Le neomamme si raccontano a Gorizia, «desiderio alla soglia dei 50 anni»

Le neomamme si raccontano a Gorizia, «desiderio alla soglia dei 50 anni»

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Le neomamme si raccontano a Gorizia, «desiderio alla soglia dei 50 anni»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 25 Lug 2023
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Medici, amministratori e neomamme ieri a confronto a Sant'Anna. Gorizia ha perso 9mila abitanti in 40 anni, i numeri sulla denatalità.

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«Una goccia di vita scappata al nulla. Me ne stavo lì con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi». Questo l’incipit della “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci. In principio è soltanto un fruscio lieve. Quasi il palpito segreto di una piuma nel ventre. Un puntino luminoso sperduto nell’universo: quello che ciascuno di noi è stato dentro sua madre, perpetuando l’umanità. S’una tematica di tale portata si è svolta lunedì sera la tavola rotonda “Essere madri oggi”, presso la parrocchia Sant’Anna di Gorizia.

Incentrato sul tema della maternità e organizzato da Asugi, l’incontro è stato anticipato dal belly painting a cura dell’associazione Gli amici del Quaiat. Le cui sapienti mani hanno decorato con colori atossici il ventre delle mamme ormai prossime al parto, e realizzato quadretti con l’impronta dei piccoli. «Nel contesto della festa di Sant’Anna, protettrice delle partorienti, vogliamo presentare il servizio sul nostro territorio: lo staff di Asugi e il centro Aiuto alla Vita», ha preso la parola don Nicola Ban. Un incontro improvvisamente interrotto dalla mancanza di corrente elettrica per il violento temporale abbattutosi sulla città.

Ripreso per una ventina di minuti a luci spente e senza microfono, in un’atmosfera ancora più raccolta, mentre i neonati dormivano fra le braccia delle neomamme. A moderare la tavola rotonda la giornalista Selina Trevisan, che ha approfondito il lungo percorso della maternità insieme alle ostetriche e alle mamme presenti. «Gorizia è l’unico capoluogo dentro i parametri di Lisbona – ha evidenziato l’assessore al Welfare Silvana Romano. Perché riusciamo a coprire i servizi di asilo nido per il 29%, anche se c’è una forte diminuzione delle nascite». Dal canto suo, Silvana Radaelli, vicepresidente del centro di Aiuto alla Vita, ha commentato come «il nostro servizio è di aiuto a tutte le tipologie di maternità, anche quelle difficili».

«Se negli anni Ottanta e Novanta le difficoltà erano dovute più che altro a marginalità, dagli anni Novanta è iniziata l’assistenza alle madri extracomunitarie. Negli ultimi quarant’anni la natalità è calata, non solo per le motivazioni relative all’aborto, ma soprattutto per l’avvento della pillola del giorno dopo e dei cinque giorni dopo. La denatalità ha molte cause. Una di queste è la diminuzione del numero di donne in età fertile. Un periodo che comprende una fascia d’età molto ampia, dai 14 ai 49 anni, ma dove solo nella fascia compresa fra 30 e 49 anni possiamo ritrovare donne in grado di desiderare una gravidanza».

Un desiderio che spesso si scontra con una realtà diversa da quella interiore: «Molte donne lo desiderano, ma alcune difficoltà, principalmente economiche, non lo consentono. Inoltre – prosegue Radaelli, rispetto al maschio, devono affrontare il problema lavorativo», con una gravidanza spesso incompatibile con le esigenze di lavoro. Così che si tende a posticipare, e spesso quante desiderano una gravidanza «sono donne sulla soglia dei 45-49 anni». Tutto ciò ha importanti ricadute sul tessuto sociale, nonché economico e valoriale.

«Ci vuole una politica a larga gittata, altrimenti fra dieci o quindi anni avremo un vuoto di natalità significativo, con un rapporto fra nati e anziani completamente sbilanciato, e il welfare in crisi. La politica deve avere uno sguardo a lunga gittata», ha ribadito Radaelli. Anche in considerazione della percentuale di natalità: 1,3% a Gorizia, a fronte dell’1,5% della media nazionale. Mentre il direttore di Ostetricia e Ginecologia Pierino Boschian ha voluto sottolineare come in città ci siano «tanti nuclei familiari con molti figli e tanti nuclei familiari senza figli». Un problema, quello della denatalità, che «nasce dal passato e trova soluzione solo nel futuro», ha osservato Massimiliano Boschin, docente dell’università di Venezia che si occupa di cultura e comunicazione.

È il 1981, quando la popolazione di Gorizia inizia a diminuire. «Fra il 1981 e 2021 Gorizia ha perso 9000 abitanti, il 25% della popolazione – ha aggiunto. Probabilmente perché è un territorio poco attrattivo per costruire una famiglia. Nel 2021 Gorizia perde 355 persone. Come compensa le perdite? Con i flussi migratori. Commistioni culturali in cui crescere bambini diventa complesso. Il dato interessante è che il 10% degli immigrati è di origine straniera, in particolare dell’Est Europa, con una fascia d’età compresa fra 30 e 49 anni». Un calo demografico che non è solo una questione economica, ma soprattutto culturale.

A questo proposito, citando Zygmunt Bauman e il concetto di modernità liquida, Boschin ha spiegato come non vi siano più certezze e sia più difficile pensare al futuro. Il peso delle responsabilità spesso rappresenta un ostacolo insormontabile nella nascita di una famiglia e nella decisione di mettere al mondo dei figli. A seguire sono intervenute le ostetriche, fra cui la dottoressa Roberta Giornelli, che ha ricordato come il reparto stia «implementando il preconcezionale, in aggiunta ai corsi di accompagnamento alla nascita e ai corsi in piscina», con un’attenzione particolare al momento successivo al parto e al rientro a casa.

A condividere la propria esperienza di mamme, Irene La Ganga, con la piccola Noemi di appena due mesi fra le braccia, e Maida Visintin, con Anita. «Ostetriche fantastiche e preparate – ha esordito Irene, Io ho partorito al Burlo, ma il “percorso nascita” è stato fondamentale, sia per affrontare il travaglio sia per le fasi successive. A Gorizia ho seguito il corso in piscina e il corso preparto, ed è stato molto utile. Continuiamo a vederci e ad avere i gruppi whatsapp, che è fondamentale». Un’assistenza che prosegue a posteriori: per affrontare il rischio di depressione post partum e coadiuvare l’allattamento al seno.

L’ostetrica Antonella Del Sordi ha raccontato come dopo la chiusura del punto nascita di Gorizia abbia deciso di aiutare le donne direttamente presso il loro domicilio, pur lavorando nel reparto di Monfalcone. “Factum est”, scrive Testori. Il mistero si è fatto carne. È il miracolo di ogni vita che si ripete, grazie anche alla forza delle ostetriche e al coraggio delle donne.

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