Nello Scavo dialoga con i ragazzi a Grado: «Mosca debole, Putin non è al sicuro»

Nello Scavo dialoga con i ragazzi a Grado: «Mosca debole, Putin non è al sicuro»

LA SERATA

Nello Scavo dialoga con i ragazzi a Grado: «Mosca debole, Putin non è al sicuro»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 28 Giu 2023
Copertina per Nello Scavo dialoga con i ragazzi a Grado: «Mosca debole, Putin non è al sicuro»

L’incontro, il secondo della Festa di Avvenire, ha permesso di ragionare su 'Europa tra conflitti e migrazioni. I giovani, tra paura e accoglienza'.

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“Le guerre sono sempre molto complicate. Vi invito a diffidare da chi dice di avere delle risposte pronte in tasca”. Sono le prime parole che ha pronunciato ieri sera a Grado Nello Scavo, giornalista e inviato di Avvenire che ha dialogato con due giovani delle nostre terre. L’incontro è stato inserito nell’ambito della Festa di Avvenire, per la seconda volta sull’Isola, e ha permesso di ragionare su “Europa tra conflitti e migrazioni. I giovani, tra paura e accoglienza”. A dialogare nella Basilica di Sante’Eufemia con Scavo sono stati due giovani universitari, il nostro collaboratore Mattia Zucco, di Cormons, e Marco Rivolt, di Capriva.

Si è partiti dalla stretta attualità, sulle conseguenze che porterà la ribellione delle truppe della Wagner contro Putin. Uno scenario molto complesso perché “La Russia è un mistero – commenta l’inviato – e per parlare di questo bisogna saper mettere in connessione i fatti, non stare dietro una scrivania e dal proprio pc veder scorrere le notizie delle agenzie di stampa aspettando che tutto passi. Siamo indubbiamente di fronte ad un indebolimento del sistema di potere di Mosca, ma questo vuol dire anche che Putin non è più al sicuro e questo per lui è un problema. Ci vorrà del tempo per capire la portata di questi fatti. Intanto la corte penale dell’Aja cerca lo zar russo che sembra ormai più fragile. “Al momento – spiega Scavo – la Federazione Russa vive forti turbolenze e il logorarsi della situazione si sente”.

Per l’inviato le ricadute che si verificheranno sullo scenario internazionale saranno due. La prima, rappresentata dalla missione a Mosca del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi che medierà e lavorerà per ottenere la restituzione dei bambini e lo scambio dei prigionieri. La seconda, riguarda la scadenza del prossimo 17 luglio cioè quella per l’accordo della Via del Grano. Il secondo tema affrontato ha riguardato gli sbagli europei e gli atteggiamenti avuti rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia. Il relatore ha raccontato della rete di affari economici sporchi e della crescita ingiustificata di molti fatturati che si muovono dietro alla “Terza guerra mondiale a pezzi” tra paesi come Ucraina, Federazione Russa, Libia e Siria.

“Il giornalismo su questo deve confrontarsi, deve puntare su nuove sfide – argomenta Scavo – deve scegliere i racconti di approfondimento, deve farsi delle domande e mettere in interconnessione i fatti. Il professionista dell’informazione deve ricevere il sostegno dei lettori e non concentrare la propria azione comunicativa sul potere”. L’informazione giornalistica vive una fase di difficoltà con lettori disattenti e un mondo giovanile superficiale. Su questo aspetto l’inviato della testata cattolica ha fatto riferimento alla questione del ritorno economico non immediato del giornalismo.

“L’Italia è un Paese che sostiene poco l’editoria – afferma Scavo – intanto dilaga l’analfabetismo funzionale che è una triste realtà. Il giornalismo però è e deve essere competenza”. Un valore che in qualche modo va plasmato allo stile della testata per cui si lavora. “Deve essere poco umile col potere, ma molto umile con i colleghi e i superiori” commenta Nello. La conversazione ha toccato punti come il sensazionalismo definito “il veleno del giornalismo” e le motivazioni che hanno spinto l’ospite della serata a scegliere la professione.

“Spero sempre di poter scrivere che la guerra finisca” questo il sogno di Scavo che però si è dimostrato ben conscio che i conflitti dureranno ancora, che i dolori delle guerre non potranno essere silenziati e che, soprattutto, anche i torti subiti durante le migrazioni dovranno poter trovare giustizia per arrivare alla pace.

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