercò fin da subito ad allearsi con le grandi potenze dell’epoca, la Francia e l’Inghilterra. La prima, guidata da Napoleone III, non può intervenire senza l’appoggio della seconda, la quale nonostante fosse divisa in diverse correnti interne rispetto all’idea dell’entrata nel conflitto, sceglie di essere neutrale. Lincoln, in tutto ciò, capisce che deve posizionarsi e dare una svolta politica di tipo abolizionista rispetto al tema della schiavitù.
«Questa svolta del 1963 cambia completamente le carte in tavola rispetto al conflitto – conclude Cappelli – facendo ribellare gli stessi schiavi del Sud. Da questo momento in poi la guerra è decisa e, visto l’inerzia industriale del Nord, sia la Francia che l’Inghilterra decidono di rimanere neutrali ed estranei alla guerra. Questo evento bellico rappresenta, quindi, una fase importante dell’andamento storico della più importante democrazia esistente».
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