Il nome di Busato nel reparto di Cure palliative, 7mila prestazioni a Gorizia

Il nome di Busato nel reparto di Cure palliative, 7mila prestazioni a Gorizia

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Il nome di Busato nel reparto di Cure palliative, 7mila prestazioni a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Apr 2023
Copertina per Il nome di Busato nel reparto di Cure palliative, 7mila prestazioni a Gorizia

L'ambulatorio intitolato al medico scomparso lo scorso agosto, seguiti più di 450 nuovi pazienti ogni anno in ospedale.

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L’ospedale di Gorizia ricorda uno dei professionisti che ha rappresentato a lungo un’eccellenza per la medicina locale, pioniere delle cure per la Terapia del dolore. Da oggi, il nome di Giannino Busato accoglierà tutte le persone - sanitari e pazienti - che passeranno per l’ambulatorio del San Giovanni di Dio al secondo piano, nato proprio dal lavoro del dottore pioniere delle cure palliative. Questa mattina, la targa a lui intitolata è stata svelata dalla moglie Sonia, anch’essa medico e insieme a lui nello studio.

La targa ribattezza così l’ambulatorio della Terapia del dolore, che deve al professionista natio di Casier, in provincia di Treviso, la sua costituzione. Oggi, sono 450 i nuovi pazienti assistiti direttamente e altri 200 a domicilio: “Il dolore è trattato in due maniere diverse - spiega il responsabile della struttura semplice, Corrado Thomann -: esistono le cure palliative domiciliari e la struttura ospedaliera che tratta per lo più patologie benigne, che sono la maggior parte. Qui eseguiamo delle procedure più con anestesia”.

Tra queste si contano l’ozonoterapia, le terapie laser, l’uso di cannabis terapeutica e molto altro. La provenienza è prettamente regionale, passando nel tempo da una prevalenza oncologica a una richiesta più estesa a diversi tipi di dolore. “Riusciamo a fare più di 450 nuove visite e altrettanti controlli all’anno. Purtroppo il dolore rimane cronico. Arriviamo a settemila prestazioni all’anno in totale”. Attualmente, l’ambulatorio riguarda solo l’Area Alto Isontino, mentre su Monfalcone esiste anche l’hospice, oggi assente a Gorizia.

Questo è già inserito nel progetto della nuova Casa di cura, prevista negli spazi dell’ex sanatorio di via Vittorio Veneto, insieme al servizio di cure palliative domiciliare. Per la terapia del dolore “ci siamo resi disponibili - precisa Thomann - ma al momento sembra che rimarremo incardinati in ospedale, ma per la nostra natura anestesiologica”. Per quanto riguarda gli interventi a casa, sono 200 le persone aiutate nell’Alto Isontino: “Non sono solo oncologici - così Laura Redivo, dirigente medico della struttura - ma anche persone con patologie croniche”.

Per quest’ultimo servizio, si contano due medici e due infermieri per la zona di Gorizia, operativi dal lunedì al venerdì. Attivo anche l’ambulatorio dedicato presso l’Oncologia, una volta a settimana, mentre a Monfalcone si contano anche sette posti letto hospice nella Rsa. Una struttura diramata che, come sottolineato nel corso degli interventi, ha proprio Busato come perno centrale per la sua creazione. A ricordarlo anche l’assessore comunale al welfare e presidente dell’Ambito socio-assistenziale, Silvana Romano.

“Un grazie per tutta la famiglia e a tutti gli operatori sanitari del reparto, eccellenza non solo di Gorizia ma di tutto il Friuli Venezia Giulia”. Il medico, scomparso lo scorso agosto, ha legato la propria vita anche all’impegno volontaristico con la onlus Medici con l’Africa Cuamm, realtà con più di 70 anni e che oggi conta una ventina di soci in regione: “Giannino è stato uno dei primi - il ricordo del vicepresidente Andrea Borgato - partendo dapprima da solo e poi raggiunto da sua moglie. Uno dei primi a testimoniare da laico”.

Un impegno, quello verso il Continente nero, rimasto sempre vivo anche una volta trasferito in riva all’Isonzo. A elogiare il ricordo del professionista c’era anche Roberta Chersevani, luminare triestina della radiologia: “Ho avuto la fortuna di lavorare con lui e seguirlo nel tempo. Era un vero mediatore tra salute e dignità”. Prima di lui, infatti, l’aspetto del dolore era poco considerato dalla medicina, come rilevato dal direttore di Asugi, Antonio Poggiana. “Ha saputo guardare oltre l’usuale e percorrere altre strade” così Adelino Adami.

L’ex chirurgo ha anche rimarcato il suo "interessamento per la medicina transfrontaliera, non era però un illuso”. Prendendo spunto dal suo lavoro, il medico in pensione ha quindi auspicato che “sulle criticità bisogna fare tutti un esame di coscienza”: dai cittadini agli amministratori, passando per i politici. Infine, il ricordo affettuoso della moglie Sonia, accompagnata da figli e nipoti: “Giannino era schivo, non amava complimenti, ma sono convinto che ovunque sia ora si senta onorato per essere ricordato per quanto ha fatto”.

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